Nick Fury Jr., quello con le sembianze di Samuel L. Jackson e figlio della più famosa spia della storia del fumetto americano, è titolare della sua prima serie regolare in solitaria, scritta da James Robinson e disegnata da ACO.

 

 

Entrambi sono stati protagonisti di una intervista, che vi riproponiamo nei suoi punti salienti, sulle pagine del sito ufficiale Marvel.

 

nick_fury_1_coverRobinson – In questa serie abbiamo l’occasione di approfondire il personaggio di Nick Fury e, allo stesso tempo, di raccontare una storia non troppo dipendente dalla continuity Marvel. Vogliamo mostrarvi la spia, l’agente segreto, definire Nick come il tizio figo che vive e lavora nell’Universo Marvel, non semplicemente la versione disegnata di Samuel L. Jackson. Vogliamo farlo diventare il personaggio unico che deve essere.

ACO – Quando si lavora su un personaggio mainstream, spesso si è portati a confrontarsi con le splendide storie del passato. Ma questo non è il Nick Fury di Steranko, né quello di Ultimates di Millar e Hitch. Da un certo punto di vista, con questa serie vi consegniamo il nuovo Fury, con una prospettiva completamente diversa, lontani dall’estetica già vista, per approdare a un’identità e un personaggio originali, ma in grado di evocare le versioni precedenti.

Robinson – Ci siamo divertiti un mondo. ACO, per me, è una forza della natura creativa, con uno stile davvero unico e diverso da ogni altro che abbia visto. La serie è testa e spalle sopra parecchi altri fumetti proprio per la sua personalità visiva. Ho scritto le sceneggiature consapevole dello spazio di cui lui aveva bisogno per raccontare la storia a suo modo, con le immagini.

ACO – Le sceneggiature di James erano sono spettacolari, in grado di toccare temi diversi e trattare i personaggi con intelligenza e originalità. Mi ha concesso molta libertà ed è rimasto aperto a suggerimenti, cosa che apprezzo molto, perché comunica fiducia nel mio talento. Stilisticamente, ci siamo subito trovati d’accordo per quanto riguarda atmosfere e toni della storia.

Robinson – C’è un punto, avanti nella serie, in cui ci separiamo in modo visibile da quel che è già stato detto su questo Nick Fury in passato, raccontandovi situazioni che, in qualche modo, prefigurano il futuro del personaggio.

ACO – Vogliamo creare la nostra mitologia, senza dimenticare quello che sta alle spalle e tradire del tutto il personaggio. Tuttavia, la serie si concentra su Nick Fury in solitaria, senza S.H.I.E.L.D., alleati, agenti che lo aiutino nelle missioni. Abbiamo costruito il suo presente e posto le fondamenta del suo futuro, ma sempre con lo sguardo anche al passato, per rubare tutto quel che ha reso Nick Fury una leggenda così ricca di significato.

Il mio intento stilistico era quello di portare la luce tipica dell’arte pop nella serie per sfuggire alle atmosfere tipicamente noir e seriose. A questo ha contribuito anche l’estetica futuristica un po’ anacronistica che ha reso grandi le storie di Nick Fury di una volta. Avremmo potuto seguire strade più tradizionali, ma se non si corrono mai rischi, si tende a proporre delle storie anonime, che lasciano indifferenti.

C’è un sacco di attenzione ai dettagli e credo che questo sia un riflesso degli schemi di ragionamento di una spia. Quando Nick entra in una stanza ha una consapevolezza immediata dell’ambiente, di come potrebbe sfruttarlo a proprio vantaggio, di quanto possa rappresentare un problema. Ha il controllo totale della situazione strategica.

Ho usato delle vignette molto piccole, che di solito hanno una funzione intimista, sono più coinvolgenti per il lettore, per ragioni narrative, non stilistiche. La taglia ridotta indica che l’azione è rapida e non dura a lungo e, a seconda del contesto, può servire a raccontare vicende parallele a quella principale.

 

 

Fonte: Marvel