Ecco cos’ha dichiarato in merito il disegnatore.
Io e Brian abbiamo innanzitutto un enorme rispetto reciproco, sia in termini lavorativi, sia per il rapporto di amicizia che rapidamente è nato negli anni. Quell’affetto e quel rispetto credo siano percepibili nel risultato finale. Abbiamo anche molte tendenze comuni in termini di narrazione. Ci piace mettere i protagonisti al centro della storia, con le loro emozioni, i loro sforzi, le loro gioie. Entrambi vogliamo che i nostri lettori si innamorino davvero di loro.
Brian ha scritto questi personaggi per talmente tanto tempo che la storia delle loro relazioni traspare sulla pagina. Ma la novità interessante è il fatto che questo senso di familiarità tra loro sia accompagnato da una situazione personale, per tutti e quattro, molto diversa dai tempi in cui Brian ne scriveva le serie. Il che dà spazio a interazioni nuove, di cui sono orgogliosamente partecipe.
Non sono una squadra nel senso tradizionale del termine, come lo sono gli Avengers e gli X-Men. Non c’è la tessera, non c’è un leader. Quel che li unisce è uno scopo comune: proteggere i loro amici, le loro famiglie, la città che amano.
Essere coerenti nel modo in cui i personaggi appaiono sulla pagina tradizionalmente e contemporaneamente farli miei è sempre una sfida. Sicuramente troverete dei riferimenti al modo in cui altri disegnatori li hanno ritratti prima di me, ma mi concedo molto spazio per giocare sulla pagina. Lascio che alcuni dettagli cambino, fintanto che il personaggio rimane riconoscibile.
Ogni albo, credo, ospita almeno un cammeo di un personaggio che non ho mai disegnato prima. Blade, il Punitore, un sacco di altra gente che non è ancora stata rivelata. Quando ho disegnato Civil War II, spesso ho detto quanto fosse divertente aprire la scatola dei giocattoli Marvel per giocarci. Sorprendentemente, pur avendo disegnato quell’evento, ci sono ancora un sacco di personaggi che non ho mai avuto sottomano. E con questa serie mi sto levando la soddisfazione.
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Fonte: Marvel
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