Dopo la prima parte della lunga intervista su Wonder Woman concessa da Greg Rucka a Comic Book Resources, in cui l’autore ha discusso prevalentemente della sessualità dell’Amazzone, vi riportiamo la seconda, nella quale il tema iniziale sono i nemici di Diana, spesso ritenuti non all’altezza.

 

Wonder Woman #8, copertina di Bilquis EvelyHa una galleria dei nemici debole. Uno dei motivi per cui credo sia così è che molti di loro sono spesso presentati più dal punto di vista ideologico che come veri e propri personaggi. Uno degli aspetti più affascinanti della galleria dei nemici di Batman è che si può percepire la drammaticità e la passionalità di ognuno di loro, con l’importante eccezione di Joker: penso che se si provasse a capire troppo Joker lo si priverebbe del suo fascino.

Harvey ti spezza il cuore e poi arriva Due Facce. Questi aspetti mancano agli antagonisti di Diana, la maggior parte dei quali la contrasta perché in disaccordo con il suo essere “donna” o per il suo aspetto. Non c’è una vera drammaticità in una cosa del genere. Inoltre sono tutti dottori. Basta elencarli: Dottoressa Cale, Dottor Psycho, Dottoressa Poison, Dottoressa Cyber.

 

Nonostante ciò, Rucka ha dimostrato di avere un certo interesse nei confronti di Cheetah, scelta come importante comprimaria nel primo arco narrativo di Wonder Woman del rilancio Rinascita:

 

Desidero ardentemente che Barbara Ann diventi la Harvey Dent di Diana. Barbara Ann sarebbe la parte buona, e in quel caso deve essere amica di tutti, qualcuno che Steve voglia accanto, come pure Etta. Dovete essere in grado di amarla. E se l’amate, siete in grado di capirla. Ruota tutto attorno a questo.

L’occasione si è presentata al momento giusto perché nel terzo capitolo di Year One abbiamo introdotto una giovane Barbara Ann, così che possiate vedere com’è entrata in questa mitologia. E nel quarto capitolo di The Lies vediamo Barbara Ann per come è ora, curata dalla maledizione di Urzkartaga.

 

Così come la protagonista, anche i suoi nemici hanno origini molto vaghe, all’interno dell’intricata continuity DC Comics:

 

Wonder Woman #5, copertina di Liam SharpHo fatto delle ricerche e ho scoperto, per dirne una, che il nome della Dottoressa Cyber è “Cylvia”, con la “C”. Cosa dovrei farmene? Prendete la Dottoressa Poison: è russa e il suo nome è Maru. Quando invece abbiamo fatto ricerche sulla Cale, io e l’editor Ivan [Cohen] abbiamo passato ore a chiederci quale fosse la sua malattia, il suo problema, cosa la potesse rendere una buona antagonista per Diana. Le basta guardarla per dire: “Sono in disaccordo con ogni singola cosa che rappresenti”, non da un punto di vista femminista, ma da uno polemico nei confronti del femminismo. Un buon cattivo dovrebbe essere quello che ti basta osservare per capire la sua origine, il perché di quello che fa.

Una delle cose che volevamo evidenziare con Cheetah è che Barbara Ann non creda negli dei. Quando però vede Diana buttare giù un muro, inizia a farlo. Inoltre, volevamo raccontare di come una donna come lei possa finire per essere posseduta da Urzkartaga, così da esplicitare che – pur anche avendo le migliori intenzioni – il rischio sia quello di restare intrappolati nella propria tracotanza.

 

Rucka è poi tornato sulle complesse origini di Wonder Woman, chiave di volta di questa fase iniziale della sua gestione del personaggio.

 

Wonder Woman #2, copertina di Nicola ScottLe sue origini hanno un ché di affascinante. Con Batman e Superman non ci si chiede mai come siano nati. Con lei è stata fatta un po’ di confusione, ma in realtà è tutto abbastanza semplice: proviene da un paradiso mitologico di sole donne con una cultura militare. Poi abbandona la sua casa per non farvi più ritorno quando uno straniero giunge sulle coste della sua isola e rivela che c’è un grande male da combattere. Viene scelta per farlo e lo fa con determinazione, abbandonando tutto ciò che conosce per arrivare in uno strano nuovo mondo, assieme a questo straniero, con l’obbiettivo di salvarci tutti. Queste sono le sue origini. Lungo la strada, poi, è cresciuta.

Credo però che questo aspetto sia andato perduto o sia stato ignorato, nel corso degli anni, ed è chiaro che il motivo sia la possibilità di farla tornare a casa. Perché lei torna a casa ogni maledetta volta. Tutti amiamo raccontare storie su Themyshira e sulle Amazzoni, è qualcosa di figo e divertente, in quanto hai tutta la loro mitologia a disposizione. Ma sarebbe come riportare Superman su Krypton e lasciare le cose così. Sono state fatte tante storie con Superman che torna a Krypton, in un modo o nell’altro, ma Krypton non è mai tornato per restare: è sempre andato perduto, di nuovo.

Credo che si tenda a dimenticare quanto tutto ciò sia importante. Pensate a quello che significa, in termini di eroismo, il fatto che lei abbandoni tutto quello che conosce – un paradiso e l’immortalità – che lo faccia a causa di un tizio che appare all’improvviso e del suo popolo che decide che è il momento di agire, di fare qualcosa. Tocca a lei, anche se non è tenuta, in quanto sua madre è la regina. La madre non vuole che vada via, ma lei decide comunque che deve farlo.

Tutto questo è insito nella sua natura. Penso sia la parte “Wonder” di Wonder Woman: è una persona che si fa delle domande [“to wonder”, in inglese significa “chiedersi”, “interrogarsi” – NDR], al contrario delle altre Amazzoni, perché a loro non importa ciò che accade al di fuori di Themyshira. Ma Diana vuole scoprire, vuole conoscere, vuole incontrare gli uomini. Ha bisogno di farlo. Questo è parte di lei, e ne deriva la verità su chi sia veramente: un personaggio che ricerca la verità. E per ottenere la verità, devi prima essere in grado di comprendere.

 

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Fonte: CBR