Da poco, vi abbiamo parlato di All Star Batman, riportandovi i concetti chiave dell’intervista rilasciata da Scott Snyder sull’argomento. Proprio da qui, parte la chiacchierata di Comic Book Resources con John Romita Jr., che trovate nei tre video in coda a questo articolo e che cerchiamo di condensarvi qui di seguito, in cui uno dei disegnatori simbolo degli ultimi vent’anni parla del proprio riscoperto rapporto con Batman.

 

Batman #51, copertina di Greg CapulloSono sempre stato un ammiratore di Greg Capullo e, quando ho iniziato a lavorare su Superman, sapevo che prima o poi avrei tentato di disegnare Batman. Ho proprio chiesto alla DC di concedermi l’occasione. Quindi ho osservato da vicino il lavoro di Greg. Raramente leggo fumetti, perché di solito sono attento solo ai disegni, mi faccio prendere dalla competizione e dall’ammirazione per gli artisti. Ma quando c’è di mezzo Greg, riesco di fatto a leggere l’albo anche senza i dialoghi.

Ecco la sua grandezza. Greg narra talmente bene per immagini che ti fa capire ogni cosa e, così facendo, ti fa venire voglia di leggere i dialoghi anche se di solito non lo fai. Ecco come ho iniziato a leggere Scott Snyder. Spesso, nella mia carriera, ho detto agli scrittori di ammirare il loro lavoro senza aver mai letto nemmeno una riga di quel che avevano scritto, lo ammetto. Ma quando mi incontrai con Scott, dicevo la verità.

 

Romita racconta che, già dal primo incontro, Snyder aveva in mente di realizzare una storia di Batman assieme a lui. Alcuni progetti andarono in porto presso gli editor DC, ma sfumarono per questioni organizzative e per impegni di lavoro troppo pressanti. Galeotto è stato un incontro informale tra i due, che abitano a poca distanza l’uno dall’altro, in cui lo sceneggiatore ha proposto una storia che aveva per protagonista Due Facce.

 

All Star Batman, copertina di John Romita Jr.Si tratta di un personaggio che non avevo mai pensato di disegnare, su cui non avevo idee particolari. Ma quando Scott mi ha raccontato il soggetto che aveva in mente, qualcosa è scattato nella mia testa e mi sono trovato sommerso di immagini, preda di un’idea che sapevo avrebbe funzionato. L’idea di realizzate una road story che veda Batman e Due Facce protagonisti è splendida, ci permette di trascinarli in giro per il Paese e sperimentare un sacco di cose dal punto di vista visivo. Un esempio dell’abilità di narratore di Scott.

Non si può mai deviare troppo dalla norma, ma non volevo che il personaggio risultasse troppo orribile visivamente, perché è una via molto facile per caratterizzarlo. Spesso si rischia di esagerare con i dettagli per compensare una mancanza di idee e io non avevo intenzione di farmi trascinare dalla componente grottesca dell’aspetto di Due Facce. Credo sia più importante rendere il dualismo, piuttosto. Avrà gli occhi iniettati di sangue, avrà la classica cicatrice, ma non sarà esagerato nella connotazione.

 

Una caratterizzazione in tono minore che Snyder ha approvato e che Romita sostiene anche per differenziare il personaggio dal Joker. Harvey non è altrettanto folle e fuori controllo, inutile renderlo una sorta di doppione. La sua pazzia è molto più lucida, come il dualismo del suo aspetto deve sempre suggerire.

 

Abbiamo di fronte un diverso tipo di criminale, come verrà illustrato in questa storia in cui Batman è costretto a trascinarlo in giro per il Paese, e la sua personalità sarà strutturale nella vicenda. Il potere del lato malefico di Harvey sta nel fatto che ha saputo tenere contatti in ogni parte del mondo. Tutti sanno chi è e questa sua onnipresenza è in grado di mobilitare un sacco di gente. Non importa dove sia: qualcuno disposto ad aiutarlo o che lo odia abbastanza da volerlo uccidere ci sarà sempre. Batman non ha idea del guaio in cui si è cacciato.

 

A proposito del Pipistrello, Romita Jr. ha dichiarato di avere un grande rispetto per il personaggio e di ritenere un dovere lasciar da parte l’ego, di fronte alla sua storia e ai grandi artisti che ne hanno formulato l’iconografica.

 

Batman #51, variant cover di John Romita Jr., Klaus Janson e Alex SinclairSe non hai uno stile abbastanza distintivo rispetto a chi è venuto prima di te, non vale la pena essere troppo estremi e mantenere il personaggio, visivamente, nelle condizioni in cui è, è doveroso. Personaggi come Batman e Superman sono incredibilmente iconici e ci sono intere corporation alle loro spalle.

