Jeff Lemire sta fornendo agli appassionati una visione personale del genere supereroistico con la serie Black Hammer, disegnata da Dean Ormston, che ha esordito quest’estate negli Stati Uniti per Dark Horse e che verrà portata in Italia da BAO Publishing.

Bleeding Cool ha intervistato l’autore per farsi svelare qualche dettaglio sul progetto.

 

Di cosa parla Black Hammer?

Jeff LemireBlack Hammer segue le vite di 5 supereroi che a causa di uno sconvolgente maxi-evento sono stati sbalzati fuori dalla continuity e si risvegliano nella fattoria di una piccola cittadina, senza possibilità di tornare indietro. La nostra storia inizia dieci anni dopo, si sono integrati in questa società nascondendo le loro vere identità, mescolandosi il più possibile agli altri abitanti e formando una strana famiglia surrogata.

Quanti numeri durerà la serie?

Lemire – Sarà una serie regolare, ho già completato le sceneggiature di 18 numeri!

Qual è stata l’ispirazione per l’idea alla base di questo fumetto?

Black Hammer #1, copertinaLemire – L’idea per Black Hammer mi è venuta tra il 2007 e il 2008, quando stavo finendo Essex County. All’epoca pensavo sarebbe stata la mia successiva graphic novel, di cui mi sarei occupato a livello di testi e disegni. Realizzavo soltanto fumetti indie e non mi sarei mai immaginato di lavorare a fumetti di supereroi, come faccio ora. Perciò Black Hammer era il mio modo per esprimere l’amore per il genere supereroistico, filtrandolo attraverso il mio stile indie.

Poi, la mia carriera ha preso un’altra direzione e ho accantonato Black Hammer per dedicarmi a Sweet Tooth alla Vertigo. E da lì sono passato a scrivere altri fumetti di supereroi mainstream, fino a oggi. Non ho mai dimenticato Black Hammer, ogni tanto ci ripensavo e l’ho ripreso in mano almeno una volta all’anno, ma è diventato ovvio che non avrei il tempo di disegnarlo, con tutti gli altri progetti in cui sono coinvolto, così ho pensato di concretizzarlo assieme a un collaboratore. È rimasto una lettera d’amore al genere supereroistico, ma al soggetto originale ho aggiunto le mie esperienze dirette lavorando in quel settore.

Ci sono degli evidenti rimandi alla Golden Age dei fumetti. Ce ne puoi parlare?

Lemire – Ho cercato di rappresentare ogni era dei fumetti di supereroi nei diversi personaggi. Golden Gail e Abraham Slam sono ispirati alla Golden Age, Colonel Weird è un personaggio fantascientifico della Silver Age, Barbalien è un mix di Silver Age e Bronze Age. E Dragonfly è un incrocio tra i fumetti horror degli anni ’70 e quelli dei primi anni ’90 alla Vertigo. Questo è stato il principio, poi i personaggi si sono evoluti e sono diventati qualcosa di più elaborato di questa definizione iniziale.

Cosa sono stati per te i fumetti di supereroi della Golden Age?

Lemire – Sono cresciuto con i fumetti di supereroi, le diverse epoche hanno segnato periodi differenti della mia vita e le cose che stavo facendo in quel momento. Anche se non ero ancora nato, ai tempi della Golden Age e della Silver Age, mi sento molto coinvolto da quelle fasi della storia del fumetto. Sono fattori profondamente interconnessi con la mia vita personale. Spero che questo possa trasparire dalla lettura di Black Hammer.

Hai scritto Black Hammer pensando a uno specifico target di riferimento? Durante la lavorazione ti preoccupavi di quale sarebbe stata l’accoglienza del pubblico?

Lemire – Non dirò che non mi interessa il mio pubblico, o i lettori di fumetti, perché li rispetto e voglio fare qualcosa che possano apprezzare, ma l’unico modo che conosco per raggiungere questo risultato è rimanere fedele a me stesso. Non penso poi molto al pubblico, sono io il mio peggiore critico. Cerco di mettermi alla prova con ogni progetto per crescere e diventare lo scrittore e il disegnatore che vorrei essere. Se cominci a pensare a ciò che vuole il pubblico, la tua vena creativa può deformarsi, anche perché i lettori di fumetti sono un target davvero vasto e variegato. Non si può soddisfare tutti. Cerco di rimanere coerente con me stesso e sono contento del lavoro che faccio, spero che lo siano anche le altre persone.

Com’è stato lavorare con Dean Ormston?

Lemire – Dean è stato uno dei primi disegnatori a cui ho pensato. Ho adorato i suoi lavori fin da Books of Magic: Life During Wartime della Vertigo e qualche anno fa ho potuto incontrarlo alla fiera del fumetto di Leeds. Fortunatamente a Dean è piaciuto il progetto ed è salito a bordo.

Nel 2008 avevo realizzato qualche bozzetto, li ho mostrati a Dean e gli ho detto di prendere ciò che gli piaceva e farne qualcosa di personale. Perciò l’aspetto finale del fumetto è molto diverso da quello che avevo pensato inizialmente: è molto meglio. Stiamo giocando con gli archetipi del supereroe, ma vederli con lo stile di Dean è qualcosa di differente. E i colori di Dave Stewart sono un ulteriore valore aggiunto.

 

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Fonte: Bleeding Cool