Empress, il progetto Icon di Mark Millar e Stuart Immonen, sta per partire: ma definirla una serie di fantascienza classica sarebbe non solo riduttivo, ma anche fuorviante. Lo sceneggiatore scozzese ha voluto per questa sua nuova opera una vera e propria inversione di rotta, deviando dalla deriva cupa e distopica che ha caratterizzato le ultime grandi opere del genere. C’è ben poco di Alien, Prometheus e Ridley Scott in generale in Empress, mentre c’è molto di Flash Gordon, John Carter e dei vecchi pulp di fantascienza.

Millar spiega i motivi di questa sua scelta in controtendenza ai redattori di Newsarama.

 

Empress #1Parlavo con un amico l’anno scorso che mi diceva che Starlight era il primo prodotto di fantascienza divertente da molto tempo. Gli ho chiesto cosa intendesse e mi ha spiegato che dal 1980, la fantascienza è diventata molto cupa: diciamo spesso che Star Wars ha definito il cinema e la fantascienza, ma stranamente è stato il materiale di Ridley Scott dei primi anni 80 a ridefinire il cinema di fantascienza, e da allora non è stata molto divertente.

Le basi di Empress poggiano su emozioni molto umane, quelle di una madre che vuole proteggere i suoi figli, ma l’universo in cui accade il tutto è un contesto rutilante, molto simile a quello del film di Flash Gordon del 1980, dove da un momento all’altro poteva spuntare fuori qualcuno a cavallo di un T-Rex.

Le emozioni umane sono molto importanti, credo che ciò che spesso allontana molta gente dalla fantascienza sia la loro assenza. Insomma, esplorare l’universo per un elisir che salverà una razza che non incontreremo mai di persona non ha molto senso, non ci sono legami personali. Ma se riesci a umanizzare la fantascienza, allora avrai una storia con cui potrai identificarti.

Volevo fare qualcosa che tutti potessero leggere, un progetto di fantascienza che non fosse interessante solo per quelli come me, ma che potessi offrire a chiunque (ai miei figli, a mio fratello) e che ti catturasse fin da pagina 1 per reclamare la tua attenzione fino a pagina 130.

Empress #2Volevo fare qualcosa di simile a ciò che mi piaceva da bambino, perché dopo avere visto molte opere di fantascienza sature di pioggia fitta, oscurità e interni di astronavi, puntavo a qualcosa che ti facesse sentire bene.

Come lettore e come persona, al momento voglio qualcosa che mi faccia sentire bene. La distopia mi annoia, come anche l’oscurità. Voglio qualcosa che mi faccia ridere. Quindi volevo creare una serie di questo tipo.

Al momento, come cultura, credo che siamo più ottimisti e più proiettati verso il futuro di quanto non fossimo otto anni fa. Il crollo finanziario del 2008 ha creato un cambio paradigmatico nella nostra cultura. Da quel momento in poi si è iniziato a cercare qualcosa che fosse divertente. The Avengers ha toccato questa corda con grande efficacia e anche Star Wars: Il Risveglio della Forza ci è riuscito molto bene.

Credo sia ciò di cui abbiamo bisogno al momento. Ne abbiamo avuto abbastanza di eroi d’azione cinici, figure bidimensionali che si concedono una battuta sarcastica solo quando ammazzano qualcuno. Al momento c’è bisogno di qualcosa di più umano. Cerco sempre di scrivere ciò di cui mi piacerebbe leggere, e al momento Empress è ciò che vorrei leggere.

 

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Fonte: Newsarama