Lavorando a The Last Crusade, prequel di Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, è giusto che io rimanga fedele alla visione di Frank Miller, per quanto ringiovanita di dieci anni. Il mio Bruce Wayne, sta invecchiando un po’, ingrigisce, è meno pesante e più in forma di quello che Frank vi ha proposto. Queste sono le varianti con cui ho potuto giocare. Per il resto i dettagli sono minimi e il costume è molto vecchio stile, anche perché ha una grande importanza nella storia che Frank e Brian Azzarello hanno scritto.

Si incentrerà su Jason Todd, sulla vergogna di Batman per averlo quasi dimenticato, sul fatto che il ragazzo venga catturato. Tutti sappiamo cosa succederà, perché la storia è nota, ma c’è una svolta nella trama davvero brillante. Non posso dire di che si tratti, ma sappiate soltanto che se ovviamente siete consapevoli della fine che farà Jason, non vi aspettate assolutamente il modo in cui la mostreremo. La storia è davvero sorprendente.

Non c’è una singola parola di troppo, nello script. Lo trovo oltre l’eccezionale. Quando ci lavoro, il tempo passa in un attimo. Leggo un paio di paragrafi scritti a macchina e improvvisamente mi trovo alla ventesima pagina disegnata. Capisci che una trama è appassionante, molto spesso, dalla velocità con cui ti permette di lavorare e ti coinvolge come disegnatore.

 

A proposito di artisti e grandi storie, Romita torna a parlare di Greg Capullo, come lui abituato un tempo a lavorare partendo dalle trame, dai soggetti, e non dalle sceneggiature, in grado quindi di raccontare una storia in maniera agile. Un approccio che Scott Snyder ha imparato da Capullo e che è tornato utile anche nella collaborazione con Romita Jr.

 

Gli ho detto di non mandarmi materiale troppo dettagliato e che a volte basta poco. Mi servono i dialoghi solo se sono importanti a farmi capire un momento particolare, un’espressione centrale nella trama. Altrimenti non servono. Nel rapporto tra un artista e una sceneggiatura è utile trovare una giusta via di mezzo tra il dettagliato e il generico.

 

L’arte di raccontare storie per immagini partendo dalle sole trame si sta perdendo, dice il disegnatore con rammarico, e così anche la fiducia degli sceneggiatori nella capacità degli artisti di dare un contributo importante allo storytelling, in molti casi.

 

Quando mi trovai a collaborare con Neil Gaiman, mi mandò una sceneggiatura, ma mi avvertì di non considerarla definitiva. Sapeva quello di cui ero capace e voleva che io ci mettessi del mio, che giocassi con quel che non veniva detto e che la alterassi se ne avevo la necessità, che lo avvertissi se avevo bisogno di aggiungere qualcosa, poi lui avrebbe cambiato i dialoghi sulla base delle mie tavole. Neil Gaiman mostrava deferenza per le mie capacità di narratore. Un complimento non da poco. Allo stesso modo è andata con Scott e allo stesso modo va con Greg o con Dan Jurgens. Siamo gente in grado di raccontare, perché lo abbiamo fatto sulla base di soggetti non dettagliati.

 

Il finale dell’intervista è tutto dedicato a John Romita Sr., il padre.

 

Superman di John Romita Sr.Dentro di me, sento ancora di vivere nella sua ombra, perché è un artista come se ne sono visti pochi. Quando aveva diciannove anni realizzava dei poster per il Women’s Army Corps. Disegni di un livello che io non saprei raggiungere nemmeno ora. Aveva un taccuino, quand’era adolescente, in cui realizzava paesaggi. Andava al Bryant Park in pausa pranzo e faceva ritratti alle persone, ai senzatetto, alla gente per strada. Io non sarei in grado.

Secondo me era un prodigio, ma ha raggiunto il successo così presto che probabilmente abbiamo visto solo una frazione di quel che avrebbe potuto fare. Oggi va in giro a dire che io sono più bravo di quanto lui sia mai stato, ma è un bugiardo. Al di là del suo lavoro nei comics, è davvero un grande artista, come John Buscema. Quelli della vecchia scuola, più vecchia della mia, erano grandi illustratori, prima ancora che cartoonist.

Mi sarebbe piaciuto essere come loro, ma il fumetto, nella mia vita, è arrivato prima che riuscissi a diventare un artista completo. Tuttavia, prima o poi, farò il pittore, se mai mi ritirerò dalle scene. Olio e acrilico o acquerelli. Qualunque cosa possa riuscire a padroneggiare. Mi piacerebbe realizzare quadri a coltello, una tecnica che ho imparato al college e ho abbandonato iniziando a lavorare.

 

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Fonte: Comic Book Resources