Al Salone del Libro di Torino, tra gli incontri dedicati al fumetto, imperdibile è stato l’appuntamento dedicato al fumetto Disney e – in particolare – alle parodie letterarie con protagonisti Topolino e company. Il caporedattore Davide Catenacci ha condotto l’incontro a cui erano presenti gli autori Tito Faraci e Sio, parlando da subito del particolare numero in edicola in questi giorni, il 3155, interamente dedicato alla letteratura e alle parodie, come quella di Don Chisciotte o dei racconti di Edgar Allan Poe, che contiene anche la divertentissima rubrica sulla Top Ten dei libri che non esistono, scritta dagli stessi Faraci e Sio e di cui gli autori offrono un estratto, citando titoli improbabili quali Il lungo autunno triste del maggio 1986 quando piovve per tre mesi, di Jennifer Happiness, o l’imperdibile Odissea 2.

Vista la cornice dell’evento, Faraci comincia a scherzare sul fatto che, secondo lui…

 

La letteratura non ha nulla da invidiare al fumetto! È vero i libri in prosa sono più semplici da capire, rispetto a un fumetto: non hanno immagini, hanno codici più semplici. Ma sono convinto che molte opere letterarie abbiano un valore pari a quello dei fumetti. Dickens non è inferiore a Carl Barks! Ho molti amici che scrivono libri e ne ho scritto uno pure io.

 

“Ed è bello quasi quanto i tuoi fumetti!”, commenta Sio, per poi lasciar concludere Faraci:

 

La Francia ha molto da insegnarci: lì ho visto librerie dove hanno solo volumi in prosa, senza fumetti. Sono molto più avanti di noi, in questo!

 

Davide Catenacci pone quindi alcune domande ai due autori.

 

Tito, tu hai scritto molte parodie per Topolino. Raccontaci qualcosa al riguardo. 

Dylan TopNe ho scritte diverse e di importanti. Mi ricordo quando, sempre qui, al Salone del Libro di Torino, presentammo La vera storia di Novecento, scritta addirittura con l’autore stesso dell’opera originale, Alessandro Baricco, che in più di un’occasione dichiarò, bontà sua, che questa versione era la migliore di tutte.

Le parodie disneyane, ad ogni modo, vanno prese in modo particolare: le parodie hanno uno scopo derisorio, mentre le grandi parodie sono un vero e proprio genere Disney che è più che altro un omaggio. Si prende una storia archetipica e la si piega ai modelli dei personaggi Disney. Le mie ultime parodie hanno la particolarità di essere basate su altre storie a fumetti. Nell’ultimo anno ho sceneggiato Dylan Top, per le matite di Paolo Mottura, e Topolinix, omaggio al mondo di Asterix disegnato da Silvia Ziche.

Tito Faraci e Silvia Ziche. Autori che tu leggevi da piccolo, Sio…

Sì, li leggevo da piccolo. E le parodie sono uno dei primi approcci per scrivere una storia a fumetti, senza partire da zero. Ho cominciato con quelle, dopo averne viste tante sulle pagine del settimanale, a partire da L’Inferno di Topolino.

Tito, citavi Dylan Dog e Asterix, fumetti di genere completamente diverso: umoristico e horror. Qual è l’approccio utilizzato nei due casi?

TopolinixDylan Top è una parodia in senso stretto: prendi il modello di storia e cerchi gli interpreti giusti. Io, poi, ho sempre sostenuto che Dylan Dog fosse esattamente come Topolino: uno che capita nelle storie quasi per caso, con spirito sempre ottimistico, e che ha un migliore amico molto strampalato (Groucho/Pippo), un altro amico commissario (Bloch/Basettoni) che a sua volta ha un assistente un po’ particolare (Jenkins/Manetta). Per la storia in sé ho utilizzato la trama del primo numero di Dylan Dog, facendo un calco dell’episodio, pur rendendola una storia di Topolino.

Nel caso di Asterix c’è stata, invece, una specie di corto circuito: se cerchi di fare una parodia di un originale umoristico, spesso non funziona! Ho allora immaginato che la storia, invece di sovrapporsi, avvenisse “di fianco”: un altro villaggio gallico assediato dalle legioni romane, sempre con due guerrieri litigiosi, uno piccolo e uno grosso, e un druido allampanato e svampito. Ma non sono la parodia degli originali, che vengono invece citati all’interno della storia. Topolinix, quindi, convive con Asterix, senza sovrapporvisi.

