Il buio in sala, copertina di Leo OrtolaniQuesta edizione del Salone del Libro di Torino ha visto, come mai prima d’ora, la presenza di importanti realtà del fumetto italiano. Tra queste, BAO Publishing con, in anteprima, Il Buio in Sala di Leo Ortolani, alla sua prima collaborazione con l’editore. Nella giornata di sabato 14 maggio, presso l’Arena Bookstock, l’autore ha presentato la sua ultima fatica, che ripropone le recensioni filmiche già viste sul blog Come non detto, integrandole con numerosi inediti.

“La cosa bella di questo libro,” introduce il critico cinematografico Steve Della Casa, “è che tra trent’anni, quando si dovrà parlare del cinema posteriore al 2000, sarà un volume indispensabile, perché tratta di film a cui di solito le antologie come il Morandini o il Meneghetti non dedicano più di due righe.”

Con l’esclusione di Ermanno Olmi, infatti, nel volume non sono presenti pellicole d’autore, ma solo quelle generalmente snobbate dalla critica “seria”: film d’azione, cinecomics e, più in generale, film americani ad alto tasso di effetti speciali. L’approccio di Ortolani alle recensioni è chiaramente molto visivo e tutti i film, amati o meno, vengono “sezionati” dall’autore parmense, alla ricerca di quei dettagli che possono suscitare maggiore ilarità. Della Casa ride del fatto che, molto spesso, Leo fa riferimento al costo del biglietto come metro di valutazione del film: è valsa la pena spendere quegli 8 Euro circa?

Ma, specifica Ortolani, le sue recensioni sono più che altro legate al suo modo di vedere, a come pensa che lui reagirebbe nel contesto di un dato film. E fa l’esempio di The Conjuring.

 

Se andassi in una casa e mi dicessero “Qui il cane non entra”, io faccio i pacchi e vado! Il giorno dopo mi trovo il cane morto? Io faccio i pacchi di nuovo. E vado. E invece no: in The Conjuring mio figlio mi dice che qualcuno nell’armadio gli ha detto che moriremo tutti e io: “Ma no, ma no! Vai a giocare!”

Le mie, più che recensioni, sono dei commentoni, che è quello che facevo fin da piccolo, al cinema con i compagni di scuola delle elementari, quando facevo battute a raffica, rompendo i maroni a tutti. A voi è andata bene, siete arrivati dopo, vi ho rotto di meno. O, come facevo con mia nonna, che mi diceva sempre “Basta, basta!” ma non sapeva che stavo affinando l’umorismo.

Anche tua figlia è così: c’è una recensione dove dialoghi con lei. Questo atteggiamento, forse, è un’eredità.

È la Johanna [la più grande delle due figlie – NdR] la vera appassionata di cinema. Lei guarda tutto da X-Men ad Avengers. Soprattutto, poi, se c’è “qualcuno che si ama”! Per esempio Il Principe Caspian non l’ha finito, è tutto una guerra! La Lucy (la più piccola, NdR) invece, generalmente, non guarda film. Quelle poche volte che riusciamo a vederne uno tutti insieme, proviamo a fare un po’ di cineforum. La Lucy, dopo aver visto The Amazing Spider-Man ha detto “Questo film fa schifo!” Punto. Lo ha già recensito così.

C’è stata invece partecipazione durante la visione di Edward mani di forbice. La Lucy, che è tipa da Chuck Norris, quando Edward uccide il cattivo ha esultato: “ci godo!” Con la Johanna abbiamo provato, invece, a scavare un po’ di più. “Questo film è una metafora,” le abbiamo detto, “qual è il significato?”. “Che le forbici sono molto importanti!” ha risposto lei. Al secondo tentativo è andata meglio: “che bisogna voler bene alle persone anche se sono diverse”.

Quanto tempo impieghi nel disegnare una recensione?

Dipende: posso finirla in una giornata, lavorando dal mattino alla sera. Altre volte le metto da parte e mi prendo del tempo: nel libro ce ne sono tante che non avevo completato subito. Volevo portare, oggi, la recensione di Batman v Superman, ma non ce l’ho fatta. Dovrò rivedere il film e sappiate che lo faccio per voi!

 

Numerose sono state, a questo punto, le domande del pubblico. “Con priorità a chi ha comprato il libro e lo alza per prenotarsi” scherzano Leo e Della Casa.

