Diamo un caloroso benvenuto su BadComics.it a Matteo De Longis! I lettori di Orfani: Nuovo Mondo lo conosceranno molto bene, grazie alle straordinarie copertine che ha realizzato per la terza stagione della serie di Sergio Bonelli Editore ideata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari.

Questo lavoro ha contribuito a fargli vincere il prestigioso Premio Rapalloonia come miglior nuovo talento all’edizione 2016. Presenti alla kermesse della deliziosa cittadina ligure, non abbiamo perso l’occasione di intervistare Matteo che ha regalato ai nostri lettori… una Rosa!

 

Sei molto giovane, nonostante il tuo talento. Abbiamo saputo che hai studiato Giapponese all’Università, è corretto?

Non proprio. Ho fatto un breve corso universitario, per avere le basi minime con cui affrontare un viaggio a Tokyo, ma per me rimane la lingua di un mondo alieno e meraviglioso.

Hai tuttavia lavorato per il mercato nipponico e americano: di cosa si è trattato nello specifico?

Avengers: The Initiative, copertina di Matteo De LongisNel primo caso soltanto di lavori di grafica relativi a riviste di fumetto europeo editate in Giappone. Spero che possa “succedere” qualcosa di più interessante, prima o poi, con quella fantastica realtà.

Per gli Stati Uniti invece ho realizzato alcune copertine per la Marvel, riguardanti Avengers: The Initiative, e Sky Doll: Spaceship. È stata un’occasione capitatami e non cercata, perché non sono un lettore di comics americani, per cui ho dovuto documentarmi parecchio per disegnare personaggi che proprio non conoscevo. È in fondo una circostanza in cui mi trovo non di rado come copertinista. Cerco di cogliere al volo quello che è giusto cogliere per esprimere quel soggetto e… finora mi è andata bene. [sorride]

È stato bello lavorare per la Marvel. Mi hanno sempre lasciato estrema libertà creativa, dimostrando sempre apprezzamenti per le mie idee. Ma la cosa più divertente rimane l’assegno che mi recapitavano per ricompensare la mia prestazione: recava inciso sopra l’Uomo Ragno e dovevate vedere il viso della cassiera quando andavo per riscuotere un assegno con sopra Spider-Man… mi guardavano malissimo. [ride]

Com’è nato il tuo amore per il disegno?

È sempre stato un gioco. Nel senso che il disegnare in sé era il gioco. Mi appassionava realizzare qualcosa che avevo immaginato e il divertimento era quello, la magia stava tutta lì. Una volta finito, per me il disegno non aveva più interesse. Solo molto tempo dopo ho cominciato a pensare che quel mio gioco potesse diventare un lavoro.

Il colore è arrivato molto tardi così come la figura umana. All’inizio disegnavo dinosauri o astronavi, ero molto affascinato dal mecha design. Non riuscivo a trovare l’approccio idoneo a me per rappresentare la figura umana. L’illuminazione è arrivata quando mi sono avvicinato ai manga e agli anime, al loro stile unico nella capacità di stilizzare.

È la tipologia di fumetto a cui ti senti più incline, il manga?

Sì, mi sento in un certo qual modo giapponese. Sono cresciuto leggendo manga e guardando anime. È un mondo ovviamente sconfinato e diversissimo, ma a cui mi sentivo profondamente legato. Ho quindi subito un processo di contaminazione al contrario, come un orientale che fonde il suo stile con alcuni dei principali in Occidente, fino a trovare un ibrido. Non penso di essere l’unico degli autori miei coetanei ad aver seguito un percorso del genere.

Sul tuo profilo Facebook ti definisci un “dream designer”: cosa intendi con questo concetto?

È un discorso che è partito principalmente con l’infanzia. Come illustratore credo di essere ancora in una fase iniziale del mio percorso. Ultimamente ho tenuto un po’ o il freno pigiato per quanto riguarda il fumetto in particolare, andare oltre la semplice illustrazione. Le illustrazioni, tuttavia, per me non si riducono al puro lato estetico, principalmente devono essere invenzione, design. L’idea e la profondità dei soggetti sono più importanti dell’estetica, per quanto mi riguarda.

Hai lavorato anche per il mercato francese, con Soleil per la precisione: come ti trovi con i cugini d’oltralpe e di cosa ti occupi nello specifico?

Per anni ho lavorato in Francia, principalmente per Soleil. La Francia offriva già allora quella apertura a una varietà di stili e possibilità che si stanno vedendo ora, secondo me, anche in Italia. In Francia, rispetto all’Italia, c’erano realtà editoriali che accettavano stili molto più liberi e misti. Per cui mi sono trovato perfettamente a mio agio con i cugini d’oltralpe.

