Nel corso di Napoli Comicon 2017 abbiamo avuto la possibilità di intervistare Dario Sicchio e Lorenzo Magalotti, autori di Walter dice:crime story recentemente pubblicata in edizione Director’s Cut da Magic Press. Dopo aver fatto il suo esordio come protagonista del webcomic, Walter ha conquistato tutti con la sua natura calma e pacifica, dietro alla quale si nasconde un anima nera senza eguali.

Ringraziamo sentitamente lo staff di Magic Press per l’occasione concessaci.

 

Salve, ragazzi e benvenuti su BadComics.it! Cominciamo con te, Dario.

Magalotti – Ecco, lo sapevo! Sceneggiatori casta.

Sicchio – Eh, che vuoi fare…

Dicevamo, Dario: torniamo alle origini di questa graphic novel. Quali sono state le ispirazioni, interne ed esterne al mondo del fumetto, che vi hanno aiutato nella realizzazione di Walter dice:?

Walter dice: - Director's Cut, copertina di Lorenzo MagalottiSicchio – La storia è nata dalla volontà di collaborare con Lorenzo. Ci siamo conosciuti circa un anno e mezzo fa, a entrambi piacevano i rispettivi lavori e quando si è palesata la possibilità di lavorare insieme, ho subito pensato di realizzare una bella commedia nera.

Magalotti – Ah. Non perché ero bello?

Sicchio – Sì, sicuramente. Dicevo, volevo realizzare una commedia nera, qualcosa di grottesco che facesse ridere, ma senza elementi comici. Noi diciamo sempre che è una commedia nera che fa ridere solo me.

Magalotti – La dici sempre con la stessa espressione, questa cosa. Si vede che ci credi veramente.

Sicchio – Ho scritto questa storia pensando allo stile di Lorenzo, al contrasto tra il suo tratto non realistico e personale che all’improvviso esplode in scene molto sgradevoli. Le influenze per Walter dice: vanno ricercate soprattutto nel Cinema, non nel Fumetto. E questa cosa è strana se pensi che io sono un lettore compulsivo di fumetti. Volevo realizzare un’opera che fosse permeata di un umorismo simile a quello dei fratelli Coen: freddo, distaccato, quasi crudele. L’unico paragone in campo fumettistico che mi viene – e ho anche un po’ di vergogna a dirlo – e quello con Garth Ennis, ma in una maniera più composta.

Durante la lettura mi è capitato spesso di vedere in Walter alcuni atteggiamenti di Walter White, protagonista della serie TV Breaking Bad, un personaggio che tende a interiorizzare molto, salvo poi esplodere all’improvviso.

Walter dice: - Director's Cut, anteprima 03Magalotti – Anche il nome del protagonista è lo stesso, se ci pensi.

Sicchio – Walter è stato un personaggio molto strano da tratteggiare, perché mentre scrivevo la sceneggiatura mi rendevo conto di quanto fosse assimilabile ad altre figure a cui non avevo pensato inizialmente. Prendi l’esempio di Walter White, protagonista di una serie che entrambi guardiamo, ma a cui non abbiamo mai attinto. O addirittura – e questa è un situazione paradossale – l’abbigliamento così anonimo di Walter, che ricorda quello di Michael Douglas in Un Giorno di Ordinaria Follia, storico film che nessuno dei due aveva mai visto.

Walter è un personaggio che, a dispetto del titolo, parla pochissimo. Di lui non sai niente.  Questo è il fulcro del fumetto: chi è lui? Perché fa quello che fa? È una vittima o un mostro che ha cercato solo un pretesto? E il character design che ha creato Lorenzo è perfetto, dà quell’illusione di conoscerlo. Lo vedi e dici: “Io so chi è”.

Magalotti – In realtà il design è molto banale. Lo guardi e pensi a quanto sia noioso come personaggio.

Sicchio – Dall’aspetto riesci già inserirlo in una categoria umana ben definita. Il tutto, ovviamente, viene poi smontato dalla storia.

Magalotti – Dal punto di vista grafico ho cercato di stereotiparlo quanto più possibile. La classica camicia a mezze maniche da impiegato sfigato anni ’90, la cintura portata ad altezza ascellare… Ho cercato di rendere molto chiara la sua banalità, nella caratterizzazione del personaggio.

Uno degli aspetti che colpiscono di più è sicuramente quello artistico, il grande lavoro che hai svolto sperimentando inquadrature e colorazioni, ottenendo risultati decisamente interessanti. Lorenzo, ci vuoi parlare della selezione di queste splendide tavole?

Walter dice: - Director's Cut, anteprima 01Magalotti – Credo di aver fatto un’operazione abbastanza ruffiana, ma che alla fine è risultata molto apprezzata da tutti i lettori. Io non nasco come colorista, ma so colorare in digitale. Non mi viene naturale, ma se studio diverse soluzioni riesco a ottenere un buon risultato finale.

Siccome non potevo permettermi un colorista professionista, trattandosi di un webcomic, ho cercato la maniera migliore per rendere la storia di Dario, e mi è venuta l’idea di colorare ogni ambiente e personaggio legato alla vita di Walter con una tinta differente. Molti ci hanno visto dei riferimenti, tipo il verde per la tranquillità o l’arancione per il pericolo, ma posso dire che la scelta è stata del tutto casuale, o comunque nata inconsciamente.

