A Cartoomics 2017 abbiamo avuto la fortuna di intervistare Kieron Gillen e Jamie McKelvie, ospiti di BAO Publishing per il lancio di The Wicked + The Divine, il bizzarro e interessantissimo fumetto che i due realizzano con successo di critica planetario per Image Comics.

Come mai leggete solo oggi, con quasi un mese di ritardo, questa chiacchierata con i due fumettisti britannici? Perché Gillen ha la mamma scozzese, come ci ha informato il gentilissimo Michele Foschini, che ringraziamo assieme a tutto lo staff BAO. Non abbiamo l’orecchio sull’accento delle Highlands.

 

Ci sono tanti temi in The Wicked + The Divine, ma uno di quelli che mi ha colpito di più è certamente quello della fama. Gli dei scendono sulla Terra e si comportano come dei divi, delle pop star. Ma in un’epoca come la nostra, in cui le star fanno di tutto per essere più vicine e accessibili possibile al loro pubblico, questi dei sono separati e diversi per natura. Qual è la tua visione della cosa, Kieron?

The Wicked + The Divine vol. 1, copertina di Kieron GillenGillen – Se fosse stato semplice, quello che ho da dire lo avrei detto in un tweet, mentre le mie sensazioni in merito sono decisamente complicate, ecco perché ho intenzione di riempirvi nove volumi a fumetti. Per quanto riguarda la fama, come dicevi, è vero, si tratta di qualcosa che mi interessa molto. Ed è vero che c’è uno sforzo di essere simili al proprio pubblico, da parte delle star, di stare in mezzo alla gente. Il dubbio è quanto ci sia di vero. Oggi stelle del cinema e della musica sembrano come noi, vogliono sembrare come noi, ma l’impressione è che questo sia un modo di ottenere molto concedendo al pubblico molto poco. L’autenticità oggi è fondamentale per la loro immagine, ma in realtà, se studiata a tavolino, in qualche modo diventa la performance più pretenziosa di tutte.

Tuttavia io non ho nulla contro la fama, anzi, credo che sia una cosa meritata quando si tratta di quel che tocca a chi è creativo, a chi è in grado di ispirare, a chi è capace di portare creatività nel mondo e in qualche modo renderla fertile. Insomma, amo la fama quando è un prodotto collaterale del talento e della creatività. I personaggi di The Wicked + The Divine non fanno quello che fanno perché vogliono essere famosi, ma perché vogliono essere grandi.

C’è ovviamente satira della fama, nella storia, ma non del modo in cui la si raggiunge. Il discorso riguarda piuttosto il modo in cui essa può fotterti il cervello, trasformando la tua etica. Si può essere una persona con un’etica quando si raggiunge il massimo della notorietà e dell’adorazione? Questa è un po’ la domanda della storia. Essere adorati dà potere alla gente, ma quanti ne abusano?

I vostri sono dei che camminano sulla Terra e che hanno un sacco di difetti, un po’ come gli dei greci e quelli pagani in generale. E tuttavia sono modernissimi, sono assolutamente parte del nostro tempo. La domanda è: secondo voi è la mitologia in generale a mantenere modernità e ad essere ancora utile per spiegare i nostri tempi e il nostro mondo?

McKelvie – Bella domanda. Alcuni ti risponderebbero che i supereroi sono la moderna mitologia. Io sono convinto che la gente sia sempre in cerca di qualcosa che assolva quella funzione e che la mitologia, in una forma o nell’altra, sia oggi rilevante come un tempo.

Gillen – Per me è una domanda difficile a cui rispondere. Io sono ateo. Quindi non credo in niente. Ma se c’è qualcosa in cui credo direi che è l’arte. Credo che le società di oggi si costruiscano delle mitologie moderne, che le persone lo facciano per affermare la propria identità, per dire agli altri in cosa si somigliano e in cosa sono diversi. Chiunque può diventare un dio.

Elvis non è forse una divinità per un sacco di gente? Credo che questa confusione tra fama, ammirazione e condizione più che umana sia molto radicata e antica. Byron era una star, nell’Inghilterra dell’Ottocento, un eroe per moltissime persone, incarnava un mito in maniera non molto diversa da una pop-star di oggi. Se torniamo indietro nel tempo, troviamo i gladiatori romani, che erano tanto disprezzati quanto ammirati e, a loro modo, divinizzati dal pubblico dei combattimenti. Come ti dicevo prima, ho un rapporto molto complicato con la materia. Non so nemmeno io come spiegarti. Però sì, è chiaro che la mitologia ha un ruolo ancora pesantissimo nelle nostre vite.

