The Son of the SunÈ il 1987 quando Keno Don Hugo Rosa, o semplicemente Don Rosa, ingegnere statunitense di origine italiana, corona il sogno di una vita: pubblicare una storia con i suoi personaggi preferiti tra quelli dei comic-book della sua infanzia, ovvero Zio Paperone, Paperino e il resto della banda dei Paperi.

Rosa non poteva sapere che quella prima collaborazione con l’editore americano Gladstone, lo avrebbe portato a lavorare, sempre disegnando paperi, per il colosso scandinavo Egmont, donandogli una fama che a distanza di quasi trent’anni non accenna a diminuire.

In quella prima storia dal tratto relativamente acerbo si trovano già tutti i paradigmi che caratterizzeranno la sua produzione: meticolosità, attenzione ai dettagli, gag più o meno nascoste e un’assoluta e quasi maniacale aderenza al modello barksiano; per Don, che da americano non vedeva un nuovo fumetto Disney dai tardi anni ’60, era probabilmente l’unica via possibile.

Ma andiamo con ordine: la storia si apre con un’esposizione a cui Zio Paperone ha prestato gran parte dei suoi tesori; per l’autore è l’occasione di inscenare una colossale celebrazione delle storie barksiane, mostrando gli innumerevoli tesori recuperati insieme ai nipoti nelle storie dell’Uomo dei Paperi: Dal Vello d’oro al Rubino Striato, dalla Corona di Gengis Khan alla Pietra filosofale, e via dicendo.

L’intera sequenza iniziale ha l’aria di essere un modo per ricordare al lettore di chi stiamo parlando, andando così a riprendere tutti quelli che sono i capisaldi dei fumetti di Carl Barks, dai “30 centesimi all’ora” di pagamento riservato ai nipoti in cambio dei loro servigi, al Manuale delle Giovani Marmotte, che non manca di essere protagonista di una gag, quando il povero curatore del museo si vede superare in conoscenza dal libretto dei nipotini. E, no, non può sbirciare: il Manuale è solo per gli occhi delle Giovani Marmotte.

L’ingresso stesso del villain della storia, Flintheart Glomgold, il nostro Cuordipietra Famedoro, viene usato per ricordare le sfide… all’ultimo gomitolo, volte a decidere chi dei due sia il più ricco. Da subito è chiaro il valore che il cartoonist del Kentucky vede nella continuity. Ed è l’ennesima sfida tra i due miliardari a dare il via alle danze: questa volta la contesa li vede impegnati nel ritrovare qualcosa di leggendario come l’oro degli incas!

L’arrivo in Perù dei nostri eroi (seguiti a tradimento da Cuordipietra) è un altro omaggio a Barks, considerato che i nostri incontrano lo stesso anziano già visto in Lost in the Andes del 1949. Il vecchio, però, pare essere di poco aiuto. Alla richiesta di informazioni circa il leggendario tesoro di Manco Capac, l’uomo si limita ad affermare che l’oro degli incas è in fondo al lago. Di poco aiuto sono anche i locali, che citano profezie circa il ritorno della divinità che metterà fine alla siccità che sta colpendo la zona.

Con uno stratagemma di Cuordipietra, il malvagio riesce a ribaltare la situazione della caccia al tesoro venendo in possesso della mappa e ottenendo l’aiuto, obtorto collo, del nipotame di Paperone, apparentemente disperso in un disastro aereo. Da segnalare, tra l’altro, la vignetta in cui Famedoro punta la pistola all’arcinemico, di raro impatto per un fumetto Disney!

Flintheart

Senza svelare troppo della trama, per non rovinare il piacere della lettura, è doveroso però segnalare alcune particolarità degne di nota, come la comicità slapstick tipica dell’autore, che già possiamo notare in questa sua prima prova (la gag del ponte che vede protagonista Paperino ne è un chiaro esempio) e soprattutto il riutilizzo di tematiche (e intere vignette) prese di peso dai suoi lavori precedenti, ovvero quei Pertwillaby Papers e Captain Kentucky a cui Rosa lavorò prima di approdare al mondo dei Paperi.

 Bridge

L’esplosione del tempio e l’Occhio di Manco Capac, riportati di seguito, dovrebbero essere esempi sufficienti a prova di ciò.Proprio la sequenza dell’esplosione ci regala un primo accenno a un’altra tematica cara a Don Rosa, ovvero il giocare con le leggi della fisica: prima in accelerazione verso l’alto, poi in caduta libera, Zio Paperone e nipoti passano dalla compressione tipica del decollo spaziale al librarsi a gravità zero. Tutte questioni che verrano riprese negli anni successivi.

Incas

manco_capac

Non serve ricordare che, ovviamente, anche in questa occasione De’ Paperoni la spunta su Famedoro. Come e perché non lo riveliamo, invitandovi a leggere questa prima delle tante storie papere di Rosa.

Curiosità: in quasi tutte le storie donrosiane è presente, più o meno nascosta, la sigla D.U.C.K., acronimo di Dedicated to Uncle Carl by Keno, ovvero “Dedicato a zio Carl (Barks) da Keno (Don Hugo Rosa)“. In questa prima prova dell’artista, la dedica è fin troppo facile da scovare: in basso a destra nell’ultima vignetta dell’ultima tavola. Lì dove, di solito, troviamo la parola fine.

DUCK

CHRONO DON ROSA