Sio, secondo te, su Topolino è parodiabile qualunque storia?

Sì, anche se ci sono storie da evitare. Se facessimo, per esempio, la parodia di V for Vendetta, poi un bambino potrebbe voler far esplodere il parlamento e non sarebbe tanto bello. Oppure sì?

Una cosa che mi piace molto è il legame che vi unisce per l’umorismo e per il nonsense. Riuscite a presentare il mondo di Topolinia e Paperopoli come surreale e al contempo ancorato alla realtà. Tito, come è nata questa vostra collaborazione?

Seguivo Sio da un po’ di tempo e il suo lavoro mi ricordava quello che facevo io negli anni ’90 con Ridi Topolino. Ci seguivamo su Twitter a vicenda e, dopo averci ragionato sopra, decisi di chiedergli se avrebbe scritto una storia per Topolino.

Sio, come hai reagito? 

Ero solo in casa, non potevo urlare di gioia con nessuno. Ero seduto sul divano e improvvisamente mi sono sentito ancora più seduto sul divano. È stata una cosa strana.

Sio, tu hai una grande cultura topolinesca…

Nei miei primi dieci anni di vita, per me, leggere significava “leggere Topolino”. Non esisteva altro.

 

I due autori, quindi, approfittano dell’incontro per un annuncio: la loro collaborazione si estenderà al di fuori dell’ambito disneyano con l’uscita a ottobre del libro Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e il suo cane alto 300 metri, edito da Feltrinelli.

 

Tito, tornando a Topolino, in estate uscirà, disegnata da Giorgio Cavazzano, una storia che è una sorta di viaggio all’interno dei sottogeneri del giallo…

Sì. Sono andato a Senigallia, dove c’è “la camera gialla”, uno stanzone pieno di libri con tutte le opere gialle, di ogni sottogenere, uscite in Italia. Fumetti compresi. Gambadilegno vi si ritroverà e compirà un viaggio mentale attraverso le varie sfaccettature del giallo: mystery, thriller, legal thriller, noir… Sempre con Topolino fra i piedi!

 

Sio prende quindi il posto di Davide Catenacci ed è lui a porre una domanda ai colleghi…

 

Si possono parodiare le storie classiche di Topolino? Ad esempio “Paperino e la Spada di Ghiacciolo”, parodia della saga della Spada di Ghiaccio

 

…e ne improvvisa anche la trama:

 

Paperino deve andare alla ricerca della spada di ghiacciolo, che è l’unica chiave in grado di aprire uno dei depositi di ghiaccioli di Zio Paperone, in Antartide. Si reca, però, erroneamente, in Artide, dove si trova a dover salvare dei pinguini, dimenticandosi della spada di ghiacciolo che si scioglie per via del riscaldamento globale (si può parlare di riscaldamento globale su Topolino?). E non vi dico come continua, sennò rovino il finale!

A proposti di autocitazioni e riferimenti al passato, quest’estate vedremo qualcosa del genere: un modo per raccontare il passato e mostrare come il giornale vive, cresce e cambia nel corso del tempo, settimana dopo settimana.

 Sio – Cambia perché si susseguono tante generazioni di autori. D’altronde Topolino esce da 600 anni!

Una cosa che è cambiata negli ultimi vent’anni, circa gli autori, è che prima molti erano dilettanti di talento. Di giorno facevano un mestiere e la sera scrivevano per Topolino. Oggi un autore è uno sceneggiatore professionista, più consapevole dei propri mezzi.

 

Sono seguite poi, numerosissime, le domande del pubblico.

 

Vi siete mai fatti comparire in una vostra storia?

Faraci – Silvia Ziche mi ha fatto apparire in una delle Angus Tales. E, una volta, Leo Ortolani mi ha inserito a tradimento in un numero di Rat-Man, con tanto di nome e cognome. E sono comparso anche in John Doe. E nella pikappica Motore/Azione, dove sono il regista. Non so perché lo facciano così di frequente.

Sio – Stefano Intini, che ha disegnato la mia storia di Super Pippo, ha inserito la mia faccia nel fumetto. Non sapevo che l’avrebbe fatto e ne sono stato onorato.

Tito, quand’è che Topolino tornerà ad Anderville?

