Nel 1990 i lettori – e più tardi gli spettatori cinematografici – hanno conosciuto Tyler Durden, una figura nichilista tratteggiata con elementi di humour nero, pronto a dare il via a una rivoluzione contro la società repressa, utilizzando saponette, pornografia e combattimenti tra uomini adulti. Due decenni dopo Chuck Palahniuk, creatore del personaggio, ha riportato in scena i protagonisti di Fight Club in una maxi-serie a fumetti di dieci numeri disegnata da Cameron Stewart e pubblicata da Dark Horse.

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La trama è ancora più complessa dell’opera originale, con Tyler impegnato in una conquista su scala globale, lo stesso Palahniuk nei panni di un personaggio, e un esercito di vecchine paracadutiste. La serie viene ora raccolta in volume – la vedremo in Italia grazie a BAO Publishing – e per l’occasione Newsarama ha intervistato Palahniuk per discutere di come ha adattato i suoi personaggi fumetto, dell’influenza di Tyler Durden e di cosa ha imparato lavorando per la prima volta per questo medium.

 

Chuck, hai appena portato a termine con successo una campagna su Kickstarter per una trasposizione cinematografica per il tuo romanzo Ninna Nanna. Perché hai scelto questa strada?

Fight Club 2In tutta sincerità, perché le persone al lavoro sul film sono miei amici e vicini di casa, li conosco da anni. Il regista Andy Mingo e sua moglie, la co-sceneggiatrice Lidia Yuknavitch, hanno fatto parte del nostro workshop di scrittura.

Be’, ha senso. Soprattutto considerando che Lidia ha un ruolo di rilievo in Fight Club 2.

È vero! È lei! Verso il finale diventa un personaggio importante! [ride]

Influenza un po’ gli eventi nel finale. Non so chi siano i personaggi del workshop, ma leggendo la serie immaginavo fossero persone reali.

È divertente: Portland è un po’ come come un club del libro, una comunità con un sacco di scrittori che si conoscono tra loro. E per i fumettisti è esattamente la stessa cosa.

Quando ero più giovane, immaginavo Portland come un paradiso dove tutti lavoravano nel settore dei fumetti, uscivano assieme, indossavano camicie di flanella e altre cose così.

Fight Club 2Però poi ci sono le faide, ed è difficile organizzare una festa perché non sai chi odia chi, e si scatenano un sacco di drammi.

Quindi ci sono anche degli svantaggi. È confortante. Succede lo stesso a Los Angeles: incontri qualcuno che ti sembra uno scrittore gentile, poi appena se ne va scopri tre gossip su di lui.

Già. Ma è emozionante rendersi conto che Portland è il centro di un determinato universo. [ride]

Passando a Fight Club 2, qual è stata la parte più interessante di realizzare una storia a fumetti?

Ci sono così tanti aspetti differenti nel raccontare una storia, dovendo descrivere l’aspetto visivo di ogni scena e il contenuto di ogni vignetta, componendo un movimento dall’inizio alla fine. Perciò tutti questi trucchi per suggerire l’azione, preparare una grossa rivelazione alla fine di una tavola di destra così da avere il colpo di scena all’inizio di una tavola di sinistra, sono elementi sconvolgenti, se non sei abituato a definire una storia nel più piccolo dettaglio.

Fight Club 2

Compatisco gli sceneggiatori Marvel e DC, che devono pianificare tenendo conto di dove le pagine pubblicitarie saranno inserite all’interno dell’albo.

Ma se pasticci con il colpo di scena che dovrebbe essere dopo aver girato la pagina, le pubblicità possono salvarti, inserendo qualcosa che poi farà funzionare il meccanismo.

“Le pubblicità possono salvarti”, è una frase interessante da sentire venir fuori dalla tua bocca.

La maggior parte delle volte è stato Cameron Stewart a salvarmi. Cameron ha fatto un lavoro eroico, nel far funzionare le mie sceneggiature amatoriali, in termini di colpi scena, ritmo della narrazione e chiarezza delle azioni.  Ciò che apprezzo veramente di lui è che potrei veramente sommergerlo con una trama complessa, dove lui saprebbe ridefinire le sottotrame e il montaggio incrociato.

Fight Club 2Conosco i suoi lavori fin dal 2000, era l’inchiostratore di Deadenders con Ed Brubaker e Warren Pleece, frequentava il forum di Brubaker, e da allora è migliorato ulteriormente. Ha un talento naturale nell’essere realistico e allo stesso tempo figurativo.

