Brian Michael Bendis ha molto da dire a seguito dell’uscita di Spider-Man #2. Dopo il primo numero della serie disegnata da Sara Pichelli che racconta le avventure di Miles Morales nella New York dell’Universo Marvel che lo ha adottato, transfuga dalla morente realtà Ultimate, il secondo albo vede il più giovane degli arrampicamuri, in forza ai Nuovissimi Avengers, affrontare questioni etniche che lo riguardano.

Dopo una lunga parte iniziale, che vi risparmiamo in quanto si tratta sostanzialmente dell’analisi, quasi punto per punto, degli eventi raccontati nel primo numero della serie, Bendis parla della questione razziale che investe Miles e del modo in cui lui ha deciso di affrontarla da autore.

 

Spider-Man #2, copertina di Sara PichelliCi sono due elementi etnici, riguardo a Miles, che andavano affrontati. Non perché qualcuno me l’abbia chiesto, ma perché è semplicemente necessario. Il primo è: come risulta diverso dagli altri eroi il nostro Miles a causa della sua etnia e, in particolare, in che modo essa lo rende diverso dall’altro Uomo Ragno?

La mia conclusione non si basa su qualcosa che abbiamo letto nelle storie, ma su una mia convinzione nata dall’osservazione di quel che succede oggi nell’industria dei comics. Ci sono autori e artisti di etnia e sessualità differenti dalla massa che mostrano questa caratteristica come una bandiera, che dichiarano al mondo: “Io sono così e sono un autore di fumetti”. Andrebbe benissimo qualuque altro settore e ambito della vita.

“Sono una donna e sono un’autrice. Sono nero e sono un autore. Sono gay e sono un artista. Voglio che tutti sappiate chi sono”. L’esempio è chiaro? Poi ci sono autori e artisti che non vogliono essere altri che autori ed artisti, che il loro lavoro parli per loro, convinti che la loro sessualità o etnia non debba assolutamente importare ai lettori né a chiunque altro. Non vogliono far parte dei discorsi politici che gli girano attorno, non vogliono essere bandiere né esempi.

Da uomo di etnia ebraica, ho una prospettiva piuttosto precisa su questo fenomeno, perché sono molto orgoglioso della mia appartenenza. Sono uno che vuole sapere sin da subito se la persona che ha di fronte ha problemi con gli Ebrei, per non trovarmi sorpreso in un secondo momento. Insomma, non mi sfugge il fatto che là fuori ci sono persone che compilano liste di autori ebrei, o di autori gay. Trovo che sia una cosa bizzarra. Un consiglio: non mettete nomi di Ebrei su una lista. Di solito non apprezziamo.

Spider-Man #2, anteprima 01Io lavoro con un sacco di creativi in diversi settori espressivi, ognuno con un atteggiamento diverso. Ad esempio lavoro con autrici che, per il solo fatto di essere donne, sentono di dover provare qualcosa di più al mondo attorno a loro e con altre che invece sono assolutamente disinteressante alla questione, che vogliono soltanto fare il loro lavoro al meglio e non vogliono che la percezione di quel che fanno sia alterata da una causa o da una rivendicazione.

E poi abbiamo questo ragazzo con poteri di ragno, di nome Miles, che sente la gente parlare del colore della sua pelle e non ha la minima idea di come sentirsi al riguardo. Non riesce a capire quale sia il problema. Mi capita di parlare con ragazzi di un paio di generazioni più giovani di me, che si sforzano di far capire che vogliono che sia il loro lavoro, che siano le loro azioni a definire chi sono, e non considerano assolutamente il colore della loro pelle una questione di cui dovrebbero occuparsi. Sono convinto che in questi ragazzi ci sia Miles, che questo atteggiamento sia quello giusto per lui.

Una delle prime persone che ha commentato la sua identità etnica ha detto di averlo trovato ancora più simpatico per il colore della sua pelle. Il che, se possibile, è ancora più strano del contrario, del fatto che invece essa gli procuri delle antipatie. Perché mai una persona dovrebbe piacere di più in quanto nera o ispanica? Insomma, che ragione c’è? So che si tratta di un argomento complesso da affrontare, ma ho la fortuna di poterlo fare tramite una serie a fumetti piuttosto lunga e di poterlo guardare da diverse angolazioni. La prima è quella di cui vi ho parlato.

Spider-Man #2, anteprima 02Eppure io sono un bianco. Faccio bene a scrivere di questi temi? Sono Ebreo e sono parte di una famiglia autorevole, eppure mi sono sentito insultare per questo per gran parte della mia vita. La gente pensa che, perché sono bianco, allora non ho esperienze di razzismo, ma è vero il contrario. Per un razzista, quella ebrea è una razza. Uno dei motti del Ku Klux Klan è “Gli Afro-Americani sono bestie, ma gli Ebrei sono il diavolo”.

Nel secondo numero di Spider-Man, Miles solleva una domanda che molti di noi ci siamo posti. Ha un’età in cui si cerca di dare delle risposte a tali questioni. Secondo me si tratta di un passaggio appropriato al personaggio. Sapevo che alcuni avrebbero letto questo aspetto in lui, che sarebbe stata interpretata dai lettori la stessa domanda, perché non ha una risposta semplice.

 

 

 

 

Fonte: Comic Book Resources