L’ultima Lucca Comics & Games ha avuto tra i suoi ospiti d’onore un nome del calibro di Kazuhiro Fujita. Ringraziamo Star Comics, il Publishing Manager Cristian Posocco e la traduttrice Yoko Okumura per averci offerto l’opportunità di incontrare l’autore di opere straordinarie come Ushio e Tora e Karakuri Circus (distribuita in Italia da RW-Goen), attualmente al lavoro, come sapete, su Souboutei Kowasu Beshi (sempre per Shogakukan). Ecco la nostra chiacchierata con questo geniale e divertentissimo mangaka.

 

Prima di tutto porgiamo al maestro Fujita il nostro benvenuto su BadComics.it. Come prima domanda vorremmo ci raccontasse com’è iniziata la sua carriera e come è diventato un mangaka professionista.

Vi ringrazio per l’ospitalità. Per quanto riguarda la risposta, in Giappone si tratta di un percorso piuttosto consolidato, scandito da tappe da seguire. Dopo aver finito gli studi all’Università, ho cominciato a presentare i miei lavori ai vari editor, che sono sempre in cerca di nuovi autori, fino a trovare quello che ha creduto in me e nelle mie capacità.

Ma voi vi chiamate BadComics.it, e in inglese “bad” significa “cattivo”, giusto? Allora devo rispondervi con qualcosa di cattivo: in realtà sono diventato un mangaka professionista… uccidendo tutti i miei rivali! [ride].

Secondo un grande autore come lei, che fa fumetti da oltre vent’anni, nel mondo dei manga è cambiato qualcosa in tutto questo tempo? O lo percepisce ancora simile a com’era ai tempi del suo esordio?

Io credo di non vedere cambiamenti rilevanti oggi rispetto al passato. I manga, come i fumetti nel resto del mondo, devono divertire i lettori: questa è una regola fondamentale che non può e non deve cambiare. Cambiano invece i gusti del pubblico. Per esempio nel mio Paese ora è molto di moda il genere “moé” [termine riferito a personaggi solitamente adolescenziali che suscitano al contempo protezione e attrazione – NdR].

Un maestro come lei è fonte di ispirazione per molti giovani talenti. Quali sono stati, invece, i nomi di riferimento e ispirazione per il suo stile?

Ushio e Tora Perfect Edition 1Oh… Tantissimi [sorride]. Io non ne faccio mai mistero, sono tanti i maestri a cui mi sono ispirato. Penso che per un mangaka sia normale e giusto attingere dal lavoro di chi è venuto prima di lui e cercare magari di realizzare qualcosa di nuovo e originale.

Volete sapere quali sono i miei ispiratori? [sorride]. Sono gli autori che amo di più: da Go Nagai ho carpito il modo di tratteggiare i volti, da Monkey Punch il taglio della spalla. Per come costruire una storia mi sono rivolto invece a Rumiko Takahashi.

Una volta, parlando con il maestro Satoshi Yoshida, che stimo moltissimo, gli chiesi: “È meglio possedere uno stile totalmente personale, senza contaminazioni da altri mangaka, oppure lasciarsi influenzare da loro?”. Lui mi rispose in maniera saggia: “È giusto che ognuno di noi abbia una stella da seguire che illumini il proprio cammino, magari irraggiungibile, ma che sia un riferimento fisso. Così imbarcandosi su di una nave e seguendola, si arriverà certamente in qualche porto.”

Veniamo alla sua opera più famosa: Ushio e Tora. All’inizio della storia i due personaggi sono agli antipodi: Ushio è puro, incontaminato dal male, mentre Tora è un demone, quindi malvagio. Durante la vicenda raccontata nel fumetto vi è come un percorso di avvicinamento in cui i due protagonisti si assomigliano sempre più: grazie a ciò che l’uno ha imparato e assimilato dall’altro diventano una coppia affiatata e imbattibile. Condivide questa lettura della sua opera?

