Il prossimo 30 gennaio uscirà in edicola Smetto quando voglio Masterclass – Il fumetto, albo di 40 pagine allegato a La Gazzetta dello Sport che anticiperà di qualche giorno l’uscita nelle sale di Smetto quando voglio – Masterclass, secondo capitolo cinematografico della trilogia diretta da Sydney Sibilia. Lo spin-off a fumetti è stato scritto da Roberto Recchioni e disegnato da Giacomo Bevilacqua, che ha anche realizzato una delle quattro copertine.

Abbiamo contattato Bevilacqua per parlare del progetto e dei collegamenti tra cinema e fumetto che si stanno sviluppando sempre più di frequente nel mercato italiano.

 

Ciao, Giacomo e bentornato su BadComics.it.
Per cominciare, ci puoi raccontare com’è nati questo progetto e come sei stato coinvolto?

In realtà, come tutte le cose, è successo un po’ per caso. È bizzarro che io e Roberto Recchioni ci conosciamo da dieci anni, ma non avevamo mai lavorato insieme. È la prima volta che collaboriamo ufficialmente a un progetto, ed è una cosa che fa sorridere entrambi. Abbiamo un’amicizia che va avanti da tempo, ma non si era mai presentata l’occasione, anche perché su Detective Dante e John Doe avevo sempre disegnato sceneggiature di Lorenzo Bartoli.

Io sono un grande fan del primo film. Per Roberto avevo già realizzato una delle cover alternative dell’albo a fumetti Lo chiamavano Jeeg Robot. Ho accettato volentieri perché Smetto quando voglio mi è piaciuto un sacco, Sidney Sibilla ha fatto un ottimo lavoro e gli attori mi hanno fatto riderissimo.

Hai visto Smetto quando voglio – Masterclass prima di realizzare il fumetto o ti sei basato unicamente sulla sceneggiatura di Recchioni?

Sono andato assieme a Roberto in una saletta privata per vedere assieme una versione avanzata del film, la lavorazione e il montaggio erano già a un buon punto. Io mi sono divertito come un ragazzino, e da lì Roberto ha avuto quasi subito l’idea da cui prende spunto il fumetto.

È la prima volta che realizzi un fumetto basandoti graficamente su dei volti di persone reali, attori con fattezze precise e un’espressività che il pubblico conosce. Come hai affrontato questo aspetto?

Innanzitutto è pur sempre un fumetto, quindi vengono mantenuti alcuni elementi caratteristici dei personaggi per raggiungere una sintesi visiva. Non ho preso le carte d’identità ricalcando le loro foto. Il mio scopo era rendere riconoscibile al lettore quale personaggio stesse guardando nelle quasi 30 pagine di fumetto; poi se stiamo a guardare il capello non sono somiglianti al 100% in ogni singola vignetta, però ho fatto il possibile.

Poi una grande mano me l’ha data Emilio Pilliu, un disegnatore molto bravo che è stato il mio assistente a causa dei tempi di lavorazione stretti.

Osservando la tua copertina, che abbiamo pubblicato ieri su BadComics.it, mi sembra che abbiate raggiunto un ottimo punto di equilibrio tra la sintesi grafica e la riconoscibilità degli interpreti, senza essere troppo seriosi.

Stiamo parlando di un film comico, quindi un tratto realistico al 100% sarebbe stato strano. Mi sono impegnato il più possibile per rendere le espressioni degli attori in modo cartoonesco.

Da una tavola mostrata in anteprima sembra che i personaggi siano consapevoli di essere all’interno di un fumetto. È soltanto una gag, oppure l’elemento metafumettistico ha un certo peso all’interno della storia? Puoi anticiparci qualcosa?

Diciamo che questo è un elemento ricorrente all’interno dell’albo, però non posso svelarvi altro. Più che essere consapevoli, si muovono in un media diverso, quindi adattare la loro espressività e le loro fattezze a un contesto differente da quello a cui sono abituati è stato quasi un gioco.

Per apprezzare al meglio il fumetto, consigli di leggerlo prima o dopo la visione di Smetto quando voglio – Masterclass? Lo consideri più un trampolino di lancio che può preparare all’esperienza sul grande schermo o un’opera che prosegue la vicenda del film?

Eh, questa è una bella domanda… Il fumetto prende alcuni elementi del secondo film e ne amplia un discorso specifico, analizzandolo nel particolare. Non rovina assolutamente il film, non ci sono spoiler, al massimo c’è una presentazione dei personaggi nuovi. L’elemento che caratterizza il fumetto è la premessa stessa del film, che si può intuire anche dal trailer, quindi secondo me potete leggerlo quando vi pare, sia prima che dopo.

Ormai stanno prendendo piede questi fumetti che raccontano storie parallele a nuovi film italiani. Oltre a Smetto quando voglio, abbiamo letto l’albo promozionale di Lo chiamavano Jeeg Robot e a breve sarà pubblicato anche l’albo basato su Addio fottuti musi verdi dei the JackaL. Come vedi questa nuova tendenza e cosa pensi possano guadagnarne entrambi i media?

Per chi ha presente il mio background, anche con Panda sono sempre stato un forte sostenitore della crossmedialità: un personaggio nato su una strip è diventato un fumetto apparendo poi anche su quaderni o nei cartoni animati di La 7. Secondo me il fumetto è il medium più completo che abbiamo a disposizione, perché coinvolge tutti e 5 i sensi contemporaneamente, perché comunque la carta la odori, i suoni ti arrivano attraverso le onomatopee…

Avrei qualche perplessità sul gusto, sei abituato a leccare le pagine?

Può essere… e poi c’è il modo di dire “i fumetti me li magno”.

Touché.