 

Hai visto Captain America: Civil War? Cosa ne pensi?

È bello è piuttosto solido. Tutti i personaggi hanno spazio. Solo non ho capito di quale borgata romana è Wanda Maximoff! Questi film sono tutti legati tra loro, come i fumetti. È come vedere un episodio di una serie TV ad altissimo budget. Il primo Captain America non era male. Il secondo è più “AEIOUAUU”. Poi c’è Avengers 2, con la Val d’Aosta che va su e poi giu. Non so se della Val d’Aosta è rimasto qualcosa. Forse la Dora Baltea…

Qual era il tuo film preferito da ragazzo?

Ce n’erano diversi. Ma direi La Cosa. Poi, andando avanti con l’età, The Blues Brothers, Leningrad Cowboys… e Casablanca, che mi ha fulminato sulla strada di Damasco. Il primo film che visto in TV, in assoluto, dopo Carosello, è stata La vendetta del ragno nero! Ma sì, vediamo un film adatto a un bambino, con un ragno che urla, diventa più grande di una casa… bello!

Cinquant’anni di Star Trek: Timori e speranza per il prossimo film e la nuova serie TV?

Spero che torni William Shatner… come astronave stavolta! Io Star Trek lo seguo da sempre. L’ho conosciuto prima di Star Wars, perché da piccolo non andavo al cinema, se non a quello della parrocchia per vedere Bud Spencer e Terence Hill o Franco e Ciccio: non potevo uscire dal quartiere, avevo un collare che mi avevano messo i miei genitori. Ricordo ancora il giorno che ho attraversato via Fleming in bicicletta come una sorta di “esiste un mondo al di fuori del quartiere!” Ad ogni modo il primo vero film visto al cinema per davvero è stato L’Impero Colpisce Ancora. Immaginate l’impatto, per me, di un film del genere!

Star Trek era in televisione, lo davano su Montecarlo. All’inizio neppure prendevo il canale e i limitavo a vedere le “fotine” sulla rubrica televisiva di Stop. Ne sentivo parlare, però, e quando l’ho visto è stata una bella rivelazione. Ho seguito, poi, tutte le serie. Anche Deep Space Nine, che guardavi così… [Fa finta di addormentarsi per risvegliarsi solo in occasione di uno sparo].

Voyager devo ancora finirla. Enterprise non ce l’ho fatta! Quando ho visto i klingon che corrono in mezzo al mais mi sono detto “No! No!” C’era anche la vulcanica e ho detto “Ma sì, dai”… e poi “no!” Ho visto, però, tutti i film, fino a quelli nuovi. Che sono carini. Però…

 

Leo ha poi suscitato l’ilarità in sala raccontando della recensione di Star Trek – The Motion Picture, film del 1979 che ha recensito per la StarCon di Bellaria, in programma dal 20 al 22 maggio; recensione che definisce una “costoletta di questo libro, che era già pronto”.

 

Sono due ore e tredici minuti di TAA-TA-TAAAAAA.

 

…Afferma canticchiando la colonna sonora e mimando con una mano l’Enterprise che procede lentamente nello spazio, a sottolineare il ritmo lento e le scene lunghissime del primo lungometraggio stellare.

 

Una discussione filosofica di ben cinque minuti e poi, di nuovo, TAA-TA-TAAAAAA. Con delle astronavi di cui vedi ancora il “contorno nero” dei primi effetti speciali. E due anni prima era uscito Star Wars. Tutto un altro livello. E per i cinquant’anni arriva la nuova serie televisiva… boh, speriamo, io non so… la scart… la guardo volentieri…

Hai visto L’arte della felicità? Cosa ne pensi? E cosa pensi dell’animazione in generale? E dello Studio Ghibli?

No, non l’ho visto, anche perché il mio tempo è contingentato da lavoro e famiglia. Spesso un film lo guardo a casa, a pezzi, mentre faccio la pausa pranzo. Ho visto Everest in un mese e mezzo. L’ho finito scoprendo che era il remake ad alto budget di un film TV che avevo già visto. Alla fine arriva la telefonata della moglie incinta a lui che muore sull’Everest: ma no! Ancora?! Basta!

