Vi abbiamo parlato, in questi giorni di attesa per l’uscita del film Spider-Man: Homecoming, di Spider-Man: Basta bullismo!, albo in cui Panini Comics ha raccolto tre storie dell’Uomo Ragno sul tema. Per saperne di più sull’iniziativa, a sostegno dell’associazione MaBasta, che si occupa di operazioni di contrasto del bullismo nelle scuole, vi rimandiamo a questo link.

Qui, vi proponiamo invece una breve intervista a Marco M. Lupoi, direttore Publishing del gruppo Panini, che ha parlato con noi del rapporto strettissimo del personaggio di Peter Parker con il tema del bullismo. Ringraziamo lui e tutto il suo staff per la disponibilità e la gentilezza.

 

Nessuno meglio di te, Marco, per spiegare quanto Spider-Man sia sin dalla sua genesi un simbolo delle vittime del bullismo, dacché Stan Lee decise di creare il primo supereroe adolescente del fumetto americano, che, in più, era sostanzialmente un nerd, un perdente.

Amazing Fantasy #15, di Stan Lee e Steve DiktoSì, sostanzialmente il concetto stesso di nerd, di topo di biblioteca, di carta da parati alle feste è il modo in cui ci viene presentato Peter Parker nella sua primissima storia. Si vede il protagonista al liceo, snobbato, insultato, preso in giro e oggetto di scherzi e di scherno da parte dei suoi compagni di scuola. Un ragazzo con gli occhiali, timido, che viene da una famiglia più complicata rispetto alle altre, a cui piace molto la scienza e non ha dimestichezza con le ragazze. In pratica un predestinato a quello che all’epoca non era chiamato bullismo, ma era la stessa cosa.

Quindi l’idea di base stessa dell’Uomo Ragno è quella di un imbranato che si crea una seconda vita come supereroe dopo aver acquisito i poteri. Le due dimensioni vivranno sempre parallelamente, senza scomparire assolutamente, nelle prime fasi. C’è da ricordare che la Marvel, appunto, fu la prima a dar vita a un personaggio così giovane, la cui storia era così incentrata sulla vita da liceo. C’era stato, è vero, Superboy, assieme ai Teen Titans, ma la vita sociale scolastica non era così centrale. E non erano dei nuovi protagonisti, ma delle versioni giovanili o dei sidekick di altri personaggi.

Come sottolineano alcune storie di questo albo, Spider-Man: Basta bullismo!, è cambiata l’estetica della vittima, nell’immaginario collettivo e, per reazione, nei fumetti americani. Peter era, all’epoca, l’epitome del nerd, con gli occhiali, magro e scarno, debole. Nella prima storia, scritta da Gerry Duggan, c’è invece un ragazzino di colore, magari un po’ sovrappeso, che con Peter condivide semmai la personalità e gli interessi.

Spider-Man: Basta Bullismo, copertina di Paul RenaudÈ ovvio che la sensibilità di una storia degli anni Sessanta non è la stessa del 2017. A partire dal fatto che la Marvel è stata la prima ad inserire qualche personaggio di colore e poi di origine asiatica nelle sue storie, ma all’epoca tutte le vicende avevano per protagonisti invariabilmente dei bianchi. Nei decenni che sono seguiti si è aperto un mondo e l’Universo Marvel è diventato un vero e proprio specchio di quello reale, con la varietà di etnie, di aspetti fisici e di culture che lo popolano. Si è passati a questa grande diversità, a questo grande realismo che ha influenzato ogni genere di storia.

Probabilmente, ad essere cambiata è soprattutto un’altra componente. Nelle storie di Lee e Ditko, il povero Peter era sì oggetto di persecuzione dei suoi compagni, ma c’era sempre una certa leggerezza, anche nel risultato delle loro azioni. Peter riusciva sempre a schivarli, a non presentarsi, a mediare, a scansare i guai peggiori stupendo e sbalordendo i suoi persecutori, anche con l’uso dei suoi poteri. Oggi, forse perché il bullismo è passato da una certa persecuzione psicologica a un fenomeno che spinge al suicidio e all’autolesionismo, non si riesce più a parlarne in quei termini o solo in quei termini.

Oggi si è perso ogni limite, rispetto ad allora, quando tutto era probabilmente più moderato. Ed ecco la tolleranza zero. Anche le scuole, oggi, sono molto attive e si lavora per stroncare sul nascere questi fenomeni, con grandi opere di prevenzione e di formazione. Il gruppo MaBasta, che noi supportiamo all’interno di questo albo, che nasce da un liceo pugliese, fa un lavoro straordinario e molto attento.