Diverse cose che affermi in questa storia sono complicate, quindi è anche facile interpretare male…

Gillen – Oh, no, non preoccuparti. Stai facendo tutte le domande giuste. Solo che non ci sono risposte semplici. Ed è così che dovrebbe essere.

E direi che è una delle cose più positive in assoluto del vostro lavoro. Pertanto, ecco un’altra domanda sbagliata e giusta allo stesso tempo per voi: nella vostra visione, gli dei di The Wicked + The Divine giungono a noi, sulla Terra, perché ci mancano modelli positivi? E loro sono per caso dei modelli positivi? Io non credo.

Gillen – No. Un po’ come gli dei olimpici. Se qualcuno dei nostri dei fosse un modello di comportamento, saremmo nei guai. Si tratta di persone problematiche che fanno cose problematiche. Sono una fonte di ispirazione pazzesca, hanno un sacco di talento e di buone qualità, ma sono anche dei totali cazzoni, che mandano a male qualunque cosa facciano. Ed è proprio questa la storia. Ed è proprio questa la sfida che ti pongono: capire che puoi trarre ispirazione anche da loro, che possono fare un sacco di bene, nella tua vita, anche persone che non sono affatto un modello di comportamento, che non sono affatto perfette. Persino gli dei hanno problemi, quando vogliono essere perfetti. Gesù si arrabbiava, capisci?

Prendendo a calci nel culo quei mercanti nel tempio.

Gillen – Esatto. Immagina se fosse successo oggi, sotto lo sguardo delle telecamere! Immagina Gesù al giorno d’oggi, alle prese con i politici. Pensa cosa si direbbe di lui su Twitter dopo che ha, che ne so, preso a sberle dei parlamentari bugiardi in giro per mezza Londra! Pensa, peggio ancora, un politico che facesse quel che Gesù ha fatto. Ne passerebbe di tutti i colori. Quindi persino i migliori modelli di comportamento non possono esserlo sempre, in tutto. Nemmeno Cristo. Non posso credere di avere appena detto questa cosa nell’era della post-verità. Immaginala citata fuori contesto! [ride]

Comunque il motivo per cui abbiamo ambientato la storia ai nostri giorni è un po’ questo. Avremmo potuto tranquillamente piazzarla negli anni Sessanta, ma no, lo abbiamo fatto oggi. Perché le divinità sono ancora qui tra noi, le star della cultura pop ci sono oggi come allora. Spesso si pensa che non sia così, che oggi non esista più il divismo, ma non è così. Oggi la gente ha solo un sacco di scelta in più, ma non è poi tanto diverso da com’era qualche decennio fa.

McKelvie – Esatto. Se pensi a quanta gente moriva letteralmente per i propri idoli negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta! Un sacco di persone, di critici, di analisti ci hanno detto che gli idoli stavano scomparendo, ma non è vero. Ci sono un sacco di… non so… Beyoncé, oggi come oggi, che sono incredibilmente importanti per le persone, e sono icone con la stessa potenza di quelle del passato. Solo il senso di nostalgia che domina in questo periodo ci fa pensare che quel tipo di idolatria sia scomparsa, ma non è vero.

E proprio parlando del passato, ho una domanda sulla vostra storia assieme, come fumettisti. Se devo cercare una connessione fra questa serie e Young Avengers, dove è maturata la vostra collaborazione, probabilmente sta nell’importanza delle relazioni che raccontate in queste due storie. Qui, come allora, sono al centro dell’attenzione e una chiave di volta fondamentale della vicenda. Quindi, quante delle idee che stanno alla base di The Wicked + The Divine sono nate quando lavoravate su Young Avengers?

Young Avengers: Stile > Sostanza, copertina di Jamie McKelvieMcKelvie – La serie in sé è stata concepita durate la nostra su Young Avengers, e noi, in pratica, già allora ci lavoravamo, nel tempo libero. Il fatto è che, sebbene nessuno ci abbia mai imposto nulla all’epoca, perché la Marvel ci ha sempre consentito di fare esattamente quel che volevamo sulla serie, comunque c’erano dei limiti alla nostra creatività. Quando lavori per loro, sai cosa puoi e cosa non puoi fare. Parte di The Wicked + The Divine nasce proprio come reazione a quella situazione, dalla voglia di fare quel che volevamo in totale libertà, perché non ci era consentito.

