Nella suggestiva cornice di ARF! 2017 si è tenuto un interessante dibattito a cui hanno partecipato artisti dall’estrazione e formazione diversa accomunati dall’essere oggetto delle mostre presentate nell’edizione di quest’anno della fiera romana: Sara Pichelli (autrice della locandina), Gigi Cavenago, Bianca Bagnarelli e Cosey.

Moderatore del talk, Riccado Corbò, che ha subito passato la parola alla Pichelli, attualmente all’opera su Spider-Men II di Brian Bendis, che ha parlato dell’accoglienza riservata al suo lavoro da parte del mercato internazionale.

 

ARF! 2017, locandina di Sara PichelliPichelli – È aumentata la responsabilità e l’aspettativa del pubblico. L’ho vissuta in maniera un po’ folle, isolandomi e lavorando. Quando esco dalla mia caverna, cerco di capire gli effetti del mio lavoro. E puntualmente resto sconvolta dall’accoglienza che ricevo.

Ho fatto di una mancanza il mio punto di forza, nnon ho mai avuto una grande passione a disegnare fisici ipertrofici o palestrati. I primi titoli erano molto teen, quindi non ho avuto grandi problemi. Approcciando nuovi personaggi più muscolosi ho provato a mantenere il mio approccio, e fortunatamente è piaciuto.

[per la locandina dell’ARF!] Abbiamo fatto diverse prove, ma questa è sicuramente la più iconica. È una bambina vecchia molto scoperta, un mantello pesante adagiato su personaggio perso nelle macerie. Gli elementi caratterizzanti sono gli occhi e i piedi: gli occhi ti guardano, ti interrogano, mentre i piedi ti fanno capire che pensa a fare altre cose.

 

Gigi Cavenago, invece, ha parlato dell’evoluzione del suo stile, del passaggio al digitale e del suo lavoro sul logo per i 30 anni di Dylan Dog.

 

Cavenago – Il passaggio è stato graduale. Inizialmente scansionavo le tavole fatte a matita e poi le modificavo un po’ con Photoshop. A quel punto ho deciso di passare tutto in digitale mantenendo lo stesso approccio del disegno a mano libera. La cosa importante è sfruttare la velocità che ti offre la lavorazione digitale per migliorare la qualità.

La soluzione è stata improvvisata. Un fan club di Dylan Dog mi ha chiesto di creare il logo per il trentennale. Ho lavorato in maniera semplice, inserendo una faccia che avevo già disegnato sul numero 30. A quel punto Bonelli ha voluto quel logo, chiedendomi semplicemente di inserirlo in un cerchio. A quel punto ho cercato di giocare con il colletto della camicia di Dylan i cui spigoli formano il numero 30.

dylan dog sclavi

Bianca Bagnarelli, illustratrice per quotidiani e riviste statunitensi, ha raccontato di come ha iniziato una collaborazione tanto prolifica con testate di quella rilevanza.

 

Bagnarelli – La fortuna è che il mio primo libro a fumetti sia uscito per una casa editrice inglese che aveva da poco aperto una succursale anche negli U.S.A. A quel punto l’art director del New York Times mi ha contattato per iniziare una collaborazione con il giornale. Ti inviano l’articolo e in circa mezza giornata devi inviare dei bozzetti che colgano l’essenza di quanto c’è scritto, e loro scelgono quale soggetto è più appropriato. A quel punto hai due giorni per completare il lavoro.

Sono due anni che ho abbandonato il fumetto, e mi manca tanto. Le illustrazioni hanno spesso tematiche che non mi entusiasmano, tipo il servizio ospedaliero negli Stati Uniti, e capirai quanto possa essere interessante…

Bianca Bagnarelli

 

La parola è poi passata a Cosey, autore di una delle storie Glénat dedicate a Topolino, il quale ha raccontato com’è nato il suo interesse per il personaggio e come sia stato coinvolto nel progetto.

 

Una misteriosa melodiaCosey – Sin da bambino ho sognato di lavorare su Topolino, e a 28 anni mi sono trasferito a Los Angeles per realizzare questo sogno.

Lì ho presentato il mio portfolio dove mi dissero che non avrei potuto lavorare all’opera in corso di pubblicazione, ma avrei potuto ricoprire altri ruoli in Disney.

A quel punto ho deciso di non affermarmi professionalmente negli Stati Uniti e sono tornato a casa. Per tanti anni ho sviluppato la mia carriera creando storie diverse rispetto a quelle Disney, finché Jacques Glénat mi ha proposto di lavorare su un Topolino tutto mio.

Ho recuperato lo stile che avrei utilizzato all’epoca in cui Disney ha rifiutato la mia idea. È stata mia la scelta di disegnare Topolino nella vecchia maniera, quello con i pantaloncini rossi.

 

Julien Bruges, rappresentate della Galleria Glénat presente all’incontro, ha inoltre fornito indicazioni sul lavoro di Cosey parlando della libertà di cui ha goduto.

 

Bruges – Gli autori sono stati liberi di creare basandosi sull’iconografia di Topolino senza alcuna imposizione da parte dell’editore di creare un effetto revival.

 

Secondo giro di domande per gli autori: Sara Pichelli ha parlato del successo del suo Miles Morales.

 

Pichelli – Questa diversità, questa veste inaspettata è quello che ha decretato il successo del personaggio. Era nell’aria la scelta, se consideri che Obama era Presidente degli Stati Uniti d’America. A una fiera del fumetto, dopo che erano stati pubblicati i primi due numeri di Miles Morales, avevo una fila chilometrica di ragazzi di colore che volevano stringermi la mano e ringraziarmi.

 

Gigi Cavenago, invece, ha parlato del suo coinvolgimento su Dylan Dog, sia come disegnatore che come copertinista della testata principale.

 

Cavenago – Io sento di non aver ancora inquadrato il mio Dylan Dog. Sono capitato sulla serie in maniera inaspettata, partendo con delle copertine di Old Boy per poi approdare a Mater Dolorosa. Mi sono buttato sul personaggio con grande istinto, essendone un lettore dal 1993. Nel dettaglio, il volto, la recitazione, certi dettagli li devo ancora registrare. In fondo la tradizione grafica alla quale affidarsi è vasta. Se penso alla sceneggiatura, la primigenia è quella di Tiziano Sclavi, ma la genesi grafica non è così chiara ed evidente.

 

La Bagnarelli ha aggiornato sulle sue attuali produzioni al di fuori delle testate americane.

 

Bagnarelli – Ho da poco pubblicato una pagina Patreon sulla quale sto sviluppando alcune storie brevi. In pratica, ci sono trenta persone che per circa 3 dollari al mese ricevono a casa un mio fumetto di circa 3 pagine.

 

Cosey, dal canto suo, ha spiegato la scelta di puntare su un Topolino che guardi a quello delle origini.

 

Cosey – Quando avevo carta bianca per lavorare su Topolino ho guardato a quello del ’28. A quel punto ho voluto raccontare come si fosse incontrato con Minnie. Ci sono molte cose che Disney vieta. Ovviamente non può esserci del porno, e non volevo farlo. Ma, ad esempio, non si può parlare di morte o incidenti mortali. Questi sono stati i limiti principali al mio lavoro.

Sara Pichelli, Gigi Cavenago, Bianca Bagnarelli, Cosey, Julien Bruges