Alla presenza del caporedattore di Topolino, Davide Catenacci, a Cartoomics si è tenuto l’incontro Darkenblot 2.1, dove il disegnatore della serie Lorenzo Pastrovicchio ha svelato alcuni retroscena e parlato della genesi del progetto creato insieme a Casty.

I primi studi relativi ad un restyling di Macchia Nera, racconta Pastrovicchio, risalgono al 2010.

 

Ho sempre adorato mostrare i personaggi Disney da punti di vista inediti e non ancora raccontati. Ce ne sono tanti che permettono un grande approfondimento. Ho iniziato a elaborare questa versione di Macchia Nera in un periodo in cui tanti cattivi di Topolino, come il Gambadilegno di Faraci, avevano fatto un loro percorso, cosa che per Macchia non era successa, limitandosi a comparire sporadicamente nelle storie.

La mia proposta grafica nasceva dall’idea che mi ero fatto di lui: una sorta di spia, un intellettuale. Con l’occhio attento alla tecnologia. Ho ripreso il Macchia Nera di Gottfreddson e ho provato a dargli spessore, prima attraverso l’aggiunta dell’impermeabile e poi a livello “muscolare”… ho il pallino per le storie al limite del supereroistico!

 

In realtà, rivela Pastrovicchio, Darkenblot era in origine un automa che Macchia Nera avrebbe controllato dall’esterno. Un nuovo personaggio in tutto e per tutto. Solo successivamente è divenuto l’esoscheletro della nemesi di Topolino.

Serviva, però, uno sceneggiatore per costruire una storia con questa nuova versione del personaggio, e, quando Pastrovicchio ne parlò con Catenacci, il caporedattore propose Casty, a cui, rivela il disegnatore, aveva già pensato lui stesso, dopo che i due artisti avevano collaborato per la creazione della storia Macchia Nera e il caso sottilissimo.

Il problema di Darkenblot, racconta “Pastro”, è stato inizialmente quello di creare un’ambientazione che permettesse di giustificare la tecnologia del nuovo Macchia Nera senza sconvolgere la visione di Topolinia a cui siamo abituati e che permettesse di inserire naturalmente Topolino senza snaturare il personaggio, che è e rimane l’uomo comune che finisce, suo malgrado, invischiato in problemi più grandi di lui, che deve risolvere solo grazie al suo ingegno. Da queste esigenze è nata l’idea di spostare l’azione a Robopolis, città di nuova fondazione e proiettata nel futuro a livello tecnologico.

 

Tutta la tecnologia che vedete, però, non è di nostra invenzione. Si tratta, come i droni che appaiono nella prima saga di Darkenblot – allora avveniristici e oggi di uso piuttosto comune – di progetti esistenti ma ancora non entrati nella nostra vita quotidiana.

 

Il disegnatore ha quindi parlato della differenza che c’è tra lavorare con Casty rispetto a qualsiasi altro sceneggiatore Disney.

 

Casty lavora per disegni, le sue sceneggiature sono, in realtà, dei dettagliatissimi storyboard, essendo lui stesso anche un disegnatore. Non è facile migliorare una “sceneggiatura disegnata”, a parte quelle poche volte in cui mi scrive, a margine di una vignetta, “qui fai tu”.

Lo storyboard influenza pesantemente il modo di lavorare, anche un maestro come Cavazzano ha difficoltà con Casty: dare il tuo apporto diventa più difficile. A differenza, invece, di quanto succede con Francesco Artibani, che scrivendo la sceneggiatura permette al disegnatore di maturare una propria visione spontanea della storia.

 

Darkenblot 2.1, preludio alla nuova saga Darkenblot 3.0, è in edicola da questa settimana su Topolino. E i nuovi episodi, svela in anteprima Pastrovicchio, si svolgeranno anche in Giappone, terra che è tra le ispirazione per la futuristica Robopolis.