Come l’episodio precedente, anche Who’s Gonna Take the Weight? si apre in medias res, mostrandoci Luke Cage alle prese con il primo passo di quello che potremmo considerare il suo personalissimo cammino dell’eroe. A seguito della morte di Pop, Luke è intenzionato a farsi giustizia da sé per vendicare l’amico, punendo i responsabili con ogni mezzo e ripulendo così il suo quartiere, Harlem.

Purtroppo, però, la situazione globale sta precipitando a causa delle azioni dello stesso Cage e all’orizzonte si profila una pericolosa guerra tra gang che potrebbe mettere contro due diverse etnie: quella latina – apparentemente capitanata da Domingo Colon – e quella afroamericana, guidata da Cottonmouth e da sua cugina, la Consigliera Mariah.

Questo è l’episodio dei confronti, il primo dei quali avviene proprio tra il protagonista e il suo principale avversario: lo scontro, per ora solo verbale, mette in chiaro il differente punto di vista dei due, ma siamo sicuri che questo sia solo il primo round tra loro. Poco dopo, proprio Cottonmouth è protagonista di una diatriba con sua cugina: se la seconda crede davvero nel riscatto dei neri e del quartiere – anche se è disposta a sporcarsi le mani per far avverare il suo sogno – il primo è molto più disilluso e pragmatico, preferendo al “nero” il verde dei dollari, unico mezzo per elevarsi davvero, a suo dire.

Ma sono molti i personaggi a dire la loro, in questo terzo capitolo: sostanzialmente il fulcro del dibattito che aleggia per tutto l’episodio è quello della giustizia, sia quella formale che quella di strada. La gente del quartiere non si sente rappresentata dalle istituzioni, né protetta dalle forze dell’ordine. I poliziotti sono visti come incapaci di risolvere davvero le cose, le banche vengono descritte come un vero nemico, e i neri di Harlem preferiscono affidarsi alla legge non scritta (se non col sangue) che impera tra le strade del quartiere. Probabilmente, proprio Cage sarà sempre più chiamato a dimostrare il contrario, in primo luogo a se stesso.

In apertura, vediamo alcune scene tratte da un notiziario in onda sul canale WJBP News: questo fittizio network esiste anche nell’Universo Marvel a fumetti, dove la più celebre reporter è Megan McLaren, apparsa per la prima volta sulle pagine di Thunderbolts #1 (1997).

Viene inoltre menzionato nuovamente il villain Diamondback, che nei fumetti è una delle spine nel fianco di Cage, e siamo sicuri che ben presto vedremo il volto di questo criminale. Sempre a proposito delle connessioni con l’Universo Marvel, viene menzionato ancora una volta il “martello magico” di Thor. Anche il personaggio del detective Rafael Scarfe si dimostra essere speculare alla sua controparte a fumetti, e siamo sicuri che il rapporto con la sua collega Misty Knight si evolverà come i lettori ben sanno.

Inoltre, per quanto il look del protagonista sia diverso da quello originale anni ’70 (ma comunque simile a quello moderno), notiamo come la sua felpa con cappuccio sfoggi una punta di giallo, colore che da sempre caratterizza il personaggio nei fumetti. In questo episodio, inoltre, anche Cage ha il suo momento “hallway fight”, come già visto per ben due volte in Daredevil: solo contro tutti, Luke è protagonista di una sequenza di combattimento davvero spettacolare, nella quale viene fuori tutto il suo stile e al sua dirompente potenza. Ancora, nella sequenza conclusiva, Cage pronuncia quella che è forse la sua esclamazione più classica, ossia “Sweet Christmas”, tradotto in italiano come “Cristoforo Colombo”.

Infine, si fa di nuovo riferimento al basket e al campionato NBA: è Misty a menzionare alcuni celebri giocatori di colore, come anche Bill Russell, primo allenatore afroamericano della storia della pallacanestro professionistica americana di massimo livello.

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