Freccia Nera, ex sovrano degli Inumani, è solo e intrappolato in una prigione aliena. Queste le premesse da cui parte la nuova serie Black Bolt, targata ResurrXion e dedicata esclusivamente al protagonista, realizzata dal team creativo composto da Ahmed Saladin e Christian Ward (ODY-C).

Lavorare su un personaggio che non parla e che per di più si trova in una situazione di isolamento può essere una sfida impegnativa per lo sceneggiatore, ma anche l’artista si trova di fronte a un’impresa atipica sotto molti aspetti.

Christian Ward racconta come ha affrontato le sfide visive e stilistiche della prigionia di Freccia Nera nei primi numeri della serie.

 

Black Bolt #1, copertina di Christian WardHo dovuto imparare ad “ammutolire” le mie illustrazioni per Black Bolt. La serie è incentrata sulla prigionia, ed essere rinchiusi è anche una metafora per lo stesso Freccia Nera, che deve sempre trattenersi e tenere il suo potere rinchiuso dentro di sé. Quindi ho voluto creare un senso di claustrofobia nelle scelte dei colori e nella struttura della pagina: i bordi delle vignette sono diventati le sbarre e le pareti di una cella. La prima volta che vediamo Freccia Nera liberarsi, le costrizioni cedono.

A livello cromatico ho usato molte tonalità di blu, grigio e verde, con scariche di elettricità e di energia arancioni e rosa che ronzano all’interno delle pareti, per preannunciare una grande quantità di energia che potrebbe liberarsi in qualsiasi momento.

Il personaggio di Freccia Nera è caratterizzato da una certa freddezza, e volevo che questa fosse rispecchiata nelle scelte cromatiche, ma voglio anche renderla più calda e variegata man mano che la storia va avanti, per rispecchiare quanto accade al personaggio. Gliene facciamo passare di tutti i colori, ma una delle cose che adoro della sceneggiatura di Saladin è il fatto che l’umanità di Freccia Nera inizi presto ad affiorare. È un personaggio complicato, ma la nostra speranza è che questa storia ricordi a tutti che sa anche essere un eroe con un grande cuore.

Black Bolt #3, copertina di Christian WardHo avuto le idee chiare fin dall’inizio sull’aspetto che doveva avere la prigione, volevo che apparisse a sua volta come un personaggio, un mostro di un film dell’orrore che è possibile intravedere solo di sfuggita nell’oscurità, un dipinto di M.C. Escher che ha preso vita, mescolato con abbondanti dosi di H.R. Giger e Tron: Legacy… un incubo dei Daft Punk, in parte gotico e in parte fantascientifico. Doveva apparire intangibile, impossibile, in costante mutamento, pur restando sempre lo stesso luogo. Doveva essere qualcosa di alieno anche per Freccia Nera, un luogo che lo facesse sentire smarrito. Non solo questo ha una precisa funzione nella storia, ma ha reso anche le cose leggermente più facili per uno come me, che ha qualche difficoltà con le rappresentazioni troppo realistiche.

Quanto al nemico principale di Freccia Nera, il Carceriere, ci sono voluti almeno venti bozzetti prima di trovare la versione giusta. C’è stato un fitto scambio tra me, Saladin e Wil Moss, il nostro editor, nel tentativo di trovare il look giusto. In alcune versioni sembrava un nemico di fine livello di Metal Gear Solid, mentre in altre era qualcosa di più simile a una creatura lovecraftiana. Proprio come la prigione, anche lui doveva essere un misto di gotico e di tecnologia futuristica, e soprattutto doveva apparire come una minaccia per Freccia Nera, cosa che a tutti gli effetti è. È grosso, malvagio e fa molta paura. Alla fine del numero #1 abbiamo solo una minima idea della sua vera natura.

 

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Fonte: Newsarama