James Bond: Hammerhead è l’ultimo progetto dedicato all’Agente 007 annunciato da Dynamite, uno spin-off della serie regolare – firmata da Warren Ellis – scritto da Andy Diggle e disegnato da Luca Casalanguida. L’affascinante spia andrà in Europa per uccidere il Kraken, un anti-capitalista radicale che vuole mettere le mani sull’arsenale nucleare ultra-tecnologico della Gran Bretagna; ma cosa succederà quando la missione di Bond sarà compromessa? Di chi ti puoi fidare in un mondo nel quale ogni fazione sembra ordire contro di te?

Comic Book Resources ha intervistato Andy Diggle per approfondire il suo approccio al personaggio e come gli elementi classici di 007 possano convivere con uno decisamente più moderno allo spionaggio.

 

Hai lavorato su storie di tutti i generi: cosa rende James Bond qualcosa di unico? Cosa ti ha convinto a lavorare sul personaggio?

Portare il Bond dei romanzi originali di Ian Fleming al giorno d’oggi era una grande opportunità per fare qualcosa di originale col personaggio. In tutta sincerità, avendo la possibilità di lavorarci, l’avrei fatto con qualunque casa editrice. Fortunatamente ho già un grande rapporto con Dynamite, per la quale ho lavorato su thriller come Uncanny e Control.

Qual è il tuo legame personale con Bond? Sei un fan dei romanzi, dei film, o magari della serie a fumetti?

Sono cresciuto con i film. Non è stato così per tutti? Quando ero un bambino, tutta la famiglia si riuniva attorno al nostro piccolo televisore in bianco e nero ogni volta che trasmettevano un film di Bond. Il primo che ho visto è stato Moonraker – Operazione spazio, a 8 anni. Poi, qualche anno più tardi, ho scoperto i romanzi di Ian Fleming. Bond c’è sempre stato, per certi versi ha influenzato quasi tutto ciò che ho scritto.

Che atmosfera possiamo aspettarci da Hammerhead? Che esperienza vuoi creare per il lettore con questa serie?

James Bond #1: Hammerhead #2, copertina di Francesco FrancavillaLe avventure di James Bond tendono a essere esagerate: avversari spietati, missioni coraggiose, minacce planetarie. Il trucco è di toccare le corde giuste senza cadere nel cliché. Adoro le scene d’azione e mi godrò la possibilità di portare questa mia passione nel fumetto. Voglio che Hammerhead sia un frenetico action thriller, con muscoli e cervello. Ma è anche importante lasciare qualche momento di respiro, per vedere l’essenza di Bond. Penso che abbiamo raggiunto l’equilibrio giusto.

Con la sua run sull’altra serie a fumetti di James Bond, Warren Ellis ha riportato in scena il cupo e meditabondo assassino dei romanzi di Fleming. Cercherai in modo simile di ritornare a questo tipo di personaggio?

Sì. Detto questo, Bond non può passare troppo tempo a pensare, c’è troppa trama da raccontare! I romanzi di Fleming ci mostrano uno spiraglio della sua vita privata, cosa lo muove, da cosa nasce la sua visione fatalista. È più difficile fare lo stesso in un fumetto senza usare monologhi interiori, perciò lo fai attraverso i dialoghi e la caratterizzazione. È ciò che fa, oltre alle sue scelte, a definirlo.

Bond è uno di quegli archetipi maschili che ha attraversato la cultura per decenni, con la sua sicurezza da maschio alfa, giusta o sbagliata che sia. Qual è il tuo approccio personale a riguardo?

È esattamente un maschio alfa. È un’icona di mascolinità, nel bene e nel male. Gli aspetti positivi sono la sua forza, la sua resistenza, il suo essere implacabile nell’inseguire gli obiettivi. Rischia la vita per il bene supremo. Altri aspetti della sua personalità potrebbero essere visti come meno positivi nella società odierna, come la misoginia casuale e il bisogno di avere il controllo. Ciò che lo rende così bravo nel suo lavoro ne fa anche una persona che, potremmo dire, non si preoccupa troppo del prossimo. Ma va bene, è fatto così.