Penso abbia una forte sensibilità punk. La sostanza di cui i suoi personaggi sembrano fatti, la loro gestualità espressiva e la loro testa leggermente più grande del normale… Mi sembrano molto punk. C’era una disegnatrice canadese che avevo contattato all’inizio, si chiamava Pia…

Pia Guerra di Y: L’Ultimo Uomo?

Sì, Pia Guerra. Aveva uno stile simile e mi piaceva molto, ma era troppo impegnata e non poteva dedicarsi al progetto. Ma ci sono alcuni elementi dei suoi lavori che riconosco nei disegni di Cameron.

Sarebbe stato interessante avere la disegnatrice di Y: L’Ultimo Uomo a disegnare Tyler Durden. L’hai letto?

No.

Fight Club 2Penso dovresti recuperarlo, perché molti tuoi lavori affrontano il tema della mascolinità e alcuni aspetti tossici del sesso maschile.

È buffo, perché l’avevo scelta per il suo stile senza conoscere le sue idee o la sua carriera; tendo a scegliere le persone per ciò che fanno, piuttosto che per chi sono.

È un buon modo di scegliere le persone. Pensi che leggere Fight Club 2 in volume sia un’esperienza differente, ora che è stato raccolto, rispetto a quando era suddiviso in albi mensili?

Conosco molte persone che hanno trattenuto il fiato, quello che oggi viene chiamato binge-watching, per guardare un’intera stagione di un telefilm in una volta sola, invece dei singoli episodi. Perciò sì, spero di sì.

In realtà qualunque cosa tu scriva, per te è serializzato finché non hai completato la storia.

Sì, e in questo caso ho scritto la trama completa ancor prima di proporla alla Dark Horse, perché volevo che i disegnatori e gli editor sapessero chi erano i personaggi principali, quali luoghi si sarebbero visti, con molta attenzione agli elementi ricorrenti. Ma, mentre i numeri stavano uscendo, andavo alle convention e parlavo con i lettori, scoprendo quali fossero le loro aspettative. Perciò continuavo a riscrivere i numeri che dovevano ancora essere pubblicati, così da poter soddisfare i loro desideri che scoprivo all’ultimo momento.

Fight Club 2Questo è un elemento centrale del fumetto: le aspettative contro la presentazione. Vorrei dire “la sua versione reale”, ma ci sono così tante realtà in questa storia…

[ride] È un espediente che mi permetteva di saltare da un’altra parte ogni volta che volevo concentrarmi su qualcosa di diverso: c’era Marla, c’erano i sogni, il gruppo di scrittura, tutte queste diverse opzioni.

Hai mai letto il ciclo di Animal Man in cui alla fine Grant Morrison si inserisce nella storia?

No, ma ne ho sentito parlare. Com’è?

È interessante, perché è stato realizzato come una riflessione su quanto alcuni soggetti buffi e divertenti possano diventare cupi e violenti. L’autore dice: “Ecco perché ho scritto la storia in questo modo, forse avrei potuto essere più gentile”.

Hmm.

Parlando di fumetti, sono anche curioso di sapere se hai mai letto Grendel di Matt Wagner.

No, mi spiace.

Fight Club 2Ero curioso a causa della proposta che hai fatto per Tyler in questa storia.

È il tipo di grande mitologia che volevo costruire, come hanno fatto Clive Barker, Neil Gaiman e Stephen King. Volevo fare lo stesso, prendere una storia e ampliarla in grande stile.

Hai affermato di voler realizzare Fight Club 3, puoi darci qualche aggiornamento a riguardo?

È completato per tre quarti, ma adesso voglio sedermi e scrivere un romanzo, così da non spremere troppe buone idee. Voglio prendermi il mio tempo. Sono convinto di aver lasciato fuori molte cose da Fight Club 2, perché stavo adattando un universo narrativo a un nuovo medium, dovevo ripresentare i personaggi ai lettori, e non volevo che il soggetto fosse troppo sopra le righe. Cosa che invece accadrà in Fight Club 3 in un modo davvero duro, traumatico e spaventoso.

Sembra terrificante.

[ride]

Quali sono i tuoi fumetti e autori di fumetti preferiti? Alcuni di questi hanno influenzato i tuoi lavori? 

Fight Club 2Devo confessare che i miei fumetti preferiti sono quelli realizzati dalle persone che conosco, come Sex Criminals e Occhio di Falco di Matt Fraction, Kabuki di David Mack, Bitch Planet di Kelly Sue DeConnick.

Perciò sei diventato amico di fumettisti a Portland, o conoscevi persone che conoscevano fumettisti?

