Tra le tante novità presenti a Lucca Comics & Games 2016 spiccava senza dubbio il primo volume della serie Valiant Faith, proposta in Italia da Star Comics. L’inatteso e travolgente successo di Faith oltreoceano ha portato sotto le luci della ribalta una supereroina decisamente atipica, ma in grado di conquistare una grande fetta di pubblico.

Presso la stand della casa editrice perugina abbiamo avuto la possibilità di incontrare e intervistare il disegnatore principale della serie, lo spagnolo Francis Portela, artista che in passato ha avuto modo di firmare anche lavori per Marvel e DC Comics. Ringraziamo Claudia Bovini per l’opportunità.

 

Ciao, Francis e benvenuto su BadComics.it!

Ciao a tutti.

Parliamo del tuo lavoro su Faith, al debutto italiano proprio qui a Lucca: come sei approdato alla Valiant?

Il tutto è nato nel periodo in cui la DC Comics ha lasciato la costa est per spostarsi a ovest, portando i suoi uffici da New York a Burbank. Non avevo intenzione di seguirli dalle parti di Los Angeles, preferivo restare dov’ero. Mentre ero in attesa di conoscere il mio prossimo progetto è arrivata l’offerta della Valiant, portatami da un artista che stimo tantissimo e con il quale mi sarebbe piaciuto lavorare da sempre: Fred Van Lente. Accettare è stato naturale e immediato.

Dopo aver lavorato con colossi del settore come Marvel e DC Comics, non è stato per te un po’ un salto nel vuoto?

No, assolutamente. È sempre stato un mio desiderio lavorare con uno scrittore che stimavo e apprezzavo tantissimo, con il quale sono cresciuto. Questo aspetto per me ha rappresentato un ottimo incentivo e mi ha spinto verso la Valiant. Inoltre, trattandosi di una casa editrice un po’ più piccola rispetto alle altre, ho goduto di maggiore libertà nel mio lavoro.

Approdato alla Valiant, ti sottopongono la sceneggiatura di Faith: qual è stata la tua reazione a caldo?

La mia prima reazione è stata: “No, grazie. Non mi interessa”. Non perché ritenessi Faith un progetto non all’altezza, ma per il fatto che in quel momento l’unica cosa che volevo era poter lavorare con Fred Van Lente, e Faith non contemplava una mia collaborazione con lui. A quel punto l’editor Valiant, Warren Simons, ha insistito affinché accettassi, dandomi anche dello stupido, in quanto la serie rappresentava per me una ghiotta possibilità. E di fronte a quest’insistenza non ho potuto fare altro che accettare!

Come ti spieghi il successo che Faith ha raccolto negli Stati Uniti? Quali sono secondo te gli elementi principali, o la chiave di lettura, di questo trionfo editoriale?

Credo che la caratteristica principale di Faith sia il presentare un personaggio atipico. Basta guardarla per capire che si tratta di una supereroina diversa dalle altre: una così non si era vista mai vista prima sulle pagine di un albo a fumetti e, nonostante la sua taglia oversize, resta comunque un personaggio politicamente corretto. Tutti questi elementi combinati insieme hanno sicuramente decretato il successo della serie, ponendo Faith all’attenzione della stampa, anche non di settore.

Se guardiamo ai principali universi supereroistici, non possiamo fare a meno di notare quanto sia in netto aumento il numero di personaggi femminili: cosa sta accadendo nel comicdom?

L’elemento principale che sta cambiando oggi è che abbiamo più autrici e artisti di sesso femminile. Personalmente ho un incarico presso una scuola di fumetto, a Barcellona, e posso assicurarti che, a differenza di quando la frequentavo da studente, ora circa il 40% degli studenti è di sesso femminile. Quando ero ragazzo non ce n’erano proprio, né conoscevo ragazze interessate ai fumetti. Oggi la situazione è sicuramente cambiata: me ne rendo conto ogni anno di più, vedendo crescere il numero di ragazze tra i miei allievi. Quindi, non solo aumenta la fetta di pubblico femminile interessate al fumetto, ma, in prospettiva, crescerà anche il numero di donne professioniste.

D’altro canto, sembra esserci una caccia alle streghe che manda al rogo sceneggiatori e artisti accusati di offendere la nuova sensibilità femminile del fumetto, vedi il recente caso della variant di Invincible Iron Man #1 di J. Scott Campbell, o quella di Milo Manara per Spider-Woman. In questo clima di trasformazione hai dovuto modificare il tuo approccio al disegno, oppure non ne hai sentito l’esigenza?

Faith, illustrazione di Francis PortelaMi aspettavo questa domanda. Se ho cambiato il mio approccio? Assolutamente no. Non l’ho cambiato e semplicemente non intendo farlo. Mi piace il mio modo di disegnare, è uno stile che ha sempre incontrato anche il gusto femminile. Se voglio dare un tocco più provocante ai miei personaggi, lo do senza pormi troppe domande, siano essi uomini o donne.

Quando ero alla DC disegnavo spesso personaggi dalla spiccata mascolinità e alcuni sono addirittura arrivati ad accostare il mio stile a quello di un autore di illustrazioni omoerotiche, Tom of Finland, influente artista della cultura gay. Come puoi immaginare, l’accostamento era inteso in maniera dispregiativa, offensiva, sebbene io la vivessi in tutt’altra maniera: per me era infatti la prova di aver centrato il bersaglio, di aver realizzato personaggi mascolini che arrivassero anche ai lettori gay.

Ti vedo particolarmente colpito da questa polemica, quasi indispettito.

Assolutamente sì! Ti dico in tutta sincerità che non mi piace il clima che si sta venendo a creare e trovo veramente stupida la polemica nata attorno a quella copertina di Campbell che non offende nessuno. E se un artista spagnolo o italiano dichiara questo, allora subito partono all’attacco dicendo che italiani e spagnoli maltrattano le donne. Ma scherziamo?

Com’è stato per te lavorare con due autrici come Jody Houser e Marguerite Sauvage?

In realtà non abbiamo avuto particolari contatti. Mi sentivo via mail con Jody, la quale ha apprezzato molto il mio modo di ritrarre Los Angeles, la sua città natale. Per quanto riguarda la sceneggiatura, spesso mi capitava di scriverle per farle notare alcuni problemi di fluidità in certi passaggi, o altre necessità di storytelling, e lei, da persona molto ricettiva qual è, era sempre pronta al confronto e a modificare la sceneggiatura.

Con Marguerite non abbiamo avuto modo di lavorare insieme in quanto, come vedrete leggendo il volume, le nostre parti non si incontrano mai, quindi non era necessario scambiarsi opinioni o altro. Ognuno ha lavorato sulla sua parte in solitario.

In chiusura, attualmente sei all’opera su una nuova serie: Generation Zero, spin-off di Harbinger. Come vanno le cose attorno a questo progetto?

Finito il mio lavoro su Faith, la mia richiesta alla Valiant è stata quella di poter finalmente lavorare con Fred Van Lente. Loro mi hanno detto: “Fred sta lavorando a questa serie, ti va di occupertene?”, e la mia risposta è stata immediatamente “sì”. Per me è più importante lo sceneggiatore con cui lavoro, piuttosto che il personaggio. E lavorare con Fred è sempre stato un sogno. Quindi il lavoro procede alla grande.

Grazie, Francis!

Grazie a voi per l’intervista.

Lucca Comics & Games 2016: Francis Portela e Pasquale Gennarelli