Tra gli autori di Sergio Bonelli Editore che abbiamo incontrato per voi alla scorsa Rapalloonia, intitolata Bonelliana, non potevamo lasciarci scappare un rappresentate di Zagor… e che rappresentante: Walter Venturi.

 

Ciao, Walter! Benvenuto su BadComics.it! Grazie per la tua disponibilità e per lo splendido omaggio che hai fatto ai nostri lettori! Partiamo dai tuoi inizi in Sergio Bonelli Editore: com’è nata l’occasione di entrare a far parte della più importante casa editrice di fumetti italiana?

Avevo appena finito una storia di Detective Dante per l’Eura Editoriale scritta da Roberto Recchioni, quando Tito Faraci, che all’epoca stava lavorando sulla sua miniserie Brad Barron, vide le mie tavole. Qualche giorno dopo mi arrivò una telefonata da Mauro Marcheselli che mi invitava a fare qualche tavola di prova. Provai, approvarono e mi affidarono il numero 16.

Che emozione! Da sempre speravo di poter collaborare con Bonelli! Da quel momento ho macinato circa 800 tavole dei vari speciali di Brad Barron. Per lo speciale n. 2 in particolare, chiamò Sergio Bonelli per farmi i suoi complimenti! Insomma, sono passati dieci anni e ogni mattina mi sveglio felice pensando che realizzerò l’ennesima pagina per il mio editore preferito!

Il tuo secondo lavoro bonelliano è stata la serie limitata Demian: ti sei trovato subito a tuo agio con il soggetto di Pasquale Ruju?

Nessun problema, Pasquale è estremamente dettagliato, quindi sai subito dove andare a parare. Ho disegnato il n. 13 e successivamente anche uno speciale di 300 pagine, tutti in tempi record, viste le consegne dai tempi molto stretti.

Il personaggio successivo con cui ti sei cimentato in Bonelli è nientemeno che Zagor: come ti sei sentito quando hai appreso che avresti lavorato su un’icona del fumetto italiano?

In ordine: sorpreso, orgoglioso, impaurito, ma pronto, in quanto erano anni che tampinavo Moreno Burattini cercando di farmi affidare una storia. Mi piace molto lo Spirito con la Scure, in lui ritrovo quello che per me è l’avventura e la fantasia. Poter contribuire direttamente alla sua saga mi riempie di soddisfazione. Adoro disegnare la natura, le vecchie armi, le divise, i trapper, gli indiani e sono tutte cose che ritrovo nelle sue storie.

Il tuo tratto è molto espressivo e ci ha regalato uno Zagor immediatamente riconoscibile, ma in cui emerge la tua personalità. Hai dovuto per forza confrontarti con maestri come Gallieno Ferri, Franco Donatelli e veterani della testata con uno stile preciso – come Alessandro Chiarolla e Raffaele Della Monica – oppure, dato il tuo bagaglio di esperienze precedenti, hai cercato subito di non subire contaminazioni, pur rispettando lo Spirito con la Scure?

Il mio Zagor è ispirato chiaramente a quello del maestro Ferri, per me quello è il solo e unico Zagor. Ho studiato molto il personaggio e alla fine spero di averlo ben interpretato, non copiandolo ma rispettandolo. Moreno dice sempre che sono nato per disegnare Zagor e in realtà è vero, non faccio alcuna fatica a lavorarci su, anzi mi diverto!

Hai avuto l’opportunità di conoscere personalmente Ferri?

Per fortuna, sì! Eravamo seduti spalla a spalla in un bar di Lucca e io, fresco di incarico, gli feci vedere le mie prime tavole del Color Zagor, che apprezzò, e mi diede la sua benedizione! Poi, ci furono altre occasioni d’incontro, che sarebbero potute essere di più, se non ci avesse lasciato recentemente.

Su Speciale Zagor 27: Christopher deve morire!, di Lorenzo Bartoli su soggetto di Moreno Burattini, abbiamo potuto ammirarti in bianco e nero, mentre nel primo Color Zagor – intitolato I fantasmi del Capitano Fishleg – di Jacopo Rauch, a colori. Sono due tecniche assai diverse: per te cambia qualcosa nel lavorare su tavole che sai, appariranno poi in policromia?

Diciamo che non cambia niente, in quanto se non coloro io (in realtà mia moglie!) direttamente le tavole e non posso intervenire, ho capito che è meglio lavorare come al solito, però, devo essere sincero, nel team-up tra Dragonero e Zagor, ho pulito un po’ di più il segno in favore del colorista.

Qual è il comprimario che più adori disegnare e che, magari, non hai ancora avuto la possibilità di ritrarre?

Con Cico sono più in sintonia data la sua caratterizzazione, mentre di sicuro mi divertirei con Groucho, penso che il mio tratto possa ben sposarsi con la sua mimica comica, il suo gesticolare.

Quando potremo vederti nuovamente all’opera su Zagor e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Di recente ho curato sia il gioco da tavolo che la storia interna all’album delle figurine di Zagor che verranno presentati a Lucca; mentre ora sono al lavoro, su testi di Luigi Mignacco, sul ritorno di Smirnoff. Nel frattempo ho fatto un’incursione, con una storia breve, sul prossimo Color Tex e ne ho appena finita un’altra per il Tex Magazine.

Con mia moglie (MadCow), invece, sto studiando i colori per il mio romanzo Il Grande Belzoni, che mi piacerebbe rivedere appunto a colori e con un succoso sketchbook in appendice. Anche altre cosine bollono in pentola, ma ovviamente è tutto top secret!

Rapalloonia 2016:  disegno di Walter Venturi