Tra l’altro si possono notare dei paralleli anche tra le primissime storie del Ragno e un altro tema sottolineato in questo volumetto. In ben due storie dell’albo, infatti, si parla del pericolo di passare da bullizzato a bullo. 

Certo. La vittima diventa spesso carnefice, anche perché molto spesso il bullismo ha alla base delle esperienze di sopruso psicologico e fisico. Flash Thompson, il principale persecutore del pavido Parker, nel corso degli anni ha rivelato ai lettori di essere figlio di un alcolizzato di un violenza, e nascondeva le insicurezze dovute a questo trauma dietro una facciata di prepotenza e cattiveria gratuita.

Mi vengono in mente due elementi da aggiungere. Se Peter, dopo l’acquisizione dei suoi poteri, non è diventato un vero e proprio bullo, è comunque diventato prepotente, spocchioso. Una colpa che ha scontato nel peggiore dei modi con la morte di Zio Ben. Da lì in poi, invece, ha dato prova del fatto che il suo principale potere è la forza di volontà, che dimostra ogni volta che una sfida è sovradimensionata rispetto ai suoi poteri. Cosa che storicamente è accaduta spessissimo e ha dato vita a momenti memorabili. Ecco, forse è proprio la forza di volontà l’arma che serve alla vittima per salvarsi dal bullismo e dalle sue nefaste conseguenze.

Peter non diventa un bullo, ma effettivamente si sfoga delle sue frustrazioni. Immagina di essere un ragazzino gracile e maltrattato che improvvisamente ha tutta quella forza, quella velocità, quell’abilità. Non è una cosa da poco e, per reazione, è chiaro che tu voglia provare uno sfogo iniziale. Impara la responsabilità nel peggiore dei modi, e lì nasce un nuovo Uomo Ragno, che impara ad essere un eroe nel senso più pieno del termine. Diventa una persona che si prende le proprie responsabilità e si mette attivamente ad aiutare chi ne ha bisogno, diventando come dicevi un esempio di quel che serve per reagire e delle qualità migliori delle persone.

Tra l’altro il personaggio si è prestato spesso a cause benefiche, anche nel rapporto con i più giovani. Mi viene in mente quella famosa storia in cui rivela la propria identità a un ragazzino malato terminale, non ricordo se di leucemia o di cancro…

Il ragazzo che collezionava l’Uomo Ragno. Stiamo preparando una riedizione molto carina di quella storia che uscirà nel prossimo futuro. Il fatto è che, da un lato, è il personaggio di bandiera della Marvel, dall’altro riesce a parlare a lettori di tutte le età proprio perché è nato come un adolescente. Quindi si presta benissimo a farsi portatore di messaggi sociali e di interesse pubblico che interessano anche ai più giovani, ma non solo. Penso a tutta la saga di Il Bambino Dentro, che abbiamo recentemente ristampato, come a un manifesto evidentissimo di questa capacità del personaggio di raccontare tante storie con rivolti umani ed etici importanti.

Gli Americani, del resto, sono sempre bravissimi a disfarsi delle loro inibizioni, a fregarsene di rischiare un po’ nella banalità o nel cliché, se ci sono di mezzo queste cause benefiche. Spider-Man: Basta bullismo è un po’ così, con il coraggio di essere naif per arrivare dritti al punto e parlare anche all’infanzia o alla primissima adolescenza. Nel nostro Fumetto io vedo invece un po’ più di ritegno. C’è un po’ una lezione che dobbiamo imparare?

È vero che al di là dell’Oceano sono molto bravi e, quando devono scrivere per una buona causa, non si fanno remore ad essere molto didascalici, molto drammatici e anche melodrammatici, però non sono sicuro che il fumetto italiano esuli da questo atteggiamento. Semmai, non parla molto spesso di questi temi. Ma quando lo fa sa essere molto efficace. Penso a tutte le storie di Ken Parker in cui gli autori hanno saputo toccare temi sociali, anche molto pesanti, con grandissima sensibilità. Resta vero che gli autori del fumetto popolare gira un po’ da altre parti, ma capita di frequente che anche i fumetti Bonelli, ad esempio, tocchino temi con stile e contenuto molto sul punto.

 

Avengers: No More Bullying cover B