Il fatto che adesso ci sia questa voglia da parte di altri media di sfruttare il fumetto lo vedo estremamente positivo per il nostro settore. O ti evolvi o muori, il discorso è questo. La cosa figa è che non si tratta di una trasposizione, esiste da un sacco di tempo “il fumetto tratto dal film”, qui parliamo di contenuti inediti.

Chi segue la pagina di A Panda piace può trovare un sacco di vignette o altre cose che realizzo appena ho tempo, poi va a comprare Ansia la mia migliore amica e legge una storia lunga completamente diversa che non proporrò mai sul web. Questo, secondo me, è un discorso simile: dare contenuti differenti a seconda del canale che si utilizza, anche perché nel fumetto con un budget decisamente minore puoi inserire effetti che al cinema possono permettersi solo i kolossal.

Nel fumetto americano questa è una pratica ormai consolidata, con albi singoli ambientati prima o dopo il film, ma anche sotto forma di miniserie o serie regolari. Penso all’universo espanso nato da Star Wars, ma anche ai fumetti basati su Ghostbusters. Credi che in Italia potremo mai vedere un utilizzo seriale di universi cinematografici che proseguono nei fumetti?

Sarebbe estremamente interessante, ovviamente dovremmo parlare di property italiane. Al momento un fumetto dei Cesaroni non ce lo vedo, bisognerebbe trovare il soggetto giusto…

A me viene in mente, ristampato di recente da Editoriale Cosmo, l’albo su L’Ispettore Coliandro, un personaggio conosciuto dal grande pubblico e che potrebbe trovare spazio in modo regolare nel mercato del fumetto, dove non ci sono figure simili.

Smetto quando voglio Masterclass - Il Fumetto, copertina variant di Giacomo BevilacquaAh sì, certo, quello potrebbe funzionare! In Italia cose interessanti ci sono, però poi devi vedere anche il target a cui si rivolgono. Se hai una fiction guardata soprattutto da sessantenni o settantenni, difficilmente si leggeranno il fumetto. Puoi proporre al massimo il fotoromanzo. Bisogna trovare il giusto titolo e il giusto approccio.

Probabilmente in questo momento le case di produzione cinematografiche si stanno accorgendo che la mole di pubblico che riescono a raggiungere con un fumetto è ampia e vale quanto un altro tipo di promozione, se non di più, perché comunque dai un contenuto originale. Inoltre un tizio che guarda un cartellone di un film per la strada, che alla produzione costa un sacco di soldi, subisce la pubblicità, come quando vede un trailer e poi decide se andare al cinema oppure no. Il fumetto è completamente diverso, dai a un potenziale spettatore un contenuto inedito e personalizzato; può essere inteso sì come pubblicità del film, perché nasce con quella funzione, ma c’è un pensiero e un lavoro dietro che ti danno come risultato un prodotto più elaborato. Non so come spiegarlo, metti un medium al servizio di un altro.

Un po’ come i vecchi cortometraggi di Carosello, che erano narrativi e avevano una propria storia godibilissima, più elaborati di uno spot medio odierno.

Bravo, esatto. Fornire allo spettatore un certo tipo di narrazione lo rende partecipe, è un valore aggiunto da non sottovalutare. Non è come se ti capita di vedere il trailer, è un’esperienza in cui devi partecipare attivamente: esci di casa, vai in edicola, sfogli le pagine, ti soffermi su ogni vignetta…

C’è un film italiano, anche del passato, per cui ti piacerebbe realizzare un prodotto collaterale come questi?

Mah, guarda, preferirei che una casa cinematografica mi contattasse per realizzare un albetto a fumetti su un film che non è ancora stato fatto, poi ne ricavano un film.

Tra i tuoi fumetti passati, ce n’è qualcuno che pensi possa essere adatto a un adattamento cinematografico o televisivo? Ti ha mai contattato qualcuno?

Smetto quando voglio Masterclass - Il fumetto, anteprima 01Mi hanno sempre detto che Metamorphosis sarebbe stato perfetto per realizzarne un format, basato sul primo albo, escludendo ovviamente quello che poi accade nella parte finale. Lavender, che è ancora in lavorazione, secondo me si presterebbe al 100% a una trasposizione cinematografica, ma, come in molti miei fumetti, c’è una rivelazione finale; il lettore andrebbe al cinema per vedere come vengono rese tutta una serie di cose, ma bisognerebbe creare qualcosa di diverso per non annoiare chi già conosce la fonte.

Poi magari si raggiunge un pubblico talmente vasto che non c’è bisogno di cambiare niente, come è successo per The Walking Dead. Per quanto il telefilm abbia molte modifiche, io leggendo il fumetto americano sapevo che Negan avrebbe dato una caracca in testa con la mazza da baseball a Glenn, mentre tutti ora sono rimasti sconvolti dal “colpo di scena”!

Tendo a concentrare le conclusioni dei miei fumetti nell’ultimo capitolo, nelle ultime pagine. Con Lavender ho questo volume di 130 pagine in cui le cose vere e grosse succedono nelle ultime 20. È una caratteristica tipica degli horror che qui ho spinto all’estremo. Se dovessero trarne una versione cinematografica, il pubblico che ha già letto il fumetto non avrebbe molte sorprese, a quel punto sarebbe interessante creare qualcosa ad hoc che sviluppi una parte del fumetto. È quello che abbiamo fatto noi con Smetto quando voglio, però al contrario: l’estrapolazione di un elemento per sfruttarne le potenzialità, creandone degli episodi collegati.

Sappiamo che sei al lavoro su Lavender e sul Dylan Dog Color Fest dedicato a Groucho. Stai già preparando ciò che arriverà dopo, o per ora ti stai concentrando su questi due progetti?

Sto lavorando per il dopo, ma non posso dire niente. Ci sarà un annuncio a tempo debito, tra poco saprete tutto, non manca tanto.