Matt Fraction, durante il recente San Diego Comic-Con, ha intrattenuto una interessante discussione sulla propria carriera, da cui sono scaturite interessanti considerazioni riguardo gli anni passati alla Marvel, casa editrice per cui ha scritto titoli come Uncanny X-Men, Invincible Iron Man, Hawkeye e Fear Itself – e il ruolo del fumetto indipendente nell’attuale panorama statunitense.

 

 

Matt FractionAlla scuola d’arte ho cercato di diventare un artista per il tempo necessario a rendermi conto che non lo sarei mai diventato. La prima volta che ho incontrato un vero artista, mi sono reso conto di quale fosse la differenza e quanto talento mi mancasse. Non ero male, chiariamoci. Ero tecnicamente competente, ma capii di non avere quel qualcosa dentro. Perciò i miei interessi si spostarono sul cinema. Dopo la scuola lavorai per un po’ nella pubblicità, quindi nell’animazione. Ma i fumetti erano sempre un po’ il mio impiego notturno.

Poi, in quel tempo meraviglioso in cui tutto in rete era bello e nulla di male succedeva, ho conosciuto Robert Kirkman su un forum aperto da Warren Ellis. Era un periodo in cui non tutti i lettori di comics erano sul web, ma tutti quelli che li facevano sì. La mia intera generazione ha iniziato sul forum di Warren Ellis. Gillen, McKelvie, Lee O’Malley, Chu…

Io contattavo persone che mi piacevano, di cui ammiravo il lavoro e cercavo di sottoporre loro quel che scrivevo. Venivo dalla scuola d’arte, in cui è praticamente normale parlare delle cose su cui stai lavorando con la gente. Trattavo le persone che ammiravo come miei pari. Loro sembravano piuttosto divertiti dalla cosa e, sia come sia, questo mi procurò il mio primo lavoro con Robert.

Una delle cose che ho imparato abbastanza in fretta è che gli editor sono persone incredibilmente impegnate, specialmente chi lavora per le due grandi major. Quando gli scrittori ne incontrano uno alle convention, la prima cosa che devono fare è dimostrare di non essere pazzi.

 

Fu Axel Alonso a ricevere e passare a Warren Simons i primi tentativi di Fraction per la Marvel. Il debutto presso la Casa delle Idee avvenne con una breve storia per X-Men Unlimited #9 – Morto che cammina, disegnata nientemeno che da Sam Kieth e pubblicata in Italia su Wolverine 221 – dopo che Simons ebbe letto centinaia di pagine proposte dallo sceneggiatore.

 

Hawkeye #7, copertina di David AjaTutto o quasi il mio lavoro per la Marvel si basava su idee che avevo nel cassetto in quanto lettore da una vita. Del resto, tutti coloro che scrivono storie per se stessi mettono in scena almeno tre cose: un’apparizione di Spider-Man, un’apparizione di Nick Fury e il crollo di un helicarrier. Tutte e tre succedono nella mia primissima storia, infatti.

Con Ed Brubaker, quando scrivemmo L’Immortale Iron Fist, c’era un rapporto mentore/allievo. Io ero Goose e lui era Maverick, quando scrivevamo. Ed aveva fatto il salto, da autore di strani fumetti indy a scrittore per la Marvel, e averlo al fianco fu fondamentale per la mia transizione.

Sensational Spider-Man Annual [Nella gioia e nel dolore, disegnata da Salvador Larroca e pubblicata su L’Uomo Ragno 476 – NdR] fu l’albo che mi spalancò le porte nella casa editrice. Sapevo che il matrimonio tra Peter e Mary Jane sarebbe stato spazzato via da Soltanto un altro giorno, ma volevo comunque scrivere una storia d’amore. Ho avuto modo di esplorare la loro e rinverdire alcuni dei miei momenti preferiti della coppia. Dopo la sua uscita, Jeph Loeb mi bloccò a una convention per farmi i complimenti e lì mi resi conto che le cose stavano cambiando.

Quando iniziò Occhio di Falco, non ero particolarmente ottimista sulla mia carriera alla Marvel. Insomma, ero il tizio che aveva fatto fiasco con Fear Itself e credevo che fosse semplicemente finita, per me. Almeno, prima dell’uscita del numero #7 della serie, che cambiò le cose. Devo ringraziare tutti i lettori per il suo successo. Sono ormai quasi tre anni che non scrivo più la serie e continua a vendere meglio di ogni altra cosa che io abbia realizzato alla Marvel.

 

Una considerazione importante di Fraction, che scaturisce dal suo ripensare quegli anni, riguarda l’importanza di sapersi adattare al messaggio generale di una serie quando si lavora per una major: adattarsi alla sua atmosfera e allo spettro di argomenti che un personaggio o un fumetto possono veicolare. Se proprio si vuole raccontare una storia di aborto indotto, insomma, forse Thor non è esattamente il fumetto su cui farlo. Ecco il perché della nascita di Casanova, parallelamente ai suoi impegni per Marvel.

 

Si tratta di una creatura molto diversa da tutto il resto della mia produzione. Ha un’anima tutta sua e funziona in un modo del tutto unico. Trova sempre il modo di essere terrificante ed è proprio per questo che esiste. Ogni volta che mi viene l’idea per una storia e mi ritrovo a pensare che forse non dovrei scriverla, che la cosa mi metterebbe un po’ a disagio, allora so che finirò per raccontarla. La sua funzione è questa.

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Fonte: Comic Book Resources