Veniamo all’Italia. Sergio Bonelli Editore è stato il primo approdo o avevi già collaborato con realtà nostrane?

No, non ricordo precedenti collaborazioni con altre case editrici italiane. Qualche anno fa, tornando fisicamente in Italia, perché vivevo in Provenza, ho deciso di tuffarmi nell’ambiente per capire che cosa stesse succedendo e sono andato Lucca Comics. Lì, ho incontrato Roberto Recchioni, che mi conosceva già. Aveva visto alcune cose che avevo fatto ed è stato in quell’occasione che mi ha proposto, nel corso di una serata nella famosa Piazza Anfiteatro, di fare una cover per Dylan Dog. Un’idea folle, per me.

Il tuo esordio in Bonelli è avvenuto infatti come copertinista di Dylan Dog Color Fest 14: Nuovi volti, giusto?

Esatto, è iniziato tutto da lì, da quella copertina.

In seguito ti è stato affidato il ruolo di copertinista ufficiale della terza stagione di Orfani, Nuovo Mondo: come sei stato coinvolto nel progetto?

Sempre Roberto, ovviamente. Mi ha proposto una cover come test, per vedere se potevo essere effettivamente adatto, e alla fine è andata bene.

Ci puoi raccontare come nasce una tua copertina di Orfani, quanta libertà hai sul soggetto e via dicendo?

L’input solitamente arriva da Roberto e poi si lavora anche con l’altro autore della serie, Emiliano Mammucari. Sono due modi di pensare, i loro, molto diversi. E, probabilmente, il mio è ancora un altro. È divertente perché spesso mi trovo proprio a metà strada tra le loro idee. Quando Roberto lancia una proposta, si aspetta quasi automaticamente un rilancio da parte mia, che faccio volentieri.

La cosa più importante per me è riuscire a esprimere nella copertina un’emozione, la stessa che quel numero vuole suscitare nel lettore, anche se magari non l’ho letto, semplicemente perché non è ancora completato. Mi lascio trasportare dal suo input cercando di capire cosa volesse all’inizio, per poi proporgli un soggetto completamente diverso. E di solito funziona.

Se andate a recuperare tutti gli albi di Nuovo Mondo, potrete notare un percorso e un’evoluzione della cover. La prima è molto classica, iconica, perché deve introdurre la nuova protagonista e la nuova ambientazione. Da lì in poi ho cercato di spingere per rappresentazioni vicine alla mia sensibilità, perché voglio andare oltre a una mega-vignetta, come accadeva nella miglior tradizione Bonelli, e non risultare descrittivo.

Un volta eravamo tutti e tre d’accordo, ma il progetto fu bocciato dalla redazione. Si trattava di una prospettiva molto aberrante dall’alto. Nulla di scandaloso, anche se poteva apparire deformante. Un altro limite da tener ben presente sono le dimensioni del formato Bonelli. In digitale ti trovi a navigare nel tuo disegno e poi riportando lo zoom alle dimensioni reali ti accorgi che è stato tutto inutile, o quasi, e che certi dettagli su cui ti sei impegnato non si vedranno mai. [ride]

Quali sono i tuoi piani per il futuro? Puoi svelarci qualcosa?

Forse è arrivato il momento di cimentarmi con il fumetto, di fare fumetto. Ho sempre avuto un grande rispetto per gli autori completi e nell’approccio a una storia, ripeto, mi sento molto giapponese anche in questo. L’intenzione è quindi quella di scrivere e disegnare una storia, come fanno solitamente i mangaka. So che non è facile, perché una copertina è cosa ben diversa da una tavola, come lo è un’illustrazione da una logica sequenziale e dinamica. Comunque ho un progetto a cui sto lavorando per una casa editrice italiana come autore completo. Non posso rivelare altro ma metterò tutto me stesso in questa cosa, vedrete!

Un fumetto che ti ha particolarmente colpito e che vorresti consigliare ai lettori di BadComics.it?

Solo da poco mi sono rimesso a sfogliare fumetti, perché una cosa importante per i disegnatori, a mio parere, è guardare non solo il fumetto, ma rivolgersi ad altro. Facilissimo dire cinema, per quanto si somigliano i due media, ma mi riferisco anche ai miei interessi specifici: design, moda, tecnologia… tutto ciò che vi affascina, bisogna divorare il mondo con gli occhi. Chiusa parentesi.

Attualmente sto leggendo Saru di Daisuke Igarashi. È un mangaka che fa genere seinen e che mi piace molto. Poi consiglio vivamente il maestro Naoki Urasawa, qualsiasi opera. Leggete manga di qualità, ce ne sono tantissimi in circolazione e fanno bene.

Rapalloonia 2016, disegno di Matteo De Longis