Gillen – Ci sono un sacco di idee che non abbiamo usato su Young Avengers, per il semplice fatto che quella era una storia per teenager, ma sotto i diciotto anni, per così dire. E non c’è niente di male in questo. Insomma, è un fumetto Marvel. Ci sono cose che, semplicemente, non puoi raccontare in un film vietato ai minori di diciotto anni, giusto? Ecco, The Wicked + The Divine è più maturo. Avevamo voglia di raccontare quel che i ragazzi fanno e che si può mostrare a un pubblico maggiorenne. Tanto di quel che narriamo qui avrebbe avuto senso anche su Young Avengers, ma non poteva trovarvi spazio. The Wicked + The Divine è in qualche modo la logica espansione di quel che abbiamo fatto allora.

E Jamie, quanto credi di aver dovuto adattare il tuo stile? Perché è chiaro che sei sempre tu e che ci sono soprattutto somiglianze con quanto visto da parte tua su Young Avengers, ma mi pare di notare anche alcuni cambiamenti. Non c’è, a volte, un accenno alle pose ieratiche di certe statue dell’arte antica, nel modo in cui ritrai i tuoi dei, soprattutto in situazioni di tranquillità, almeno apparente?

McKelvie – Guarda, non so. Se l’ho fatto, direi che è successo senza che ne fossi consapevole. Sicuramente sono degli idoli e il mio intento era quello di renderli umani, ma non umani. Non so se mi spiego. Non c’è stato un processo cosciente e preciso di adattamento stilistico. Ovviamente so quali sono le cose che faccio diversamente, ma non c’è mai stata una pianificazione, un intento specifico. L’unica cosa certa è che tento sempre di migliorare.

Gillen – Inoltre c’è da tenere conto che io e Jamie realizzavamo praticamente quattordici numeri all’anno di Young AvengersThe Wicked + The Divine è una serie che ha decisamente il lusso di prendersi più tempo per nascere ed essere realizzata, in tutte le sue parti. Lavorare per la Marvel non ti mette proprio in una condizione di rilassatezza, per usare un eufemismo. E la qualità del disegno ne porta i segni.

McKelvie – Sì, all’epoca avevamo una scaletta decisamente complicata.

The Wicked + The Divine è anche un noir. E leggere un noir con degli dei per protagonisti mi ha portato automaticamente alla mente Sandman, che un noir non è, ma ha dei momenti che si avvicinano, e soprattutto American Gods, che di Neil Gaiman è il romanzo più famoso. Soprattutto in quest’ultimo, si parla di dei che, come i vostri, si muovono in un mondo moderno, ma sopravvivono a malapena cercando modi per essere ancora ricordati, per essere ancora venerati, altrimenti smetterebbero di esistere. Ecco, voi, in The Wicked + The Divine andate subito a questo punto: gli dei della storia cercano venerazione tramite la fama, quindi mi chiedo se i vostri dei non siano più deboli, rispetto a quelli di Gaiman. Se non siano più bisognosi.

Gillen – In effetti questo è un tema che mi ha sempre interessato riguardo a Dio e alle divinità in generale. A cosa diamine vuoi che gli serva che noi uomini li veneriamo? Perché diavolo Dio vuole che io lo preghi e lo ricordi? Ma che bisogno ne ha? Se fossi io una divinità non me ne importerebbe assolutamente nulla. Quindi sì, direi che le nostre divinità sono decisamente bisognose.

E per quanto riguarda le atmosfere noir? Anche in questo senti una vicinanza, magari addirittura un sentimento di ispirazione nei confronti di parte delle opere di Gaiman?

Gillen – Credo che io e Neil ci si possa definire compagni di viaggio, da questo punto di vista. La cosa curiosa è che mi trovo d’accordo con praticamente ogni paragone che si fa tra me e Gaiman, ma penso, al contempo, che le nostre premesse e i nostri punti di partenza siano completamente diversi. Credo che a Neil tendano a piacere quelle cose per cui io invece provo sospetto, perché tendo ad essere sospettoso di natura. Credo che un altro paragone possibile, nel modo in cui tratto le divinità, sia con Grant Morrison. Nelle sue storie di Superman ci sono un sacco di idee assolutamente ispiratrici, che vanno benissimo anche per uno sguardo diverso sulle divinità. Del resto Superman è, a suo modo un dio. Ma in The Wicked + The Divine credo ci sia anche un sacco dell’Alan Moore di Watchmen. A volte penso quasi che sia un mio commento a quell’opera. Ci sono moltissime influenze nella nostra storia e, chiaramente, Neil Gaiman è una di quelle fondamentali.