Esattamente la seconda che hai detto. Chelsea Cain, che ha scritto diversi thriller e ora sta scrivendo il fumetto Mockingbird, ha organizzato questa cena a cui mi ha invitato. C’erano Brian Bendis, Matt, Kelly Sue e mi hanno lusingato ripetendomi che avrei dovuto fare fumetti. È cominciato tutto così

Prima di allora avevi mai letto fumetti?

Santo cielo, non leggevo fumetti dagli adattamenti dei romanzi o dalle storie di paura durante la mia infanzia negli anni ’70.

Ti piacerebbe lavorare a fumetti che non siano su personaggi creati da te?

Non ne sarei in grado, c’è una mitologia così grande dietro ogni personaggio, che è necessario leggere un sacco di materiale per poterlo comprendere a fondo.

Fight Club 2Hai letto qualche guida su come affrontare una sceneggiatura di un fumetto?

Ho comprato un libro, uno di quei manuali per principianti, su come iniziare una carriera nel fumetto. È stato il mio unico addestramento, poi ho passato le mie sceneggiature a Chelsea e Matt Fraction che mi hanno dato qualche consiglio. Ero un po’ spaventato all’idea di utilizzare i trucchi o lo stile di qualcun altro, volevo farcela da solo. Qualche volta quando insegno mi rendo conto che gli errori dei miei studenti sono anche le cose più accattivanti e originali, perciò volevo provare e sbagliare, creare uno stile personale dai miei errori.

Scrivendo in prosa e le sceneggiature per il cinema, ti sei reso conto di aver appreso alcune tecniche dal fumetto che poi applichi in questi altri media? 

Quando ho ricevuto il copione di Ninna Nanna, di cui sono co-autore, ho cercato modi per tagliare scene, accorciare dialoghi e creare una reazione empatica nello spettatore, far succedere cose in una scena in modo che non ci fossero soltanto personaggi che muovevano la bocca. Perciò le mie sceneggiature sono più interessanti ora, i personaggi sono molto più ricchi.

Pensi sia più difficile scrivere un buon fumetto o un buon romanzo?

Fight Club 2Hmmm. Per certi versi il fumetto è più semplice, perché esiste già la struttura. C’è questo meccanismo automatico di saltare da un momento all’altro: vignetta uno, vignetta due, vignetta tre. In un romanzo le transizioni sono molto più difficili se vuoi essere originale. In Fight Club ho usato le regole come un coro, e ogni volta che volevo dedicarmi ad altro, inserivo una nuova regola.

In molti miei romanzi ho usato i cori, cercando di evitare i modi tradizionali di introdurre qualcosa di nuovo. Nei romanzi devi creare una struttura che risulti perfettamente naturale e poi distruggerla per definire il modo di parlare del narratore. Nel fumetto quella struttura esiste già.

Quanto di Tyler Durden vedi nel movimento per i diritti degli uomini? Perché tra i fan si trova molta misoginia, per esempio la rabbia per le nuove Ghostbusters femmine… 

È buffo, perché Tyler Durden rappresenta una sorta di superuomo, gli fornisce un nome, e le persone sono molto attaccate agli archetipi. Perciò è stato divertente giocare con quell’archetipo, usare Tyler per dire determinate cose sopra le righe e poi uscire allo scoperto ed essere me stesso. Ma è stato buffo indossare quella maschera, è stato buffo essere Donald Trump per 200 pagine.

Fight Club 2Nel fumetto parli di questo: le persone ammirano Tyler, è un demagogo per loro, ma ho l’impressione che tu non la veda come una cosa positiva.

Non lo è, c’è sempre bisogno di un equilibrio tra la persona più aggressiva e la persona più repressa. Le storie su Tyler parlano sempre di mantenere l’equilibrio tra queste due identità. E in Fight Club 3 complicherò ulteriormente le cose inserendo una terza identità, perciò Tyler e il Narratore dovranno collaborare per affrontarla, non saranno più soltanto avversari. Questo sarà molto interessante, renderà la storia differente.

I serial The Leftovers e Mr. Robot hanno fatto due omaggi a Fight Club nei quali erano presenti anche variazioni di Where is My Mind?. Volevo sapere se li hai visti e cosa ne pensassi.

No, non li ho visti! Ormai Fight Club è così radicato nella cultura che non riesco più a tenere traccia di tutte le citazioni. A volte mi chiamano degli amici dicendomi che è stato citato in un quiz televisivo, è dappertutto! Per certi versi credo che realizzare un fumetto di Fight Club sia stato un modo per riprendere il controllo di una mia proprietà intellettuale. [Ride]

 

 

Fonte: Newsarama