Un paio di mesi fa la giovane casa editrice AfterShock Comics ha annunciato Shipwreck, nuova serie a fumetti scritta da Warren Ellis (The Autorithy, Planetary) e disegnata da Phil Hester (Green Arrow, Green Hornet). La coppia di autori aveva già provato a collaborare nel 2002 senza alcun risultato, ma ora sono riusciti a realizzare quello che è stato paragonato a un road movie di fantascienza scritto a quattro mani da Cormac McCarthy e Samuel Beckett.

Tutto comincia con un bizzarro naufragio, al quale sopravvive solamente il dottor Jonathan Shipwright; l’uomo non si ritrova però abbandonato in mezzo al mare, ma in una dimensione differente, mentre il sabotatore che ha causato l’incidente sta cercando di completare il suo lavoro.

Il primo numero della miniserie in sei parti uscirà sugli scaffali americani il prossimo 5 ottobre, e Newsarama ha intervistato Hester per scoprire qualche dettaglio sulla collaborazione con Ellis e su questa nuova opera.


Phil, cosa ci puoi dire di Shipwreck?

È il tipo di fumetto che stavo aspettando di realizzare da molto tempo. Adoro sia l’horror che la fantascienza e Warren Ellis è riuscito a combinare i due generi in qualcosa di emozionante e disturbante. Il mio obiettivo è di presentare le immagini che lui mi ha richiesto e, allo stesso tempo, trovare degli elementi visivi e uno stile che possano echeggiare l’intento della storia. Avrà atmosfere simili alla serie televisiva Il Prigioniero, ma con molti più elementi horror, qualcosa di intelligente e spaventoso.

Chi è esattamente il dottor Jonathan Shipwright?

Parte del fascino del fumetto sta proprio nel fatto che nessuno sa chi sia, nemmeno Shipwright stesso. Lo seguiamo mentre cerca di ricomporre il proprio passato dopo un incidente catastrofico legato a una tecnologia inventata da lui. Tutto ciò che sa è che da qualche parte là fuori, nell’insolita e stupefacente dimensione in cui si trova intrappolato, c’è un sabotatore che potrebbe essere il responsabile dell’incidente e della sua condizione mentale.

Cosa cerca?

Naturalmente il sabotatore, ma anche risposte sulla sua identità e sul perché non si ricorda nulla. Si ritrova veramente abbandonato in questa realtà vagamente familiare ed estremamente pericolosa. Nei primi due numeri lo vedremo annegato, ustionato, accoltellato, attaccato da ragni e stormi di pericolosi volatili. Si troverà in un mondo che sembra avercela con lui. Come puoi fuggire da un pianeta? Forse Shipwright sa la risposta e questo lo rende merce preziosa…

Oltre a Shipwright, quali altri personaggi vedremo nella serie?

Ci saranno bizzarre figure che entreranno e usciranno da questa avventura, ma la più importante sarà Bank, un barista/becchino che ha dato vita a un grottesco brand. Incontreremo anche Val, una bella ed enigmatica sacerdotessa che sembra conoscere il passato di Shipwright.

Tu e Warren avete già collaborato in passato, dedicandovi anche a una serie della Oni Press intitolata The Operation che non ha mai visto la luce. Puoi parlarci del vostro legame e di come vi siete trovati per Shipwreck?

Sono un grande fan dei suoi lavori. Mi dispiace che The Operation non sia stato realizzato, perché era una gioia da disegnare, ma a causa di alcuni contrasti con la casa editrice su un’altra serie finì il mio rapporto lavorativo. Joe Pruett, uno dei fondatori della Aftershock, è un mio vecchio amico e sa che sono un grande fan di Warren, perciò mi è venuto a parlare del progetto. Tutto ha preso forma molto rapidamente.

In passato hai disegnato anche molte opere di altri scrittori, ma ultimamente ti sei concentrato principalmente sulla tua carriera da sceneggiatore. Cosa ti ha riportato al tavolo da disegno?

Bella domanda. Qualche tempo fa avevo deciso di disegnare solamente ciò che scrivevo io, ma quando Joe mi ha detto “Sì, ma Warren Ellis?” le mie certezze si sono sgretolate. Passo ancora buona parte della mia giornata lavorativa a scrivere, con sceneggiature per fumetti Image, Oni Press, Dynamite e Aftershock, oltre a qualche progetto occasionale con la DC. Ma Shipwreck è veramente il fumetto giusto al momento giusto, per me.

 

 

 

Fonte: Newsarama