Durante la scorsa edizione del Napoli COMICON abbiamo avuto la possibilità di intervistare il maestro Lynn Okamoto, rinomato mangaka autore di opere come Elfen Lied Brynhildr nell’oscurità, che ci ha parlato della sua carriera e di cosa ha maggiormente influenzato i suoi lavori. Un ringraziamento sentito alla redazione di Planet Manga e a tutta Panini Comics per l’opportunità concessaci.

 

Un sentito ringraziamento e un caloroso benvenuto a Lynn Okamoto su BadComics.it!

Salve a tutti, e grazie a voi.

Partiamo dagli albori, antecedenti al tuo esordio nel mondo del fumetto giapponese: risulta che il tuo primo impiego sia stato presso un colosso dell’intrattenimento come la Bandai. Siamo curiosi di sapere di cosa ti occupavi, ce lo vuoi raccontare?

Quando ero bambino amavo i manga. Ho sempre voluto essere un mangaka, sin da quando ho memoria. Essere un autore di fumetti non è semplicemente una professione, ma qualcosa di molto più radicale: non lo si diventa facilmente. Quando frequentavo le scuole superiori, i videogame erano qualcosa di molto popolare e mi piacevano molto. Quindi decisi di impegnarmi per creare i miei videogame, andai a sostenere colloqui presso varie aziende e Bandai mi assunse. Proprio alla Bandai realizzai i videogame di Sailor Moon, tra le altre cose.

Come sei approdato al mestiere di mangaka professionista?

Amavo produrre videogames, ma erano altri che fisicamente creavano i videogiochi. Ho sempre voluto realizzare qualcosa nel campo dell’intrattenimento, volevo dar vita alle mie storie. Questo è il motivo per cui intorno al quinto anno alla Bandai, decisi di impegnarmi nella lavorazione dei miei manga. Fu una mia decisione e diedi vita a due one-shot nel giro di sei mesi. Se la cosa avesse funzionato, avrei rassegnato le mie dimissioni. Il secondo di questi one-shot ebbe successo: fu il mio debutto nel mondo dei manga.

Ci sono maestri o opere a cui ti sei ispirato all’inizio della tua carriera?

Sicuramente due lavori mi hanno colpito più degli altri: L’Immortale e Baki The Grappler. Queste opere hanno particolarmente influenzato il mio lavoro, specie riguardo la costruzione di una storia e la direzione da dare a un racconto.

Come nasce una tua storia dal punto di vista creativo? E cosa ti piace disegnare di più?

Mi piacciono da sempre quelle storie in grado di intrattenere i lettori dall’inizio alla fine. Quindi, ho sempre cercato di realizzare manga divertenti e interessanti, che parlassero di cose quanto più eterogenee tra loro. Non apprezzo quel tipo di storia che si fissa su un unico tema, senza mai variare il proprio registro. Ovviamente, questo discorso vale anche per il disegno.

Il soggetto del tuo capolavoro, Elfen Lied, è particolare. Una commistione di più generi: fantascienza, horror e sovrannaturale. Sei d’accordo con questa definizione?

Elfen Lied è stata la mia prima serie regolare. In principio, non sapevo bene come impostare questo genere di lavoro, ed è il motivo per cui decisi di raccontare una storia che fosse molto influenzata da tutte quelle che sono le mie passioni, o le cose che ho sempre trovato interessanti, divertenti, toccanti o persino spaventose. Era importante per me dar vita a qualcosa che potesse smuovere le emozioni del lettore. Penso che questo sia il motivo per il quale i lettori hanno trovato questa serie molto varia.

A cosa ti sei ispirato nel concepire esseri come Diclonius?

Mi sono sempre chiesto perché quella razza di uomini primitivi che si pone, nella scala evolutiva, tra l’Homo Sapiens Sapiens e le scimmie si sia estinta. Ho dunque immaginato che siano stati proprio gli esseri umani ad aver fatto sì che i propri predecessori si estinguessero. Questa idea mi ha aiutato a immaginare una nuova razza di esseri umani che avrebbero a loro volta decimato quelli attuali.

Qualcuno ha criticato Elfen Lied, parlando di scene eccessive di violenza e sesso. Cosa ti senti di rispondere?

Nei miei lavori mi pongo dei limiti del tutto personali quando si parla di sesso e violenza. A dire il vero, in questa serie non vi sono vere e proprie scene di sesso, ma solo sequenze allusive. La nudità, inoltre, riguarda soggetti come i Diclonius o altri, ma mai veri e propri esseri umani. Per ciò che concerne la violenza, ho provato a fare qualcosa che potesse dare ai lettori un’idea di dolore estremo, come arti spezzati o soggetti decapitati, perché il dolore quotidiano può essere immaginato facilmente e concretamente, ma il dolore estremo no. Il tutto è però finalizzato a raccontare la mia storia e quindi mai gratuito. Non condivido le polemiche riguardo queste tematiche.

Lucy, la protagonista, ha lo stesso nome dell’Australopiteco scoperto in Etiopia nel 1974 dall’antropologo Donald Johanson, al tempo uno dei reperti fossili umani più antichi e completi. Il Diclonius è un genere di dinosauro del tardo Cretaceo. Nel racconto, sono espliciti i riferimenti a temi quali l’evoluzione e le mutazioni. Cosa ti affascina di più di queste branche della scienza, e quanto ti hanno influenzato nella stesura di Elfen Lied?

Quanto dici è molto giusto. A dire il vero, ho preso il nome di Lucy proprio da quel reperto fossile. Riguardo l’evoluzione, ho letto moltissimi libri e trattati a riguardo, e mi ha sempre affascinato la teoria dell'”Evoluzione Virale”. Ha influenzato il mio lavoro in modo significativo: secondo questa teoria esiste un virus che funge da vettore, infettando direttamente un soggetto e modificandone il DNA, causando un’effettiva mutazione; come le braccia invisibili dei Diclonius, che sono appunto chiamate “vettori” nella storia. Questa teoria è ovviamente pura fantasia e non è accettata dalla scienza.

L’altra tua opera celebre nel nostro Paese è Brynhildr nell’oscurità, attualmente in corso di pubblicazione. Torna in un tuo manga un elemento fondamentale della fantascienza, la ricerca, e nel contempo la diffidenza nei confronti degli alieni. Qual è il tuo sentimento riguardo un’ipotetica vita intelligente extraterrestre?

Personalmente, spero e credo che forme di vita extraterrestri e senzienti esistano, da qualche parte nello spazio. Sarebbe molto bello se un giorno, magari anche oggi, tutto questo ci venisse provato con certezza. Questo tema è molto affascinante per me, tanto da influenzarmi nella realizzazione di questa opera.

Cosa ci puoi anticipare riguardo la durata di Brynhildr nell’oscurità?

Il primo arco narrativo terminerà con il decimo volume, mentre la serie si concluderà con il diciottesimo.

Hai già in mente o pianificato i presupposti per una tua futura serie? Di cosa ti piacerebbe raccontare? Puoi rivelarci qualcosa?

Brynhildr nell’oscurità ed Elfen Lied sono sostanzialmente serie di fantascienza. Comunque storie con un contenuto molto serio. Adesso mi piacerebbe realizzare qualcosa di più leggero e divertente, magari una commedia romantica.

Grazie mille, è stato un piacere!

Molte grazie a voi.

 

 

Intervista realizzata da Francesco Borgoglio, con la collaborazione di Raffaele Caporaso.