Nella cornice di Napoli Comicon 2017 abbiamo avuto il piacere di intervistare Davide Reviati, autore della graphic novel Sputa tre volte, pubblicata da Coconino Press. L’incontro è avvenuto poche ore prima della cerimonia dei Premi Micheluzzi, durante la quale Reviati ha vinto come Miglior Sceneggiatore.

Ringraziamo sentitamente lo staff Coconino Press per l’occasione concessaci.

 

Ciao, Davide e benvenuto su BadComics.it. Ci parli della tua ultima opera, “Sputa tre volte”, uscita diversi mesi fa per Coconino Press e candidata come Miglior Fumetto ai Premi Micheluzzi?

Raccontare un libro in poche frasi è molto difficile. Noi autori impieghiamo molto tempo per regalargli un po’ di complessità e sintetizzare diventa sicuramente difficile. Posso dirti che si tratta di un’opera che parla della vita, in modo molto generico e sincero. Sincero non in quanto aderente a una realtà cronachistica, ma nella reinvenzione di quella realtà. Cerco di farlo raccontando una serie di piccole storie che alla fine – spero – compongano una grande storia, quella che viene definita con la “S” maiuscola.

Anche in questo lavoro hai scelto di ambientare le tue storie in provincia, avvicinando “Sputa tre volte” alla tua precedente graphic novel, “Morti di sonno”. Cosa rappresenta per te la provincia?

Ho sempre vissuto in provincia, mi ha formato in quanto uomo e in quanto artista. Ha condizionato la mia vita e anche le mie scelte. Tieni presente che la realtà della provincia è spesso molto opprimente, quindi se parliamo di influenza sul mio percorso artistico è stata sicuramente nefasta! [ride].

La provincia tende a risucchiarti verso il basso, e anche le eccellenze tendono a essere rapportate a una dimensione più piccola qual è quella provinciale. Per me, però, rappresenta anche un grande osservatorio sulla realtà, si riesce a vedere in maniera più nitida i temi fondamentali della nostra vita.

Sputa tre volte

Tu e Gipi avete affrontato tematiche molto simili. In questo percorso artistico che vi vede vicini, senti anche tu la necessità di sperimentare nuove soluzioni narrative o credi di non aver ancora esaurito gli argomenti da approfondire?

C’è un aspetto fondamentale che alimenta la mia voglia di raccontare storie: la partecipazione. Un sentimento di empatia verso le cose che racconti, verso i personaggi che crei o che inserisci trasfigurati dalla memoria. Per me è un requisito importantissimo quello della partecipazione. Se mi mettessi a lavorare su un racconto di Fantascienza, Western o altri generi che non mi appartengono, so che risulterei falso. È un’operazione che mi interessa molto poco.

Non so ancora dove mi porterà la mia voglia di raccontare, ma di sicuro quello che realizzerò avrà a che fare con le mie esperienze, i miei interessi e i miei temi prediletti, quelli che mi toccano maggiormente. Oggi è la provincia, domani vedremo se amplierò le mie tematiche.

Com’è cambiato il tuo approccio alla scrittura e al disegno da “Morti di sonno” a “Sputa tre volte”?

Sotto il profilo del disegno, “Morti di sonno” è nato in una maniera particolare, molto curiosa. All’epoca attraversavo una situazione umanamente difficile e quel romanzo grafico riflette quella mia condizione di ansia. Quindi la tanta fretta che avevo è evidente nelle tavole, il tratto riflette il nervosismo di quei giorni, ed è una cosa bella quando il tuo stato d’animo si trasferisce nella tua opera. In questo modo tutto diventa molto più sincero. Avevo paura di non veder arrivare la fine e quindi correvo nel disegnare “Morti di sonno”.

In “Sputa tre volte” l’approccio è stato diverso, non è stata una full immersion ma un lavoro a singhiozzo. Ho lavorato un paio di mesi, poi mi sono fermato per riprendere più tardi e così altre volte. Sebbene il disegno abbia una matrice comune con “Morti di sonno”, nel secondo caso il tratto è più riposato, più disegnato rispetto a prima, che invece era graffiato.

Per quanto riguarda la narrazione, i due romanzi hanno molto in comune. Entrambi riflettono il mio tentativo di ricostruire la realtà attraverso dei frammenti, come tante tessere di un mosaico che vanno a costituire un disegno unico. Questo è il modo in cui mi sembra di vivere la realtà dei miei giorni, che non ti presenta un racconto che rispetta i canoni del romanzo ottocentesco: introduzione, svolgimento, fine. La realtà è molto più caotica, piena di input, e tutto concorre a comporre una storia. Il mio tentativo è quindi quello di realizzare un racconto che tenga conto del caos della realtà e che al tempo stesso provi a trovare una restituzione nel medium che si sceglie.

Sputa tre volte

Attualmente a cosa stai lavorando?

A breve inizierò a lavorare sul mio prossimo romanzo. Nel frattempo sto completando un libro di illustrazioni, un racconto di Ambrose Bierce per Else Edizioni. Del mio prossimo romanzo non posso ancora dire nulla, ma non perché voglia mantenere la segretezza su quello che realizzerò, quanto perché se inizio a scrivere mi lascio guidare dalle suggestioni senza aver ben chiaro lo sviluppo. Non so dove andrò a parare, ma ho delle immagini, delle frasi, una musica da cui partire. Posso dire che parlerà molti di animali.

Credi che opere autoriali come le tue possano trovare una giusta dimensione sul Web?

Io lo capisco poco il Web. Lo tratto come una risorsa e credo abbia un’importanza cruciale nella promozione e la distribuzione di un’opera. Non so quanto possa veicolare un libro, e non so in che modo possa sostituire un romanzo fisico. Io amo la carta, amo l’oggetto libro e non so se questa cosa possa essere sostituita dallo schermo di un monitor.

Tieni presente che io ho scritto libri abbastanza lunghi, corposi, e non so quanto possano reggere gli occhi davanti allo schermo per leggere le mie pagine! [ride] Per quanto mi riguarda, non riesco a stare troppo tempo al computer, mi mette ansia. Il Web ti spinge a interagire con altro distraendoti dalla lettura. Invece in un libro puoi immergerti e lasciare che l’attenzione si concentri solo su quello.

 

Segue l’intervento raccolto il giorno seguente, dopo la vittoria di Reviati come Miglior Sceneggiatore ai Premi Micheluzzi.

 

Congratulazioni, Davide! Ti abbiamo portato bene! Come ti senti dopo questa vittoria?

Esatto, sono felice, davvero felice per questa vittoria. Quando ricevi un premio è come ricevere un riconoscimento per quello che stai facendo. Consolida l’autostima, ti offre nuovi stimoli. Davvero bello!

Grazie, Davide e ancora complimenti!

Davide Reviati e Pasquale Gennarelli