La storia si apre con la città di New York attaccata da una gigantesca creatura extraterreste insettiforme che si presenta come The Reaper (“Il Mietitore”), capace di espellere delle spore senzienti; queste vanno a posizionarsi sulla testa di ogni abitante della Grande Mela facendolo cadere in uno stato catatonico, e dirigendolo verso la “creatura madre”. A questo punto interviene la Justice League, priva di Hal Jordan e del Kal-El post-Flashpoint, di recente caduto in battaglia.
La scena si sposta altrove, mostrandoci il Clark Kent post-Crisi sulle Terre Infinite (ormai integrato nel nuovo Universo DC insieme alla sua famiglia) che si interroga sul suo potenziale ruolo all’interno della Justice League, con la moglie Lois Lane che lo convince che non può esserci una Lega della Giustizia senza Superman.
Difatti, nonostante i grandi sforzi, il gruppo non riesce ad avere la meglio sulla creatura aliena. Provvidenzialmente, giungono le due Lanterne Verdi della Terra – Simon Baz e Jessica Cruz – seguite a stretto giro dall’Uomo d’Acciaio. L’unione fa la forza, e così i membri della Justice League riescono ad allontanare la minaccia, almeno per il momento.
Nella storia ci viene anche mostrata una sequenza flashback nella quale i protagonisti non nascondono il dolore per la morte di Superman, specie Wonder Woman (che aveva avuto una storia con lui), con Batman molto dubbioso sulla natura del nuovo/vecchio Kal-El.
Per quanto le serie con protagoniste squadre di supereroi non siano mai facili da scrivere, e per quanto Justice League: Rebirth #1 sia un solo un prologo di ciò che verrà, Bryan Hitch riesce comunque a portare a casa il risultato, con una storia sostanzialmente elementare e classica, priva di colpi a effetto gratuiti, che però pone le basi per una trama molto articolata: dalla grande minaccia aliena che sicuramente farà ritorno, ai dubbi e alle difficoltà intestine alla squadra, con due Lanterne Verdi inesperte e un Superman proveniente da un altro universo.
In questo senso, fanno specie le parole di Batman riferite a Kal-El, da “Lui non è il nostro Superman“, a “Voglio tenerlo vicino finché non riuscirò a capire cosa stia realmente accadendo“. Se si considera che i protagonisti sono ritratti tutti in una chiave molto canonica e classica, con il loro status quo ristorato, e che anche il villain appare molto interessante (potrebbe trattarsi di una versione rivisitata di Starro), ci sarà da divertirsi!
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