È un’analisi profonda [sorride]. Io in verità avevo pensato a qualcosa di più semplice, comprensibile anche ai bambini. Vale a dire che quando si affronta una difficoltà, se non si è soli, se c’è qualcuno al proprio fianco, diventa tutto più facile.

Però è vero ciò che dici: a Ushio mancava la determinazione, e a Tora la pietà. Conoscendosi hanno colmato l’un l’altro le proprie mancanze, completandosi a vicenda e diventando più forti. Per cui l’unione fa la forza: ecco il messaggio di cui parlavo, da trasmettere ai più giovani.

In quest’opera la trama è ambientata in Giappone. La lancia, oggetto cruciale della saga, è cinese, mentre Tora è di origini indiane. È come se lei volesse creare un ponte ideale che unisca le tre grandi culture dell’Estremo Oriente. È corretto?

Ushio e Tora Perfect Edition 2Nella cultura e nel folclore giapponese soprattutto, ma anche nel resto dell’Oriente, esiste un animale fantastico: la leggendaria Volpe a nove code chiamata Kyubi. È una figura mitologica nata in India e che attraverso la Cina è arrivata fino in Giappone. Un po’ è lo stesso percorso del Buddismo, altro legante di questi tre Paesi così diversi tra loro.

Nella realizzazione di Ushio e Tora mi sono ispirato a questa leggenda e mi sono divertito molto a rivisitarla in chiave fumettistica. Sono un grande appassionati di costumi e cultura asiatica e ho condotto diverse ricerche per approfondire l’argomento.

La lancia del demone è stata una mia creazione, un espediente narrativo per unire queste tre grandi civiltà. Se ci sono riuscito alla fine, come affermi tu, ne sono molto gratificato e onorato.

Un’altra serie molto apprezzata anche nel nostro Paese è Karakuri Circus. In Italia, come in Giappone, c’è una grande tradizione legata alle maschere e alle marionette, che va dall’Opera dei Pupi al Teatro dei Burattini, alla Commedia dell’Arte. I pupazzi meccanici del suo manga sono tuttavia giganteschi e imponenti, vere macchine da combattimento. Da dove ha preso spunto per questo affascinante soggetto?

Karakuri CircusMi piace molto leggere e sono curioso di tutto. In un libro ho conosciuto proprio la Commedia dell’Arte italiana e le sue maschere: Arlecchino, Colombina, Pantalone… Ne sono rimasto molto affascinato e sono andato a vederla a teatro quando è stata rappresentata in Giappone.

Sono rimasto così colpito che ho voluto creare una storia che vedesse le maschere protagonisti. Sarebbe stato bello farle scontrare, ho pensato, ma non avrebbe funzionato se fossero state persone in carne e ossa; così ho inventato queste grandi marionette manovrate però da uomini.

Devo ringraziare voi italiani per l’ispirazione [sorride]. Anche nel mio Paese, come dicevi, c’è un teatro tradizionale recitato con le maschere, e ognuna di esse, come nella Commedia dell’Arte, coincide con uno specifico personaggio e uno specifico carattere. Ma non potevo fa combattere giapponesi contro giapponesi [ride].

L’ultima domanda, un nostro classico: riguarda un fumetto che ha letto o sta leggendo e che vorrebbe consigliare al pubblico di BadComics.it.

Io consiglierei ai vostri lettori di leggere i miei fumetti [ride]. A parte gli scherzi, mi è piaciuto molto Subaru di Masahito Soda. Racconta di una ballerina di danza classica. È una storia molto particolare e disegnata magnificamente.

Ma voi siete di BadComics.it, quindi ci vuole un altro titolo… “cattivo”: vi raccomando Kiseiju – L’ospite indesiderato, di Hitoshi Iwaaki.

Kazuhiro Fujita

 

Intervista realizzata da Francesco Borgoglio e Claudio Scaccabarozzi.