Dylan Dog 1 - L'alba dei morti viventiTrenta momenti della storia di Dylan Dog per celebrare trent’anni dell’Indagatore dell’Incubo. Mostra documenti e immagini da tre decenni Filippo Mazzarella, a partire dall’originale comunicato stampa di Sergio Bonelli Editore con cui la casa editrice anninciava ai giornali la nuova avventura editoriale, e passando per la famosissima prima copertina del mensile. Ricordato anche il Dylan Dog Horror Fest, festival dell’incubo degli anni Ottanta e Novanta che raccoglieva a Milano appassionati di cinema gotico tra i lettori dell’epoca. Assieme a Mazzarella, presenti a questa piccola celebrazione del personaggio durante Cartoomics 2016, ci sono anche Roberto Recchioni, Paola Barbato, Luigi Mignacco e Michele Masiero, sotto la guida del moderatore Loris Cantarelli.

Scorre sotto i nostri occhi una carrellata di storie e di immagini, di iniziative, di artisti e di sceneggiatori che hanno scolpito i passi di un percorso trentennale. Fa una certa impressione l’elenco di record di tirature, rivivere la celebrazione delle oltre 200.000 copie degli anni Novanta. Da un lato ci si emoziona per la potenza di un personaggio che ha davvero cambiato il volto del fumetto italiano; dall’altro non si può resistere a un senso di malinconia nostalgica per il terreno perduto negli anni, in termini di popolarità, di successo editoriale e di potenza comunicativa di un’icona così grande, che non sembra in grado di riguadagnare il terreno perduto, nonostante le iniziative che lo coinvolgono.

Dopo gli applausi strappati da questa selezione di istanti, opera degli sforzi dei Dylandogofili, in grado di condensare davvero i punti di svolta della storia editoriale e narrativa dell’inquilino di Craven Road, il dibattito riconosce a Dylan uno dei suoi meriti storici: quello di aver allargato il pubblico della Bonelli, attraendo, per esempio, molte ragazze che accorrevano mensilmente in edicola. Masiero non nasconde che i trenta momenti potrebbero diventare molto facilmente trecento o tremila, perché Dylan fu in grado di attrarre anche generazioni più giovanili e di riportare interesse verso il fumetto italiano in generale. I frutti dell’esplosione del personaggio sono ancora qui, poiché ancora adesso Dylan è nei cuori delle persone e rappresenta generazioni di lettori che ancora si riconoscono nella creatura di Tiziano Sclavi. Le basi delle fondamenta sono forti.

Mater Morbi e Roberto Recchioni sono un altro nodo focale tra quelli celebrati. Lo sceneggiatore dice di aver voluto, all’epoca di quella storia come nell’ambito della sua attuale gestione, riportare Dylan Dog a parlare del mondo e il mondo a parlare del personaggio. Un obiettivo in parte raggiunto, per l’attenzione rinnovata dei media anche mainstream sul fumetto. Siamo in lotta con l’entropia, dice Recchioni, perché viviamo in una società dell’intrattenimento che spesso si dimentica di un certo mondo del fumetto. Bisogna ricordarle costantemente che ancora esistiamo.

Dylan Dog 337: Spazio profondo

Luigi Mignacco era presente alla nascita del personaggio, prima dell’idea che potesse diventare un fenomeno così popolare, risultato che non era assolutamente nei pensieri della Sergio Bonelli Editore e dei professionisti dell’epoca. Tiziano Sclavi godeva certamente di grande stima, all’epoca dell’esordio di Dylan, come uno degli autori bonelliani più in gamba. Il personaggio aveva creato attesa in quel lontano 1986, ma nessuno poteva immaginare l’entità del fenomeno. Molti, anzi, prevedevano che solo una nicchia, per quanto consistente, di lettori smaliziati avrebbe apprezzato le sceneggiature veloci e cinematografiche, i disegni espressionisti degli esordi. L’elite di lettori pronosticata si rivelò una straordinaria massa di appassionati.

Paola Barbato dice di aver avuto la fortuna o sfortuna di arrivare a Dylan da lettrice consolidata. Nel ’97, aveva già un’idea di genere, dopo nove anni di letture, di disegno e di taglio che preferiva. La sceneggiatrice ricorda la paura delle correzioni di Tiziano Sclavi, che all’epoca rivedeva di persona le sceneggiature. Ammette di non essere mai riuscita a discostarsi dalla sua visione personale di Dylan Dog, la Barbato, che confessa di aver sempre scritto storie meno pregevoli quando ha cercato di distanziarsene. Commenta anche il ritorno di Sclavi ai testi, informadoci del fatto che il creatore del personaggio ha già scritto due sceneggiature in un mese. Una pessima notizia, scherza la Barbato, poiché questo rappresenta il momento più cupo della sua storia professionale. Ora che il maestro è tornato, la distanza fra lui e tutti i suoi successori è evidente, secondo lei.

Recchioni torna al presente, dedicando qualche considerazione alla differenziazione delle collane dedicate a Dylan Dog, che erano diventate negli anni dei cloni di se stesse. Alessandro Bilotta meritava una sede dove approfondire il suo universo parallelo e la sua visione dell’Indagatore dell’Incubo, così come c’era spazio per continuare a raccontare il Dylan cristallizzato e classico di Old Boy. Ma il fiore all’occhiello dell’attuale gestione delle collane è il Color Fest, che è davvero un battitore libero, un luogo editoriale su cui si continuerà a sperimentare, sempre di più, in cerca dei limiti delle potenzialità narrative ed artistiche di Dylan.

Infine ecco cosa c’è in cantiere per celebrare in autunno la vera e propria ricorrenza del trentennale dalla nascita. Un albo celebrativo sarà interamente dipinto da Gigi Cavenago, nello stile delle copertine di Old Boy, su testi di Recchioni. La storia raccontata intreccia e arricchisce il passato di Dylan Dog con il suo presente, passando da Xabaras per giungere all’attuale nemesi, John Ghost. Il mese successivo, ecco la prima delle nuove storie di Sclavi, su disegni di Giampiero Casertano, seguita poi da altre sue sceneggiature. L’anno andrà avanti con la terza fase del rinnovamento che vedrà tredici uscite di Dylan intrecciate che racconteranno un’unica storia.