Newsarama intervista ACO, artista incaricato delle matite di Nick Fury, serie che narra le gesta del figlio e successore della principale spia dell’Universo Marvel. Come già detto in diverse occasioni, lo stile visivo è insieme modernista e rétro, con un occhio ai classici di Jim Steranko degli anni Sessanta e l’altro al presente.

Il disegnatore ne ha parlato in quest’intervista, di cui riportiamo i concetti principali.

 

Nick Fury #2, copertina di ACO

Nel primo numero, sia gli ambienti che i personaggi sembravano implorare una mano dallo stile anni Sessanta. Inoltre, l’opportunità di evocare l’era Steranko era a disposizione. Visivamente, ho sempre avuto in mente il suo adattamento di Outland. Il suo stile, compositivo e narrativo, è ancora un esempio per tutti e volevo che fosse percepibile un’eco del suo lavoro.

Poi, volevamo dare un aspetto da pop art alle tavole, con il contributo del colore. Sono molto felice del lavoro di Rachelle Rosenberg, in tal senso. Ho sempre visto i colori un po’ come la colonna sonora di un fumetto, che dà il tono alla storia senza che ci si soffermi troppo su di essa. Rachelle ha capito il bisogno di brillantezza e saturazione dei colori di questa serie, che devono spiccare. Siamo fortunati che sia con noi. I coloristi meriterebbero più riconoscimento nel nostro ambiente.

Tutti i personaggi sono interessanti, perché parecchio diversi gli uni dagli altri. Forse preferisco quelli femminili, perché consentono maggior fantasia riguardo ai costumi e al design. Mi diverto anche molto con personaggi come Namor, che, anche se non appare per molto, è visivamente molto potente.

 

Moltissimi i gadget di Nick Fury Jr. che compaiono nella serie, anch’essi versioni moderne dei classici marchingegni da spia. Inoltre, il giovane Nick ha dei meccanismi impiantati sottopelle che gli consentono di essere equipaggiato anche laddove non si possono introdurre armi. ACO ha inoltre dichiarato di essere molto soddisfatto del fatto che ogni albo sia una storia indipendente: gli dà l’occasione di cambiare l’ambientazione ogni volta, assieme al cast dei comprimari.

 

Nick Fury #3, copertina di ACO

I lettori possono saltare a bordo della serie in qualunque momento, dato che consente di capire quel che succede senza aver letto i numeri precedenti. Oggi come oggi questo è un formato narrativo quasi scomparso e la maggior parte dei fumetti moderni hanno un infinito numero di storyline in corso. Planetary e Moon Knight di Warren Ellis sono un esempio perfetto di serie con storie autoconclusive, ma che intavolano un discorso generale. Sono molto felice che James Robinson abbia preso la stessa direzione.

La cosa più importante che i fan devono sapere è che il nostro è un tentativo di aggiornare il personaggio e di dargli un’identità stabile. Non è suo padre e non è il Nick Fury dell’Universo Ultimate. Si tratta di un altro uomo, con una propria voce. La serie è il modo in cui ne definiamo meglio la personalità, in cui gliene diamo finalmente una.

Ovviamente, la speranza è che i lettori apprezzino il titolo e il personaggio e che li trovino divertenti. Capisco che ognuno abbia una propria versione preferita di Nick Fury, ma spero che tutti diano una possibilità alla nostra storia, dato che la stiamo realizzando con grande affetto, avendo bene a mente cosa significhi, per la tradizione Marvel, un personaggio con quel nome e quel cognome.

 

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Fonte: Newsarama