Non ho alcuna intenzione di ammorbidire Bond, ma il mondo è cambiato negli ultimi 50 anni e non farei il mio lavoro se facessi finta di nulla. Un modo per raggiungere questo risultato è inserire personaggi femminili che non esistono solo per essere salvate, uccise o portate a letto. Comunque, il sesso e l’amore fanno parte del fascino di Bond e seguirò questo sentiero. È un confine sottile.

Cosa aggiungono i disegni di Luca Casalanguida alla storia? Come ti sei trovato a collaborare con lui?

Luca è stato davvero una scoperta. Ha un meraviglioso e fluido stile di disegno europeo che è perfetto per Bond. Lui è in Italia e io sto in Inghilterra, perciò comunichiamo via e-mail, mandandoci sceneggiature e bozzetti finché non siamo d’accordo. È stata una collaborazione molto soddisfacente. Luca andrà molto lontano.

Quant’è importante per te ottenere un aspetto preciso per Bond? Cosa vuoi che evochi il personaggio? 

Voglio che evochi James Bond! E sono entusiasta di dire che Luca ci è riuscito appieno. È sufficiente vedere le pagine di anteprima di Hammerhead per capire che ha saputo catturare l’essenza di Bond. La sua rude sicurezza, il suo carisma… Stiamo anche prestando molta attenzione alle sue scelte di abbigliamento, Bond è un uomo che sa come vestirsi bene. A differenza mia.

Le missioni che le spie affrontano sono cambiate dalla Guerra Fredda: che tipo di minaccia hai introdotto in Hammerhead?

Per me, parte dell’attrattiva sta proprio nel fatto che il mondo moderno propone un tipo di spionaggio più vario e complesso del “Sud contro Ovest” della Guerra Fredda. Il comunismo ha perso, il capitalismo ha vinto. Nel nostro mondo globalizzato e interconnesso tutte le nazioni commerciano tra loro e, contemporaneamente, si spiano a vicenda. Non è sempre ovvio chi sia il vero nemico. Questo è molto più interessante per me del semplice “buoni contro cattivi”.

È di vitale importanza che Bond affronti un nemico intelligente e deciso quanto lui. Le storie di Bond sono definite dai suoi avversari. Nel caso di Hammerhead, l’avversario è un nemico del capitalismo e forse ha le sue ragioni. Bond sta combattendo per rendere il mondo un posto migliore, o semplicemente per mantenere lo status quo?

Come si adatta Bond al mondo dello spionaggio contemporaneo? Vuoi mettere in scena un mix tra un atteggiamento vecchio stile e uno più moderno?

James Bond: Hammerhead #2, copertina di Francesco FrancavillaLa rappresentazione dello spionaggio di Ian Fleming era ispirata alle operazioni dei commando durante la Seconda Guerra Mondiale e alle avventure del fratello giramondo che operava sotto copertura durante la Guerra Fredda. Fleming scriveva storie d’avventura senza alcun freno, ed è quello sto facendo anch’io, inserendole in un plausibile contesto geopolitico odierno. Nelle mie storie non vedrete automobili che vanno sott’acqua o polsini laser, ma non posso promettervi che non ci saranno squali. Dopo tutto, il primo arco narrativo si intitola Hammerhead [Pesce martello – NdR]…

In Gran Bretagna c’è una tradizione di storie di spionaggio attraverso le quali si commenta la situazione politica attuale e di certo ci troviamo in un periodo inquietante. Con Hammerhead sei interessato a sfruttare la missione di Bond per parlare degli obiettivi, dell’atteggiamento e della mentalità della società britannica?

È una grande domanda e la risposta è: sì. Il Regno Unito è stato scosso dal risultato del referendum in favore della Brexit, per uscire dall’Unione Europea. È qualcosa di sensazionale e, a mio parere, la peggiore mossa della nazione dai tempi della crisi di Suez. La questione dell’identità nazionale è il fulcro di questa storia. Qual è il posto nel mondo della Gran Bretagna, ora? Siamo una potenza che sta appassendo, o questo ci darà la libertà?

 

 

Fonte: Comic Book Resources