Il tredicesimo e ultimo episodio della seconda stagione di Daredevil, intitolato Una giornata fredda a Hell’s Kitchen, ci mostra il confronto finale tra Daredevil, Elektra e La Mano, setta che ha invaso Hell’s Kitchen nel tentativo di impossessarsi e attivare l’arma Black Sky, che, come abbiamo scoperto precedentemente, non è altri che la donna che Matt Murdock ha amato.

Nelle battute finali del dodicesimo episodio abbiamo appreso come Nobu abbia dichiarato guerra totale al Diavolo Custode di New York, ordinandone la morte; per stanare la preda, La Mano prende di mira ben venti obiettivi contemporaneamente, i quali sono proprio coloro che Daredevil ha salvato nel corso della sua “carriera” di vigilante mascherato. Tra loro, ovviamente, vi è anche Karen Page.

Ritroviamo anche Stick che, nonostante i metodi discutibili, conoscendo da sempre la vera natura di Elektra ha tentato ripetutamente di salvarla. Anche in questo episodio, il maestro ribadisce alla sua ex allieva che il suo destino è nelle sue stesse mani, quando afferma: “Non sta a loro dirti chi sei“. Poco dopo ci viene proposto un inatteso cammeo, quello dell’avvocato Jeri Hogarth, tra i protagonisti della serie Jessica Jones. La donna propone a Foggy Nelson di lavorare presso il suo studio legale, con l’amico di Matt che accetta estasiato: è l’ennesimo collegamento tra le due serie Marvel/Netflix sinora mandate in onda sul network, e non è detto che questi due personaggi non tornino ad apparire nella prima stagione di Luke Cage, in onda il prossimo 30 settembre.

Prima della battaglia finale, Daredevil ed Elektra si recano da Melvin Potter, per un ulteriore upgrade del proprio costume e armamentario. È qui che l’armiere consegna al protagonista il suo iconico manganello multiuso in acciaio noto come billy club, che, tra le tante funzioni, ha anche una resistente corda che permette all’eroe di utilizzare l’arma come corda e rampino. A dire il vero, nei fumetti Marvel, Matt Murdock maneggia il suo unico “bastone” sin dalla sua primissima apparizione, avvenuta in Daredevil vol. 1 #1 (1964), di Stan Lee e Bill Everett. Nel dettaglio, il protagonista si costruisce l’arma da sé, così come il costume. Nello studio di Melvin, inoltre, notiamo appeso in bella vista un poster che riporta la scritta “Gladiadores” (“Gladiatori“): come visto nella prima stagione, questo è un chiaro easter eggs che anticipa la probabile futura trasformazione dell’uomo nel villain noto come Gladiatore.

A proposito di costumi, anche Frank Castle finalmente assembla la versione definitiva del suo. Ritroviamo il personaggio presso la sua abitazione, dove ha fatto ritorno: ecco che nasce davvero il Punitore, nel momento in cui Castle dipinge l’iconico logo del teschio con uno spray bianco sul giubbotto antiproiettile nero in kevlar che ha rinvenuto nella puntata precedente.

Nel frattempo, Daredevil scopre quali sono le intenzioni della Mano grazie a un confronto con il detective Mahoney. L’uomo è stato brutalmente picchiato e minacciato affinché consegnasse tutti i file in possesso della polizia sul giustiziere notturno di Hell’s Kitchen. Questa scena, che avviene su una rampa di scale con l’eroe mascherato nascosto nell’ombra ha un taglio molto “nolaniano” e ci ricorda vagamente alcune sequenze della trilogia del Cavaliere Oscuro. Da notare, inoltre, come Mahoney parli di “pugni potenti”, non in riferimento alla massa e forza muscolari. Questo potrebbe essere un riferimento a come i ninja della mano padroneggino abilità in grado di incanalare il chi nei colpi inferti, abilità che contraddistingue anche l’eroe Iron Fist, in italiano Pugno d’Acciaio, che sarà presto protagonista di una serie personale Marvel/Netflix.