Sull’animazione che vuoi che ti dica? Ormai hanno licenziato tutti quelli che lavoravano con il 2D, in America. In Italia non so come vada, ma spesso cerchiamo di correre dietro all’America, in affanno. Siamo dei wannabe. D’altro canto, però, negli Stati Uniti i film sembrano tutti uguali. Non tanto come idee, ad esempio Inside Out è una bellissima idea. Ma, visto il trailer, hai visto tutto. Sono andato fino in fondo perché Roberto [Recchioni – NdR] mi diceva: “Guarda la scena del gatto, che è bellissima!” E in effetti è bellissima. Però, al di là di questo, quel poco di animazione che seguo lo faccio più che altro per le mie figlie.

I film dello Studio Ghibli ti spiazzano, ti catturano per la loro particolare poetica. Non sono un appassionato, ma li ho guardati. Forse è un limite mio. Sono affascinanti, ma ci vuole un attimo per capirli. Se li mettiamo su una bilancia, gli americani e lo Studio Ghibli, i primi fanno ridere ma sono tutti uguali; i secondo sono interessanti ma… non so… strani!

Come si prepara Leo Ortolani a questi prossimi anni di Star Wars, spin-off di Star Wars, Star Wars, spin-off di Star Wars…?

Un sacco di biglietti staccati! E, non so, io adesso sto attento: non vorrei beccarmi delle cose brutte! Sono in fregola, come tanta gente, per vedere Rogue One, che ci sarà Darth Vader! Lui! Ancora! No, beh, sarà un film un po’ particolare, diverso dal solito canone di Star Wars. Poi speriamo che facciano un film nuovo di Star Wars, finalmente. Sembra che con l’Episodio VIII qualcosa di interessante ci sarà…

Ti è capitato di vedere un trailer e “friggere”, non per il film, ma per quello che ci puoi scrivere?

Hai voglia! Warcraft! Ma io sono andato a vedere anche “I dii egizi”, eh! Io e il mio socio Marcello [Cavalli – NdR] abbiamo detto: “Abbiamo bisogno di trash per concederci una pausa dalla nostra intellettualezza”. E siamo andati a vedere Gods of Egypt, il Fast and Furious della mitologia. E una volta usciti siamo andati a bere! E non ho ancora avuto il coraggio di scrivere niente. Poi comunque diverte. No, neanche. No, un po’ sì. C’è proprio una parata di gente che deve pagare il mutuo, tra cui Geoffrey Rush che fa Ra. E dici: “Mah! che offerta gli avranno fatto?” che è un peccato, ti piange il cuore. Già adesso ti metti a fare Ra?

Ci sarà mai un film diretto da Leo Ortolani?

Spero proprio di no, poi mi tocca fare la recensione. Io non sono un regista, ma un fumettista. E poi che film? Violetta 2: La vendetta? Con Violetta che uccide i fidanzati… eh, quello potrei farlo.

Come mai ne Il Buio in Sala non c’è Tarantino?

Perché i suoi film sono effettivamente belli. Anni fa mi aveva lasciato, in alcuni casi, a bocca aperta. Era il periodo in cui pensava di essere in grado di poter girare qualunque cosa. Anche sputare per terra e farne un film. Lo portavano in alto in maniera esagerata. Già Kill Bill, con lo spiegone finale di 10 minuti…

 

E qui Leo riprende la musica di Star Trek – The Motion Picture, mimando l’Enterprise con la mano e scatenando l’ilarità in sala.

 

Da lì l’ho sofferto. Poi si è riscattato con Inglourious Basterds.

Le tue impressioni su Batman v Superman?

Sono uscito dal cinema senza sapere cosa avevo visto. Non sapevo come considerarlo. All’inizio ero ben disposto: scene che si susseguivano, una più misteriosa dell’altra… Si, dai… ti tiene il cervello sveglio! Poi, però, non arrivava da nessuna parte. Tipo… la pallottola! Chi ha visto il film sa di cosa parlo. Io non l’ho capita la linea narrativa della pallottola, se non che è per far fare qualcosa a Lois e quindi tenerla occupata con questa pallottola strana che a sto punto facevano prima a metterci la firma.

