X-Men: Gold #7, copertina di Ken LashleyPochi X-Men sono passati dal trauma di perdere i poteri: gli esempi storicamente più celebri sono Tempesta, a causa di un’invenzione di Forge, e Wolverine, che in diverse occasioni è stato privato del suo fattore rigenerante o addirittura del suo scheletro di adamantio.

Nell’era ResurrXion, tocca a un altro beniamino dei lettori affrontare questa ordalia: nel numero #7 della serie, realizzato da Marc Guggenheim e Ken Lashley, è Peter Rasputin – alias Colosso – a subire la drammatica perdita della sua forma metallica a seguito di uno scontro con una versione iper-evoluta delle Sentinelle, in grado di controllare sciami di naniti. Prima che la minaccia fosse sventata da Rachel Grey, ora nota come Prestige, i naniti hanno purtroppo fatto in tempo ad assalire Colosso e a manipolare la sua struttura genetica.

E così, l’ultimo numero di X-Men: Gold ci mostra un Colosso esclusivamente in forma umana, coperto di tagli e lividi, incapace di assumere la sua forma corazzata. La buona notizia è che Colosso non è completamente privo di poteri: la sua forza e la sua resistenza sono rimaste immutate; l’incapacità di assumere una forma d’acciaio lo priva però di quell’invulnerabilità ai danni che ne faceva il baluardo e la prima linea di difesa per tutta la squadra, oltre che del suo elemento caratteristico.

Ora, ogni colpo subito potrebbe risultare letale per Peter Rasputin, una conseguenza che Guggenheim pare voler portare fino in fondo in tempi brevi, chiudendo lo stesso numero #7 con un Colosso in fin di vita. Preludio a un nuovo lutto o semplice “fase di introspezione” e di ricerca di riscatto, come è accaduto agli X-colleghi più celebri che lo hanno preceduto su questa via?

La risposta nei prossimi numeri di X-Men: Gold.

 

TUTTO SU X-MEN: GOLD – LEGGI ANCHE:

 

 

Fonte: Comic Book