Non dipende da me. Ai tempi di Mickey Mouse Mystery Magazine, il noir non era comune come adesso. Oggi è quasi banale e non avrebbe lo stesso impatto. Ma, rispondendo con il cuore, se ne avessi la possibilità, lo farei immediatamente.

 

Catenacci aggiunge che, se Mickey Mouse Mystery Magazine dovesse tornare, sarebbe tra le pagine di Topolino, come già fatto per PK e X-Mickey.

 

Tito, quando scrivi una parodia hai già a disposizione la trama e i personaggi. Quanto c’è di tecnico e quanto di creativo, in questo processo?

Noi siamo letteralmente circondati da storie e il loro meccanismo di base è sempre lo stesso: non si fa altro che raccontare l’Iliade o l’Odissea, un assedio o un viaggio. Si potrebbe ridurre tutto a questa logica. Qualunque cosa venga aggiunta a questa base è creatività. E non è assolutamente semplice.

Una parodia disneyana deve diventare una storia Disney a tutti gli effetti: deve sembrare che la storia sia nata su Topolino e che non avrebbe potuto essere diversa. La creatività, quindi, è tantissima anche in questo tipo di operazioni. Tutte le storie, d’altronde, si alimentano e si nutrono di altre storie. Se non si leggono, vedono o ascoltano quelle degli altri, non si possono scrivere le proprie.

Tito, ti è mai venuto in mente di scrivere una storia di Topolino ambientata al Salone del Libro?

In un certo senso l’ho scritta: La vera storia di Novecento è stata una creata proprio in occasione di questo evento.

Non è una domanda pertinente a Tito o Sio, ma com’è Enrico Faccini di persona? E com’è lavorare con lui, che è uno che fa letteralmente piangere dal ridere?

Catenacci – Enrico è un omone robusto, alto un metro e novanta, all’apparenza molto serio. Ma quando ci racconta le sue storie e lui il primo a ridere! Scrive fumetti folli. Ma funzionano! Funzionano perché li scrive lui; forse le stesse proposte, da parte di altri autori, non funzionerebbero!

Sio, com’è stato passare da YouTube a Topolino?

Non lo vedo come un passaggio: non ho abbandonato YouTube e non ho fatto di Topolino la mia unica occupazione. I video e i fumetti sono due linguaggi diversi che non hanno molto in comune, in fondo. La storia su carta presuppone del tempo da a disposizione. I video richiedono invece una scrittura frenetica perché, solitamente, non gli si dedicano più di due o tre minuti. Ho dovuto riadattare leggermente il mio modo di scrivere per adeguarmi allo stile disneyano, ma mi è venuto facile, perché è ciò che ho letto tutta la vita.

Tito, impieghi più tempo a scrivere per Topolino o altre storie?

Con Topolino c’è la sfida con me stesso rispetto ai fumetti che ho scritto in passato. So di essere partito a un livello molto alto e questo mi sprona a mantenere un certo standard. Con tutti gli altri fumetti mi prefiggo un certo numero di pagine al giorno, ma con Topolino non ci riesco, ci sono giorni in cui scrivo di più e giorni in cui scrivo di meno. Ricordo, ad esempio, una storia natalizia di 30 pagine, scritta in una sola giornata estiva, caldissima, sfruttando l’assenza della famiglia che era al mare.

Tito, per Topolinix, c’è stato un qualche accordo con Uderzo?

C’è stato un lavoro di diplomazia abbastanza lungo e travagliato. Sono stati mandati il soggetto e la sceneggiatura alla casa madre per la loro approvazione. E ha un tipo di ufficialità diverso, perché si inserisce “di lato” nell’universo di Asterix. E anche nel caso di Dylan Top c’è stata la benedizione dell’autore originale, Tiziano Sclavi, che mi ha telefonato per ringraziarmi, tutto contento.

Avete mai pensato di mettere su YouTube i lavori che fate? Al di là dei classici video di Sio, s’intende.

Vedrete presto on line il trailer del nostro libro.

Tito, qual è stata la parodia che ti è piaciuto di più scrivere?

La vera storia di Novecento, perché ho lavorato con l’autore dell’opera originale, il che è un fatto più unico che raro. irripetibile.

 

Scaduto il tempo per le domande, è ora di firme e disegni. Ma, nonostante le richieste di Faraci, gli autori non fanno in tempo a muoversi verso l’area preposta che Sio è già assediato dai giovanissimi in cerca di uno sketch.

 

Ciaone Topolino al Salone del Libro di Torino