Nel corso degli ultimi anni, Wonder Woman si è sempre distinta per il suo ruolo di guerriera, rivaleggiando con Superman sia in termini di potenza che in capacità di combattimento vere e proprie (oltre ad avere intrecciato una relazione sentimentale con il figlio di Krypton, ma questa è un’altra storia…). Giunto il momento di lasciare la sua impronta sul personaggio, tuttavia, lo sceneggiatore Grant Morrison ha optato per un’interpretazione del tutto personale e passata in secondo piano per il personaggio: nella graphic novel Wonder Woman: Earth One, realizzata insieme all’artista Yanick Paquette, lo scozzese ha scelto di tornare a esplorare il lato femminile di Wonder Woman, sotto ogni aspetto e con tutte le implicazioni che questo comporta.

Morrison presenta così la sua ultima opera dalle pagine di Newsarama:

 

Wonder Woman Earth OneHo deciso di fare ritorno alla versione originale di Wonder Woman, come l’aveva concepita il suo creatore William Moulton Marston. Credo ci fosse molto materiale interessante nelle sue storie. Negli anni più recenti, Wonder Woman è stata raffigurata come una sorta di donna guerriera, ma nel concetto di Marston, era più una diplomatica e un’ambasciatrice. Usava le sue armi a scopi di pace, i suoi bracciali per deviare i missili e i proiettili, e il suo lazo per catturare la gente: in essenza, per obbligarli a obbedire ai suoi amorevoli comandi.

Ho cercato di ricatturare l’essenza originale di questa eroina della controcultura femminista e di inserirla in un contesto moderno. Certo, non è una storia sul femminismo, è una storia su Wonder Woman, ma ho ritenuto fosse importante sentire nella mia testa le voci delle donne più intelligenti della storia mentre scrivevo Earth One. Quindi ho letto molte cose, dalla Rivendicazione dei Diritti della Donna di Mary Wollstonecraft alle opere di Gloria Steinem e Andrea Dworkin, e di molte altre autrici femministe.

Ippolita è la vera ribelle del racconto. È quella che decide di reagire, sopraffare e strangolare Ercole all’inizio della storia. Quindi, in pratica, è lei che trasmette a Diana la sua fiamma, ma non vuole ammetterlo con lei. Conducendo una specie di esperimento genetico, Ippolita è quella che prende Ercole e usa il suo sangue, il suo materiale genetico come arma per creare una donna che sottometterà il mondo degli uomini in nome delle donne. Quindi, la creazione di Diana è l’atto con cui Ippolita intende ottenere la sua vendetta finale su Ercole.

Ho riflettuto anche sulla cultura delle amazzoni: abbiamo una cultura avanzata ed evoluta, ma allo stesso tempo abbiamo delle donne che si conoscono tra loro da 3.000 anni. Insomma, hanno fatto tutto, hanno avuto ogni conversazione… sentono di avere esplorato ogni interrelazione molte e molte volte. È da questo che Diana vuole fuggire, da una società ritualizzata e formale. È una società molto evoluta, ma allo stesso tempo è come congelata nel tempo. Non posso immaginare che queste donne, dopo avere deciso di isolarsi dagli uomini e di formare la loro società per oltre 3.000 anni, abbiano rinunciato al sesso. È piuttosto ovvio dal sottotesto delle storie passate, e noi non abbiamo fatto altro che renderlo esplicito. Lo abbiamo reso un dato di fatto: è ovvio che hanno dei rapporti. È ovvio che hanno delle amanti.

 

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Fonte: Newsarama