In occasione dell’edizione 2017 di Cartoomics, abbiamo avuto modo di porre alcune domande a Enrico Faccini, presente, a sorpresa, allo stand di Topolino.

Si ringrazia lo staff di Panini Comics per la collaborazione, in particolare Jacopo Iovannitti.

 

Ciao, Enrico, benvenuto su BadComics.it!
Tra i lettori di Topolino sei conosciuto e apprezzato per le tue storie comiche. Da dove nasce questa vena?

È un istinto naturale. Poi molto viene con l’esercizio, cercando di capire i meccanismi dell’umorismo. Ma bisogna essere spiritosi di natura e ci sono autori che non lo sono e sono più portati per altri generi di narrazione.

Oltre al tuo umorismo, anche il tuo stile di disegno è riconoscibilissimo: come hai trovato questa sintesi?

Sono un grande appassionato di Romano Scarpa e ho sviluppato il mio stile a partire dal suo. Non è particolarmente originale, il fatto è che ora il trend è oggettivamente diverso. Per cui il mio tratto, che è classico, ha finito per diventare “nuovo”, quando in realtà è un “vecchio di cui ci si è dimenticati”. Se andiamo a vedere le storie di Scarpa degli anni ’70 troviamo lo stile che cerco di seguire. Non faccio distorsioni e cerco di epurare i personaggi da qualsiasi personalizzazione.

Chi comincia a leggere Topolino oggi è abituato allo stile derivato da Cavazzano, e quasi trova strano quelli di Scarpa, Barks e Gottfredson. Ma quello è lo stile delle origini, a cui cerco di rifarmi. A me non interessa neanche avere un tratto personale. Mi interessa la storia e l’espressività dei personaggi, il cui massimo, in questo senso, ce l’ha dato Scarpa nel suo periodo di maggiore maturità.

Ci puoi dare qualche anticipazione sui tuoi prossimi lavori?

Ho appena consegnato due storie mute e ne ho in cantiere una lunga, complessa e ambiziosa. La sceneggiatura è in mano alla redazione e spero che il progetto vada in porto.

Qual è il personaggio che preferisci far recitare?

Generalmente vengo associato a Paperoga, ma io adoro il Topolino di Gottfredson. In ogni caso, tutti i personaggi sono maschere della commedia dell’arte che hanno travalicato i confini disneyani. Nel saggio Carl Barks il signore di Paperopoli, Thomas Andrae fa una disamina dei personaggi che ce ne mostra la grande profondità.

I Paperi mi vengono più congeniali per via della mia vena comica, mentre Topolino non è umoristico, è un attore brillante che ha bisogno di trame articolate, come quelle che scrive ad esempio, Casty. Mentre con Paperino puoi fare una trama più semplice, che non vuol dire più facile da realizzare, ma più basata sulle gag visive.

Ami quindi il personaggio di Topolino, ma preferisci cimentartici di meno?

Ho dei progetti in cantiere per Topolino, ma meno, perché necessitano di un “meccansimo a orologeria” per cui sono meno portato. Per Topolino ci vuole – azzardando un paragone cinematografico – un Hitchcock o un Polanski, mentre io sono più un Tim Burton.

Alcuni dei miei progetti con Topolino sono stati respinti, a ragione, perché troppo… disturbanti. A volte travalico in questo senso. Ma ho in cantiere dei thriller fiabeschi con Topolino che potrebbero vedere la luce.