La Mano, intanto, ha catturato tutti coloro che Daredevil ha salvato nel tempo. Tra questi, prigionieri in un camioncino, ritroviamo oltre a Karen anche Turk e il nonnino ex Marine salvato dal vigilante nella terza puntata. Tra i ninja de La Mano vi è anche una donna dalla capigliatura rossiccia di nome Tyler, che sembra comandare questa gruppo di criminali. Non abbiamo trovato alcun corrispettivo nella continuity a fumetti Marvel e quindi assumiamo come questo personaggio sia una creazione originale per lo show.

Inizia quindi la battaglia finale contro La Mano. Daredevil salva gli ostaggi, lottando duramente. Assistiamo a un intenso faccia a faccia tra il protagonista e Karen, la quale sembra aver capito qualcosa sul personaggio. Abbiamo modo di apprezzare anche il nuovo costume di Elektra, realizzato da Melvin Potter: questo è abbastanza difforme dall’essenziale tunica rossa che il personaggio indossa nei fumetti Marvel, sebbene abbia un design che ne richiama alcuni dettagli in chiave moderna. Anche in questo caso, però, il colore nero predomina sul rosso. Nel corso della battaglia, Matt afferma di sentirsi libero con Elektra, tanto da valutare una fuga assieme a lei dopo lo scontro. Possibilità che però non si potrà mai concretizzare, in quanto la donna, per salvare Matt, viene trafitta a morte da Nobu. La morte di Elektra è un tòpos classico del Daredevil di Frank Miller, e avviene nel numero #181 della prima serie dedicata al personaggio. Le due versioni di questa celebre morte sono speculari nelle dinamiche, ma molto differenti tra serie TV e fumetti. Se nella prima Elektra viene assassinata da Nobu per salvare Matt su un tetto, nei fumetti, la donna viene uccisa da Bullseye (personaggio ancora non introdotto nello show) sempre su un tetto, ma in assenza di Matt: la stessa Elektra, infatti, si trascina poi morente sulle scale dell’appartamento di Murdock, spirando tra le braccia del suo amato.

Daredevil riesce poi ad avere la meglio contro Nobu e i suoi ninja grazie all’intervento del Punitore che a distanza fa fuoco sui criminali de La Mano. Lo stesso Nobu trova la sua fine, apparentemente definitiva, per mano di Stick, che lo decapita.

L’epilogo della stagione ci mostra Matt Murdock e Stick presso la tomba dove è stata seppellita Elektra. È una giornata fredda a Hell’s Kitchen, come anticipato dal titolo dell’episodio e testimoniato dalla presenza della neve nelle strade, un parallelismo con i fumetti: difatti, sia nella serie regolare Daredevil, che nella graphic novel Elektra Vive Ancora (sempre firmata da Miller), quando ci viene mostrata la tomba di Elektra troviamo sempre la neve. Altra citazione di Elektra Vive Ancora è quella sulle rose e orchidee, quando Matt afferma che Elektra odia le prime, prediligendo le seconde. La stessa frase “Lei odia le rose” è la citazione esatta di una didascalia della suddetta opera.

In chiusura, segnaliamo tre passaggi importantissimi: Frank Castle si reca presso la sua abitazione (alla quale darà fuoco) e recupera un CD/DVD nascosto nel retro di una foto di famiglia. Su questo disco è riportata la scritta “Micro“: il riferimento è al nome in codice di David Linus Lieberman alias Microchip, apparso per la prima volta sulle pagine di The Punisher vol. 2 #4 (1987) e creato da Mike Baron e Klaus Janson. Microchip è un fido alleato di Castle, un esperto di tecnologia che aiuta il Punitore da remoto nel corso delle sue missioni.

Presso lo studio Nelson & Murdock, ormai chiuso, Matt invita Karen per un confronto e le rivela di essere Daredevil, mostrandole la sua maschera. Del resto, anche nei fumetti Marvel, la Page apprende ben presto dell’identità segreta dell’uomo. Scopriamo inoltre che il suddetto studio legale si trova in un edificio di nome Atlas Investments, riferimento manifesto alla Atlas Comics, primo nome della casa editrice di Stan Lee, prima che fosse rinominata Marvel Comics.

Infine, la serie si chiude mostrandoci il cadavere di Elektra trafugato dalla sua tomba dai ninja della Mano (supponiamo dal colore delle vesti), e posto nella misteriosa e antica cassa di pietra vista in precedenza. Una cosa è sicura: Elektra vivrà ancora. Ma questa è un’altra storia…

 

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