Civil War II deve ancora concludersi (accadrà solo a dicembre), ma già sappiamo che le somme del conflitto che ha tenuto banco nell’Universo Marvel nell’arco della scorsa estate saranno tirate nell’albo speciale Civil War II: The Oath #1, dove le voci dei protagonisti saranno ovviamente Iron Man e Capitan Marvel, più il terzo “incomodo”, Capitan America, che pare coinvolto nel conflitto più a fondo di quanto fosse lecito sospettare.

Le tavole di questo albo speciale saranno curate da Rod Reis, che impartirà alla storia orchestrata da Nick Spencer un taglio assai particolare. Reis vive un momento fortunato alla Casa delle idee, essendo anche l’autore a cui sono state commissionate le 53 copertine che vedranno un Vendicatore associato a ognuno degli Stati Uniti d’America.

Dalle pagine di Newarama, Reis ci rivela cosa aspettarci da The Oath.

 

Civil War II: The Oath #1, copertina di Jeff DekalUn giorno ho ricevuto un messaggio da Nick [Spencer] via Twitter dove mi diceva di essere un grande ammiratore del mio lavoro su C.O.W.L. Mi chiese se ero interessato a lavorare con lui su un titolo Marvel e ho risposto subito di sì.

Non ci eravamo mai incontrati, prima della New York Comic Con di quest’anno, ma avevo seguito le sue storie su Superior Foes of Spider-Man [I Mortali Nemici di Spider-Man] e mi erano piaciute molto.

Ho atteso con impazienza di vedere in che modo il mio stile avrebbe funzionato con personaggi come Iron Man, Capitan Marvel e Steve Rogers. Ho tentato di portare in The Oath buona parte dello stile che ho già usato in C.O.W.L., ispirandomi al mondo reale, al punto di apparire un po’ rétro.

Molti degli eroi che devono affrontare le conseguenze di Civil War II saranno impegnati in conversazioni molto intense, specialmente nel caso di Tony, Carol e Steve. Potrò cimentarmi nelle scene di combattimento nei flashback. A Nick è piaciuto molto il modo in cui disegno i supereroi nei normali abiti civili, facendoli apparire reali, quindi potete aspettarvi molte immagini di questo tipo. A livello di atmosfera, il mio obiettivo è quello di narrare una storia molto intensa, molto tesa.

Avendo lavorato come colorista, ho imparato a gestire le consegne urgenti: essendo in fondo alla catena di produzione, dovevo assorbire tutti i ritardi accumulati dagli altri, o comunque consegnare il lavoro in tempo utile. Ora che posso fare tutto, colori inclusi, posso definire la mia scaletta da solo e avere più controllo sul processo creativo, anche se ovviamente tutto questo significa più lavoro.

Inoltre, essere professionista e avere coltivato una certa disciplina è di grande aiuto! Dopo tutti questi anni passati a lavorare come colorista, ho imparato a visualizzare le pagine in blocchi di colore anziché in linee. Sapere come colorare, come definire l’atmosfera, come migliorare i disegno degli altri artisti mi ha procurato una maggiore fiducia sulle mie capacità come illustratore.

 

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Fonte: Newsarama