Io vorrei capire quanto pagano gli sceneggiatori di questi film. E se sono nomi fittizi. Può essere “Ettore Fantelli, sceneggiatore di Batman v Superman”. Poi vai a controllare all’anagrafe e non esiste! Oh, ecco: lo sapevo! Invece no, ci mettono dei nomi che esistono. Magari li pagano per stare a casa: “Sei uno sceneggiatore? ecco, stai a casa! ti pago, ma stai a casa!” Ma dimmelo prima del film: “Nessuno sceneggiatore è stato ferito durante la lavorazione del film”. E allora lo so, e mi va bene.

Ti hanno mai chiesto di fare animazioni basate sui tuoi personaggi?

CineMAH presenta: Il buio in sala, variant cover di Leo OrtolaniC’è stata la serie a cartoni animati di Rat-Man, ma recentemente, no. Poi io sono uno che arriva e le cose cambiano. Sarà il karma. Arrivo io a fare i cartoni animati in Italia e SBADABAM: va giù tutto. Inizio a collaborare con alcune riviste… e chiudono. Vabbe’… Infatti la gente non mi avvicina volentieri.

Ad esempio oggi viene uno a farsi fare un disegno. Non era mai riuscito, era felicissimo. E poi gli telefona la moglie: “Le han rubato la macchina!” mi dice. Ma animazioni, comunque, no. Mi sarebbe piaciuto avere più possibilità di gestire le serie a cartoni, ma veniva animata in India ed era difficile interfacciarsi. Per questo preferisco fare fumetti: posso gestire tutto da solo, non ho pressioni, ho il completo controllo e la piena responsabilità.

Alcune recensioni le fai di getto, altre le riprendi successivamente. Quanto tempo dopo, di solito?

Pensa a Star Trek – The Motion Picture: l’ho visto negli anni ’80, e l’ho recensito ora! L’ho rivisto per recensirlo, ma le impressioni erano le stesse, tempi enormi, una lentezza che stordisce… A volte, comunque, serve ragionarvici sopra: tipo Batman v Superman, ma non perché voglia far ridere. Proprio perché non so che scrivere, è questa la cosa grave! Il vuoto! Cos’ho visto? Il vuoto! È un po’ triste!

C’è piacere sadico nel leggere le tue recensioni di film che si odiano, ma sai far ridere anche con i film che si sono apprezzati. Ci sono pellicole che hai recensito crudelmente pur avendo amato?

 Sì, ad esempio Torneranno i prati, di Olmi. Ma era un’escamotage, un contraltare che mi serviva per la recensione di Star Wars – The Force Awakens. E ho apprezzato anche Mad Max – Fury Road. O Captain America: The Winter Soldier. Ma è divertente recensire anche film che mi sono piaciuti. Non sarà così, forse, per l’ultimo Star Trek che, come dice Roberto [Recchioni] è Star Trek and Furious: il regista è lo stesso, quindi mi aspetto di veder comparire anche Gigioni.

La tua capacità di sintetizzare graficamente un personaggio è una dote naturale o frutto di esperienza?

Mi viene abbastanza naturale: vedo un personaggio e automaticamente incamero i tratti salienti e riesco a riprodurli.

Da tempo ti occupi di cinema con le tue parodie. Che differenze ci sono tra le parodie e le recensioni?

Una recensione è più semplice da fare: sono come le battute con gli amici all’uscita dal cinema. Si tratta di evidenziare le cose che ti han fatto ridere. Ma che non dovevano far ridere! Realizzare una parodia, invece, vuol dire amare molto il film d’origine, farlo proprio e ricostruirlo attraverso i tuoi personaggi. È un processo più impegnativo, fin dal casting, anche se 299+1 e Avarat hanno solo Rat-Man, mentre Il Signore dei Ratti e Star Rats hanno tutto il cast.

Ora vedrò se fare la parodia di The Force Awakens, ma la pellicola mi ha un po’ spiazzato: il film sono gli ultimi cinque minuti, dove Rey incontra Luke. Ma fare 54 pagine di parodia sugli ultimi cinque minuti in cui lei sale le scale… non so come fare. Adesso vedrò!

 

Quando un autore è seguito, si vede dalla qualità e dalla quantità di domande, afferma Steve della Casa in conclusione dell’evento. E questo è il miglior viatico per Leo Ortolani e il suo CineMah presenta: Il Buio in Sala.

 

salone libro leo ortolani