Dopo l’uscita americana del numero #11 di Providence, penultimo della serie lovecraftiana e horror scritta da Alan Moore, il disegnatore Jacen Burrows è stato intervistato da Newsarama riguardo a quel che attende i lettori nell’ultimo capitolo, dei suoi rapporti con lo sceneggiatore inglese e della sua carriera al di fuori del fumetto di supereroi.

 

Providence #11, copertina di Jacen BurrowsRiguardo alla mia collaborazione con Alan, non provo altro che grande orgoglio. Se guardo agli artisti che hanno avuto il privilegio di lavorare con lui, mi trovo in ottima compagnia. C’è un sacco di pressione che mi autoimpongo, per essere all’altezza delle sue sceneggiature, ma il tutto si risolve in tanto impegno e nella speranza di un risultato dignitoso. E poi è anche entusiasmante sapere di lavorare a qualcosa di complesso, intelligente e che i lettori prenderanno certamente sul serio, come ogni fumetto di Alan Moore.

Le voci sulle massicce sceneggiature che scrive sono tutte vere. Soprattutto quelle dei primi numeri, erano enormi. A un certo punto ho smesso di chiedere delle copie cartacee perché mi sentivo complice del disboscamento. Ma tutte quelle informazioni sono necessarie quando stai lavorando con uno scrittore che ha sottomano ogni singolo dettaglio della sua storia ed è così consapevole dell’esperienza che consegna ai lettori. Tutto è definito fin nei minimi particolari.

Questa storia, nelle intenzioni di Alan, è la diretta prosecuzione del lavoro iniziato ne Il Cortile e ripreso da Neonomicon. Si tratta di un progetto per cui ho sempre avuto un interesse enorme, se non altro per la sua importanza e coerenza. La mia voglia di parteciparvi era scontata, dato che sono sempre stato un enorme fan di H.P. Lovecraft e non avrei mai detto di no all’opportunità di lavorare nuovamente con Alan Moore.

La mia carriera è sempre stata orientata dalla voglia di lavorare con i grandi sceneggiatori di fumetto. Per questo non ho mai voluto collaborare con Marvel e DC, tenendomi la chance di disegnare per Alan, Warren Ellis, Garth Ennis.

Progetti come questo non mi sarebbero stati possibili, in quel caso e sento che sarei stato un pesce piccolo in un mare troppo grande, se avessi lavorato nel mainstream, con tanto più lavoro, ma senza le grandi opere di cui ho fatto parte. C’è un sacco di competizione nel mondo dei comics e sono stato fortunatissimo ad aver avuto le occasioni di cui ho goduto.

 

Burrows, tradizionalmente legato ad Avatar Press, ha lavorato anche su altri piccoli progetto esterni alla casa editrice, ma dal 2000 in poi, il grosso del suo impegno è sostanzialmente consegnato all’etichetta, che lo ha tenuto con sé non in forza di un contratto in esclusiva, ma grazie a progetti sempre interessantissimi su cui lavorare.

 

Providence #11, bozzetto di Jacen BurrowsMi diverto a disegnare io stesso le variant cover dei miei fumetti, perché una delle cose divertenti di questa pratica è la possibilità di usare delle idee che nascono dalla storia ma non vi troverebbero spazio altrimenti. Mostrare più nel dettaglio un certo ambiente o una certa situazione visiva, oppure un personaggio in condizioni differenti da quelle già viste è il mio modo di rendere rilevanti e preziose le copertine. In questo caso, Alan ha scelto i soggetti di ognuna. Ovviamente, ci sono dei mesi in cui vorrei non dovermi dividere tra copertine e interni e portare a casa prima la storia.

Providence è il progetto di più lunga durata su cui abbia mai disegnato e devo dire che si è preso molte delle mie forze. Quindi ho in mente di prendermi una pausa importante, di prendermela comoda per un po’, lavorando a copertine e lavori su commissione. Inoltre, sto traslocando e voglio mettere a posto il mio nuovo studio con un po’ di pazienza. Non sono nemmeno sicuro di cosa avrò voglia di disegnare, per allora, ma sarò presto nuovamente pronto a darmi da fare.

Ci sono un sacco di generi che ancora non ho frequentato. Fantasy, fantascienza, space opera. Voglio mettermi alla prova e vedere cosa posso portare di personale in ognuno di essi, in ogni campo che conceda spazio creativo. Non c’è nulla di più entusiasmante che trovare soluzioni a problemi che non hai mai avuto.

 

 

 

Fonte: Newsarama