Assassin’s Creed è un brand virtualmente senza fine, che poggia su un espediente che gli permette, in linea teorica, di abbracciare un pubblico ampissimo, espandere di continuo i suoi orizzonti, proporre set di protagonisti sempre diversi, in una costante ricerca di quelli che possano attecchire meglio nel terreno, fertile e vastissimo, dei fan di lunga data.
Grazie all’espediente dell’Animus, strumento tecnologico che permette di risvegliare i ricordi degli antenati del soggetto che si sottopone al trattamento, il brand di Ubisoft può spostarsi con disinvoltura tra differenti epoche storiche, mostrandoci, di volta in volta, spaccati e spezzoni dell’eterna lotta tra Assassini e Templari, fazioni ambivalenti, divise negli scopi e negli obiettivi, piuttosto che negli strumenti e nei mezzi utilizzati per perseguirli. Non ci sono buoni, né cattivi, nonostante il punto di vista di riferimento sia quasi sempre quello di un membro della Confraternita.
Fantascienza, tanta azione e un pi...
Streghe, eresie e tradimenti. Assassin’s Creed: La Prova del Fuoco letto e analizzato da un videogiocatore
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