La sceneggiatrice Nicole Perlman torna a parlare di Gamora, la serie che sta raccontando il percorso della Guardiana della Galassia, allevata da Thanos per essere un’assassina letale che trova la forza personale per diventare un agente del bene.

Ecco cos’ha dichiarato di nuovo la Perlman, che ha il nostro Marco Checchetto come disegnatore, in questa sua opera di debutto a fumetti.

 

Gamora #4, copertina di Esad RibicScrivere il personaggio di Gamora per la serie a fumetti è un’esperienza diversa rispetto alla sceneggiatura del film, che era una storia di gruppo. Ho potuto colmare un sacco di vuoti nella storia della guerriera verde. Quando l’ho adattato per il grande schermo, il suo personaggio era già definito e dotato di una morale molto precisa, quindi poterla incontrare a metà del guado, durante il suo percorso di formazione, è molto interessante.

La serie ce la mostra in un punto della sua esistenza in cui non è chiaro quale direzione prenderà. Mi trovo nella privilegiata posizione di sapere da dove è iniziato tutto per lei, assassina cresciuta da Thanos, e di essere consapevole del suo punto di arrivo, quello di eroina spaziale. Il mio lavoro è mostrare ai lettori un po’ di quel che c’è nel mezzo.

Qualcuno è chiaramente giunto nella sua vita per cambiarne il corso. Una delle sfide che mi trovo di fronte è mantenere Gamora un personaggio con cui identificarsi, per cui provare affetto, anche nelle sue vesti di donna più letale della galassia. Dopotutto è un’assassina spietata, a questo stadio. Ma il trucco è mostrare apertamente quanto traumatica sia stata la sua crescita, quanto essa le abbia precluso una chiara prospettiva su ciò che è bene e ciò che è male.

 

Nicole Perlman dichiara grande amore per il personaggio di L’Wit, giovane rampolla della famiglia reale Badoon, di cui faremo la conoscenza nei primi numeri della serie, che ha avuto esperienze simili a quelle di Gamora: ne è in qualche modo lo specchio e sarà importante nella vita della protagonista.

 

Gamora #4, variant cover di Stephanie Hans

Gamora ha paura di non poter mai trovare il modo di fare i conti con il passato e farci pace, se non tramite la vendetta. A diciotto anni ha passato la vita a farsi consumare da rabbia e depressione per il massacro della sua famiglia. La favola di rivincita e rivalsa che si è raccontata sin da piccola, prevede che lei debba appianare i conti col destino prima di poter procedere con il suo cammino.

Per prepararmi a questa storia, ho letto molti testi riguardo ai traumi infantili e ai meccanismi di razione. Spesso, le brutte abitudini della nostra personalità che ci inseguono nell’età adulta sono comportamenti che ci hanno permesso di sopravvivere al dolore, di non soccombere alla disperazione. E così è per la rabbia di Gamora, che è la sua corazza attorno al cuore.

Se certo la mantiene in cammino, non sa scaldarla al freddo delle notti dello spazio e le impedisce di vedere le cose per quel che realmente sono e farsi un’opinione indipendente su se stessa. Figuriamoci aprirsi agli altri. Deve lasciar andare la rabbia e l’odio se vuole diventare la persona che era destinata ad essere, ovvero una donna eroica e realmente coraggiosa.

Non si tratta di una storia di redenzione lineare e semplice, in cui la protagonista ha una rivelazione, un’epifania, prova tutto l’orrore e il rimorso per le proprie azione e termina così il proprio percorso. Ecco perché non troverete alcuna risoluzione in questo primo arco. La Morte è compagna di Gamora, per ora, e ha un significato diverso per lei, rispetto alla morale comune. Era importante che questa storia lo mostrasse, per poi proseguire verso il suo obiettivo.

 

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Fonte: Marvel