Pantera Nera ha cinquant’anni. Tanti ne sono passati dal lontanissimo Fantastic Four #52, di Stan Lee e Jack Kirby, in cui fece la sua comparsa per la prima volta il monarca del Wakanda, oggi protagonista di una delle più discusse, apprezzate e interessanti serie della Marvel che non vediamo l’ora di leggere in Italia, alla luce delle critiche entusiaste e del quasi mezzo milione di copie vendute dai primi tre numeri, al di là dell’Oceano Atlantico.

Il sito ufficiale della Casa delle Idee ha intervistato per l’occasione Ta-Nehisi Coates e Brian Stelfreeze, rispettivamente autore e disegnatore di Black Panther, i quali hanno rilasciato le dichiarazioni che vi riportiamo nei concetti chiave.

 

Black Panther #4, copertina di Brian StelfreezeStelfreeze – Ta-Nehisi, per me, è una sfida continua. Scrive con delicatezza e potenza assieme. Certo, ci sono esplosioni e sequenze d’azione nella storia, ma quelle si disegnano praticamente da sole. La vera sfida, e la cosa più divertente per un narratore, deriva dalla pirotecnica interiore delle emozioni e delle relazioni interpersonali.

Coates – Lasciatemi sottolineare che questo vale anche per me. Spesso mando a Brian i soggetti e le sceneggiature e lui riesce a portarli in direzioni incredibili. L’effetto è la possibilità, per me, di vedere i personaggi sotto una nuova prospettiva, del tutto imprevista.

Brian sa raccontare una storia con maestria e mi ha insegnato la differenza tra una spiegazione e una scena. Nei fumetti si può spiegare fino a un certo punto, dato che la maggior parte degli eventi vanno illustrati, e bisogna tenerne conto in sede di scrittura. Brian è la persona perfetta per insegnarmi tutto questo.

Stelfreeze – Il che è reciproco. Il fumetto, molto spesso, tende a dare dei punti di vista univoci a quel che mette in mostra e a giustificare gli eventi che racconta con un punto di vista prestabilito. Il che è la definizione di pregiudizio. Con Ta-Nehisi, invece, sto imparando a illustrare la storia da uno spettro più ampio di prospettiva, a fotografare l’umanità anche nei malvagi.

Coates – Se il nostro Pantera Nera è sorprendente rispetto alle aspettative del pubblico? Stiamo semplicemente cercando di scrivere e disegnare le storie che vorremmo avere in mano da lettori. I fumetti che amo sono spesso fatti di grandi storie con un grande sguardo sulle cose. Non faccio altro che seguire quest’idea. Non sono so se davvero questo atteggiamento rappresenti uno stimolo per i lettori, ma certamente mi piace pensarlo.

Black Panther #5, copertina di Brian Stelfreeze

Black Panther #5, copertina di Brian Stelfreeze

Stelfreeze – Credo che i lettori siano stati, almeno un po’, spiazzati da quel che stiamo facendo. Secret Wars ci ha dato la perfetta occasione per forzare la mano visivamente alla storia. Nessuno ha mai realmente mostrato il Wakanda nella sua totalità, visivamente, cosa di cui ci siamo avvantaggiati, perché ci permetteva grandissima libertà compositiva. Anche se ci sono molti riferimenti alle storie passate, dato che anche noi siamo dei fan, tutto sommato.

Coates – La serie è anche percorsa da temi politici, che io credo facciano in qualche modo sempre parte delle storie di supereroi. Il concetto di responsabilità personale che sottende il personaggio di Spider-Man, ad esempio, è costitutivamente politico. Il desiderio di pace di Hulk, temuto dai governi del mondo, altrettanto. Non credo che Pantera Nera sia un caso particolare, in questo campo.

Stelfreeze – Gli eroi e i loro nemici sono una proiezione del nostro super-io e della nostra identità, ovviamente portati agli eccessi. Le loro storie sono una lotta tra la morale e il desiderio, messa in scena come uno spettacolo. Viviamo in un modo quasi paralizzato dalla sua stessa complessità, e la semplicità etica delle storie di supereroi risulta catartica, per noi.

Coates – Il nucleo fondamentale di quel che stiamo raccontando è l’umanità. T’Challa è umano ed essere re non consente di sfuggire a questa natura. Spero che i lettori percepiscano questo aspetto.

Black Panther #5, variant cover di Sara Pichelli

Black Panther #5, variant cover di Sara Pichelli

T’Challa, come personaggio, è cambiato molto, lungo i suoi cinquant’anni di storia e questo dimostra come sia possibile rispettare le fondamenta di un’opera di creatività per dar vita a qualcosa di diverso, magari più complesso. Come personaggio, tuttavia, Pantera Nera è sempre stato molto avanzato rispetto ai tempi, sin dagli esordi.

Stelfreeze – Lee e Kirby hanno creato molti personaggi meravigliosi. La vera profondità di questi eroi è stata aggiunta, livello dopo livello, da ogni autore che li ha seguiti e Pantera Nera è un esempio straordinario di questo processo.

Coates – Il mio obiettivo è rendere T’Challa il supereroe più conosciuto, influente e apprezzato che esista. Questa è la meta. Credo che il modo per raggiungerla sia dar vita a grandi storie, cosa che io e Brian tentiamo di fare ogni volta.

Stelfreeze – Pantera Nera è grandioso come supereroe, ma se lo si guarda più da vicino appare come un faro nella nebbia in una tormenta di ingiustizia sociale. Sarà sempre un personaggio figo, ma la sua vera eredità sta nel fatto che moltissimi vedono in lui quel che sono e quel che vorrebbero essere.

 

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Fonte: Marvel