Vi abbiamo già parlato, piuttosto recentemente, di Empress, la serie targata Icon in cui Mark Millar mette in scena la sua space opera, con l’intento di lasciare la sua importante impronta in un genere che negli ultimi anni sta regalandoci alcuni dei capolavori del fumetto americano indipendente. Per essere sicuro di entrare come si conviene nel cuore dei lettori, passando dalla porta degli occhi, si è scelto Stuart Immonen come disegnatore. Proprio lui ha risposto ad alcune domande di Comicbook.com.

 

Empress #1Mark è venuto da me proponendomi l’idea generale, i presupposti della storia e i punti chiave della serie. Partendo da lì, ho elaborato in autonomia gli elementi visivi. Un metodo classico. Lo scrittore ti chiede un esercito di alieni e tu te li immagini, a volte sulla base delle specifiche necessità di trama, a volte a partire da descrizioni, a volte in libertà. Mark è sempre molto aperto ai contributi non adulterati e, a meno di obiezioni sostanziali, è sempre andata così.

Non credo sia importante capire da dove si debba cominciare a immaginare un mondo alieno, ma piuttosto da quando, cioè con mesi e mesi di anticipo, perché si tratta di un lavoro monumentale. Ho tre blocchi di bozzetti solo su Empress, al momento. Lo stesso procedimento su Star Wars è stato più semplice, perché certamente c’è qualche contributo originale da parte mia, ma l’atmosfera generale è nota. Su Nextwave, il lavoro è stato più complesso perché soprattutto sui personaggi ho dovuto lavorare di cesello, da zero. Si tratta di un procedimento creativo costante, comunque, mai finito finché la serie esiste. Non vedrete molto di familiare nella Terra primordiale di Empress. Quasi tutto è un parto della mia testa.

Lo sforzo sui personaggi sta nel fatto di far aderire il loro aspetto alla personalità. Gli abiti devono soprattutto essere funzionali alle situazioni. In questo caso, c’erano necessità di ordine militare, cerimoniali, di camuffamento, di supporto vitale e molto altro ancora. Devono essere adeguati. Anche perché la cosa più affascinante delle sceneggiature di Empress è il ritmo davvero forsennato della storia, che lascia senza respiro, con intensità ed entusiasmo. Quindi le situazioni cambiano di continuo.

Su questa serie ho deciso di utilizzare uno stile più aperto, con un punto di vista spesso angolato ed esagerato. Come avete visto, ci sono delle scene d’azione molto spettacolari. Mark ha la grande qualità di essere specifico senza appesantire troppo questi momenti narrativi, riesce sempre a darti tutti gli elementi di cui hai bisogno per fare il tuo lavoro senza tarparti le ali come artista, senza forzarti sulla regia delle vignette, sui dettagli non necessari e sul numero di denti che i personaggi mostrano.

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Infine, Immonen ha mostrato la vignetta che trovate in coda a questo articolo, una di quelle che considera più rappresentative di ciò che sta apprezzando della serie e del suo lavoro su di essa, descrivendola così.

 

Si tratta della classica scena a sorpresa, in cui gli eventi cambiano direzione rispetto al senso di lettura da sinistra a destra, per enfatizzarne l’improvviso mutamento. Tutti guardano altrove, tranne Emporia, voltata verso il lettore. Tutti gli elementi hanno una loro collocazione narrativa: il vettore del raggio laser, le figure ben distanziate e il filo di fumo creano una composizione che suggerisce agitazione e le linee cinetiche indirizzano lo sguardo verso il punto dell’impatto, in contrasto con la spaziatura tra i personaggi. Non è una vignetta perfetta, ma ci sono tutti gli elementi che servono a raccontare la storia in modo efficiente, anche senza dialoghi o didascalie.

 

Empress, anteprima 01

 

 

Fonte: Comicbook.com