Color Tex: La pista dei Sioux è firmato da due grandi nomi del panorama nostrano, Tito Faraci e Mario Milano. Abbiamo contattato l’artista foggiano e – grazie alla sua disponibilità e cortesia – possiamo ora raccontarvi cosa c’è dietro alla lunga, avvincente storia da lui disegnata, racchiusa dietro a una splendida copertina di Claudio Villa.

 

Ciao, Mario. Benvenuto su Badcomics.it!
La pista dei Sioux, non è la prima tua esperienza con Aquila della Notte: ti abbiamo ammirato in precedenza nel doppia storia del 2006 scritta da Claudio Nizzi e uscita sui numeri 552 e 553, intitolati Il villaggio assediato e Tiro al bersaglio. Dal punto di vista artistico cos’è cambiato da allora?

Ciao a tutti. Permettetemi innanzitutto di ringraziarvi per questa opportunità di raccontarvi il mio lavoro. Nella mia prima storia di Tex ho avuto modo di esprimermi con lo stile che sentivo più mio, quello francese, ispirandomi a Jean Giraud e al suo Blueberry. Da allora, disegnando per il mercato francese, ho avuto modo di approfondire e maturare ulteriormente il mio stile di disegno, che con il Color Tex ha avuto la massima espressione.

Sulle pagine di Color Tex ti vediamo alle prese con un volume a colori, realizzati da GFB Comics. Tex, una serie nata e cresciuta esclusivamente in bianco e nero, ha dimostrato negli ultimi anni di avere enormi potenzialità in policromia e il tuo lavoro ne è un esempio. Cosa ne pensi dello sforzo che la casa editrice e il suo curatore, Mauro Boselli, stanno facendo in questa direzione, ossia proporre sotto nuove proiezioni narrative e grafiche questo patrimonio del fumetto italiano?

Una casa editrice “illuminata” come la Bonelli è da sempre attenta a tutte le tendenze ed è essa stessa propositiva nei suoi prodotti. Non a caso Tex e gli altri personaggi sono tra i più belli del mondo e sono realizzati da autori straordinari. Mauro Boselli è un professionista dinamico e attento a tutte le innovazioni del fumetto; ne è un ulteriore esempio il Tex cartonato, disegnato da autori eccezionali.

Com’è nato questo progetto con Tito Faraci? Come sei stato coinvolto?

È nato tutto un po’ per caso: stavo completando il secondo episodio di una serie per la casa editrice francese Glénat, quando mi è stato proposto di realizzare questa storia con Tito Faraci, verso la quale mi sono sentito da subito stimolato, vista la mia passione per gli spazi ampi, i cavalli e le scene d’azione.

In questa nuova avventura, Tex si sposta in Colorado e poi in Wyoming, sulle tracce del pericoloso fuorilegge Tom Carrell, che ha rapinato una diligenza e massacrato i suoi passeggeri. Ti sei subito trovato a tuo agio con il soggetto e la sceneggiatura di Tito Faraci?

Sì, Tito Faraci è un bravissimo sceneggiatore e leggendo la sua storia immaginavo già le scene che avrei realizzato. L’ambientazione poi l’ho sentita subito mia, dato che amo disegnare ambienti naturali. Il racconto scorre fluido, con un Tex un po’ diverso dal solito e un finale a sorpresa. È stato molto piacevole disegnarla.

In questa storia assistiamo a grandi scenari paesaggistici, ambientazioni notturne e confronti tra i personaggi fatti di primi piani e dettagli. Abbandoniamo inoltre la montagna per la prateria, con l’intreccio che si sviluppa fino alla fine come un vero e proprio thriller. Insomma, hai avuto modo di sbizzarrirti! Come ti sei preparato alla realizzazione di atmosfere e situazioni così diverse?

La documentazione è fondamentale per il lavoro del disegnatore di fumetti. Per questa storia ho necessariamente ricercato le ambientazioni giuste per raccontare il territorio, muovendomi appunto tra montagne, boschi e praterie. Ho tentato di realizzare gli ambienti così come sono in quelle zone del Nord America. Altrettanto ho fatto con i personaggi e gli abbigliamenti, cercando anche le giuste espressioni per raccontarne il carattere e la personalità.

Per Sergio Bonelli Editore hai disegnato Nick Raider: hai attinto anche a quell’esperienza per La pista dei Sioux che, a nostro modo di vedere, ha molto del Giallo?

In effetti, Tex veste proprio i panni di un “detective” alla ricerca del colpevole sotto le mentite spoglie, in questo caso di un cowboy. L’esperienza di Nick Raider ha contribuito senz’altro, suggerendomi anche le espressioni che il nostro eroe assume quando s’interroga sul da farsi.

Il titolo non lascia dubbi: c’è molto spazio per gli indiani d’America. Parliamo di una trama secondaria che si innesta in quella principale e aggiunge azione e vivacità alla vicenda. Tito Faraci ha ricamato – è il caso di dirlo – un racconto ricco e intrigante, adatto ai palati fini, mentre il dinamismo delle tue tavole e la plasticità che riesci a imprimere sono uno spettacolo per il lettore. Hai preso spunto anche da sequenze di celebri film per ottenere questi risultati?

Il bello di questa storia è appunto l’intreccio tra le due diverse situazioni, con il nostro eroe alla ricerca del colpevole, che si finge mandriano e diventa leader dei cowboy per risolvere a loro vantaggio lo scontro con i sioux. Certo, per la realizzazione del racconto ho guardato alcuni film, ma non per forza pellicole che narrano situazioni analoghe. Ad esempio, h preso spunto da una sequenza cinematografica per realizzare al meglio la scena del treno che sta per investire i manzi sui binari, e altre ancora per caratterizzare al meglio gli indiani.

Quando ti rivedremo di nuovo all’opera su Tex? E quali sono i tuoi progetti per l’immediato futuro?

Sto disegnando una storia per il Tex cartonato. Mi era già stata proposta mentre stavo ancora disegnando questo Color Tex. Non vorrei rivelarvi il contenuto, ma posso dirvi che la storia e molto bella e intrigante… in seguito lavorerò sul terzo episodio della serie di Glénat.

Chiudiamo con una nostra domanda tradizionale: c’è un fumetto, tra gli ultimi che hai letto, che vorresti consigliare ai lettori di BadComics.it?

…È una domanda dalla risposta difficilissima. E in questo caso non posso che consigliare simpaticamente il prossimo fumetto che realizzerò, ovvero il Tex cartonato. Ciao.