L’annuncio della scelta del premio Oscar Brie Larson come interprete di Captain Marvel nell’omonimo film previsto per il 2018 è stato accolto con grande entusiasmo dalla maggior parte dei fan del personaggio, ma anche con qualche critica da alcuni lettori che speravano in una presenza fisicamente più imponente per la carismatica eroina cosmica che attualmente guida la fazione “interventista” nelle vicende di Civil War II.

Una delle opinioni più attese al riguardo era quella di Kelly Sue DeConnick, la scrittrice che più di chiunque altro nei tempi recenti ha contribuito alla reinvenzione e al rilancio del personaggio. Raggiunta al telefono da Vanity Fair, l’autrice di Pretty Deadly e Bitch Planet ha avuto modo di dire la sua sia sul casting della Larson che sul futuro cinematografico di Capitan Marvel:

 

Brie LarsonHo fatto molta attenzione e non tifare per nessuno durante il casting. Ero in una posizione in cui molti fan attendevano un mio cenno per una valutazione, e non volevo che nessuna delle potenziali interpreti si sentisse priva di sostegno o un ripiego di riserva.

Ho sempre avuto in mente un’attrice per il ruolo di Captain Marvel, ma ci sarebbe bisogno della macchina del tempo! La mia scelta perfetta (o quantomeno l’attrice che dà voce a Ms. Marvel nella mia testa) è Kathleen Turner all’epoca del 1983. Sapeva essere sexy, imperiosa e goffa, e riusciva a fare tutto questo contemporaneamente. Ma da quello che vedo, anche Brie Larson è in grado di fare tutto questo. Sa esprimere solennità e potenza, ma è evidente che ha anche un ottimo senso dell’umorismo e può essere adorabile. Ne sono entusiasta.

C’era un singolo tratto fisico che volevo per Carol, e cioè che fosse alta. Nel fumetti è alta un metro e ottanta, e un’altezza del genere contribuisce almeno in parte al fattore di intimidazione. Per contro, io stessa sono alta un metro e cinquanta e so essere intimidatoria!

Cpt MarvelQuando una donna viene scelta come protagonista di un film d’azione, spesso viene caricata di un eccessivo senso di responsabilità: da lei dipende il potenziale successo o fallimento di tutti i film con protagonisti femminili per i cinque anni successivi. Quando un film con un uomo come protagonista è un fiasco, è solo il film a fallire. Non senti nessuno dire: “Beh, è evidente che gli uomini non possono reggere da soli un film di questo tipo.”

Non ho nessun indizio sulla trama del film, dopotutto sono solo una freelancer. Mi sentirei molto orgogliosa se riconoscessi un po’ del mio DNA nella storia che vedremo al cinema, ma non intendo togliere nessun merito a Nicole Perlman e Meg LeFauve, le sceneggiatrici di Captain Marvel.

Sicuramente mi piacerebbe vedere Capitan Marvel nella divisa che indossa nei fumetti, ma non lo ritengo un obbligo. Ciò che funziona nei fumetti e ciò che funziona nei film sono due cose diverse. Per avere un’idea al riguardo basta darsi un’occhiata in giro alle convention di fumetti, dove gli stessi che si ergono a paladini delle tute attillate e dei costumi femminili poi commentano in modo trucido chi li indossa nel mondo reale. Ciò che funziona sulle tavole a fumetti e ciò che funziona sulla pellicola sono due cose davvero molto diverse.

 

 

Fonte: Vanity Fair