A metà degli anni ’50, Hergé legge un articolo di giornale che racconta della tratta degli schiavi in corso nel mondo arabo, dove gli africani in pellegrinaggio alla Mecca venivano venduti durante il viaggio. Coke in stock è proprio il nome in codice con cui ci si riferiva agli schiavi trasportati clandestinamente, adottato dall’autore per la diciannovesima storia a fumetti di Tintin, impegnato nella sua ultima grande avventura marittima.
Il reporter belga, accompagnato da Milou e dal Capitano Haddock, viaggia fino al Kemed, fittizio Stato mediorientale dov’è stato fatto prigioniero l’emiro Ben Kalish Ezab, padre del pestifero Abdallah. Dopo aver scoperto un traffico clandestino di aerei bellici, in cui è coinvolto il generale Alcazar, i protagonisti sono costretti a un atterraggio di fortuna su una spiaggia sperduta, al quale segue un attraversamento del deserto a cavallo e un salvataggio in mare a bordo di una zattera: una vera e propria odissea con mezzi di fo...
Coke in stock porta Tintin, Milou e Haddock sulle tracce di un traffico di aerei bellici
È necessario attenersi alla netiquette, alla community infatti si richiede l’automoderazione: non sono ammessi insulti, commenti off topic, flame. Si prega di segnalare i commenti che violano la netiquette, BAD si riserva di intervenire con la cancellazione o il ban definitivo.