E per quanto riguarda la scelta degli dei? Perché proprio queste figure divine? C’è una ragione in particolare per la scelta degli appartenenti a questo Pantheon?

Gillen – Quando ho messo insieme il gruppo, sapevo di dover rinnovare l’idea di pantheon classica e di dover coinvolgere un po’ di divinità non comuni. Diciamo che ho fatto una specie di casting e ho diviso le scelte in divinità standard e non standard.

E dovete averci anche messo parecchio, temo, perché avevate un mare sterminato da cui pescare.

unnamed-4Gillen – In pratica abbiamo letto un sacco di libri sugli dei. Cosa che faccio comunque per interesse. Ma in questo caso era appunto per informarmi maggiormente su alcune figure divine che mi interessavano e che volevo assolutamente utilizzare. Soprattutto Baal e Morrigan erano due personaggi che avevo desiderio di includere. Ma la cosa interessante è che, dall’altro lato, c’erano diverse pop star nella lista dei miei desideri. La scelta del cast di divinità si è quindi dovuta adattare alla somiglianza possibile di certe dee con Stevie Nicks, per esempio, o con Kate Bush.

In altri casi, mi interessava più un certo archetipo narrativo a cui adattare il personaggio, come nel caso di Amaterasu. Quindi a volte è venuta prima la scelta della divinità, a volte prima la necessità di farla aderire a un aspetto di una celebrità, a volte le due cose assieme. Come nel caso di Lucifero, che è chiaramente una versione sessualmente inversa del Duca Bianco. Nato per istinto e in tempo zero. Per il resto è stata una valutazione dello starpower delle divinità. Ci sono quelle famosissime e quelle più oscure. Come Morrigan o Baal.

Credo che sia Sakhmet quella di cui so meno in assoluto, personalmente. Un nome che conosco, ma della cui storia non so granché.

Gillen – Ecco, Sakhmet è finita nel Pantheon per una sorta di ispirazione all’inverso. Perché inizialmente avrei voluto includere Bast, come divinità egizia, ma, dato che il suo personaggio è così importante in Sandman, ho deciso di utilizzarne un’altra, che fosse meno riconoscibile e altrettanto interessante.

Jamie, tu sei famoso per essere un ottimo character designer e questa componente è diventata una parte importante del tuo lavoro, negli ultimi due o tre anni. Con i personaggi di The Wicked + The Divine ti sei divertito più che con altri? Ed è stato un procedimento diverso, in qualche modo?

McKelvie – Sì, sai, è sempre più soddisfacente lavorare sulle tue creazioni che su quelle altrui. E inoltre abbiamo passato davvero un sacco di tempo a progettare i nostri dei, per mettere insieme tutte le influenze che avevamo deciso di utilizzare come ispirazione: dalla moda, alla musica, dalle star del cinema ai più svariati ambiti delle passioni che legano me e Kieron. Si trova un po’ di tutto, in The Wicked + The Divine, e abbiamo mescolato le cose con calma. Tuttavia, una volta che abbiamo messo assieme le idee, come sempre mi capita, realizzare i personaggi sulla carta è stato piuttosto rapido. Per me, si tratta sempre di definire al meglio la personalità, gli scopi, l’identità del personaggio. Dopodiché le cose vengono da sole e diventano evidenti. Non è stato un procedimento particolarmente complesso. C’è qualche personaggio di cui ho cambiato alcune caratteristiche, come Baphomet, che inizialmente era magro e scarno.

Gillen – Lo immaginavamo più come un Iggy Pop. Mentre poi è diventato sempre più somigliante a Morrissey, come si può vedere nella quarta di copertina del nostro primo numero, che è precedente alla versione definitiva. All’epoca era un tizio gotico che cantava nei cimiteri, sempre depresso. Poi è diventato un completo stronzo.

McKelvie – Esatto. E ha preso l’aspetto di Danzig, che mette in scena la propria mascolinità. Quindi sì, si è trattato di un gran divertimento.