Credo che in un fumetto la narrazione sia la componente più importante, così ho preferito concentrarmi maggiormente sulle inquadrature, affinché potessero raccontare al meglio i momenti della storia.

Sicchio – Questo approccio così semplice, inoltre, dava anche l’idea di suddivisione in obiettivi, ideale per rendere a livello visivo la mente analitica di Walter. Gli oggetti cardine, invece, sono rossi, quasi come se la sua mente non smettesse mai di pensare al piano.

Lorenzo, hai apportato delle modifiche nel passaggio dal formato digitale a quello cartaceo?

Magalotti – Sì, alcuni piccoli adeguamenti sono stati fatti. Ci sono scene che per forza di cose dovevamo realizzare in grigio. A quel punto abbiamo preferito giocare con questi contrasti nella versione cartacea, con la presenza di alcuni elementi colorati e altri completamente in grigio.

Tornando sulle tavole, dopo aver maturato un’esperienza importante in precedenza, abbiamo deciso di giocare meglio con alcune soluzioni che in questo nuovo formato funzionano davvero bene.

Il tema di questa edizione del Comicon è il rapporto tra Fumetto e Web. Walter dice: nasce come webcomic per poi diventare un libro.

Magalotti – Sì, ma non lo diciamo alla gente, altrimenti non si comprano il libro.

Giusto! Scherzi a parte: qual è il vostro rapporto con Internet e come credete che la rete abbia influenzato il mondo del Fumetto? Chiedo in particolare a te, Dario, che tramite Wilder stai vivendo l’esperienza di una casa editrice digitale pubblicando un fumetto in questo formato, Black Rock. 

Sicchio – Il nostro rapporto con il Web è sicuramente positivo, visto che siamo nati proprio in questa dimensione. E lo abbiamo fatto in una maniera che oggi può sembrare strana per chi invece è alla ricerca del fenomeno del Web. Noi, come altri autori, abbiamo utilizzato questa piattaforma per raccontare un tipo di storia che – sia per il nostro status di principianti, sia per il genere – non sarebbe stata facile da proporre a un editore.

Black Rock, copertina di Jacopo Vanni e Francesco SegalaQuesto è anche il principio sul quale poggia Wilder, dove con Jacopo Paliaga e French Carlomagno ho voluto applicare un’ottica di palinsesto, programmazione e selezione editoriale di questi contenuti.

Abbiamo scoperto che il pubblico esiste, è un pubblico ricettivo, che apprezza, che partecipa alla vita della casa editrice. Il Web è diventato ormai un passaggio obbligatorio per la gavetta di ogni giovane autore.

Magalotti – È un esempio che ho già utilizzato poco tempo fa. Diciamo che il Web, oggi, rappresenta un po’ quello che l’Editoriale Aurea era per i giovani autori dieci o quindici anni fa. Molti fumettisti della generazione precedente alla nostra sono passati per quelle pagine prima di approdare alla Sergio Bonelli Editore o ad case editrici americane o francesi. Ovviamente le condizioni economiche sono diverse, il mio vuole essere solo un esempio per descrivere il passaggio di stadio, dagli esordi a quella che poi è un’affermazione professionale.

Sicchio – La cosa sicuramente positiva è la possibilità di realizzare un contenuto così come lo hai in testa, senza la difficoltà di doverlo spiegare o farlo recepire a un editore convenzionale.

Penso proprio al caso di Black Rock, proprio in virtù delle atmosfere peculiari e della particolare gestione ritmica della narrazione. Il Web offre la possibilità di realizzare un contenuto in tutti i suoi aspetti: è una sfida per un giovane autore. Non si ricava molto in termini economici, ma il riscontro con il pubblico c’è e alla lunga porta i suoi frutti.

Dario, puoi parlare ai nostri lettori anche della tua esperienza su Black Rock, magari facendo un parallelo con quella su Walter dice:?

Sicchio – La speranza è che con Black Rock io riesca a mantenere sempre il pieno controllo su quello che voglio realizzare. La sostanziale differenza è che su Walter dice: volevo partire da un’idea infinitamente semplice per poi arrivare in maniera progressiva a una situazione complessa. Partire con una storia bidimensionale, perfettamente riconoscibile, che poi arriva a qualcosa di più ambiguo rispetto al suo punto di partenza.

Con Black Rock, invece, il processo è inverso. Si parte in medias res, in un contesto arcano e misterioso, con personaggi avvezzi a quella dimensione – la loro quotidianità – per poi far comprendere al lettore cosa stia succedendo.

Avremo un sequel di Walter dice:?

Sicchio – Paradossalmente la risposta è sia sì che no. No, perché Walter dice: è una storia che finisce e non avrebbe senso continuarla. Significherebbe prendere un personaggio e inserirlo in un contesto dove avrebbe poco da fare o dire. Ma io e Lorenzo non abbiamo ancora finito di lavorare insieme su questa tematica, sulla vendetta, sulla moralità di certi personaggi in certi contesti. Stiamo lavorando a quello che può essere definito un seguito tematico.

Magalotti – La cosa bella è che Dario lo vedi così, bello pacioccone, ma poi tira fuori delle cose così violente…

Sicchio – Sì, possiamo dire che la cosa a cui stiamo lavorando è probabilmente la storia più cattiva che abbiamo mai fatto.

Lorenzo Magalotti, Pasquale Gennarelli e Dario Sicchio