Per Verticalisti, powered by Verticalismi, Giulia Prodiguerra ha intervistato Tinoshi alias Giorgio Tino, autore piemontese trapiantato in America.

 

Chi è Tinoshi?

TinoshiIl Tinoshi fu creato in Giappone una trentina di anni fa, ma ahimè non è un pilota di robottoni. È cresciuto ad arti marziane e cappuccini, e secondo un’antica leggenda non si sarebbe mai mai mai tagliato i capelli. Disegna fumetti per lo stesso motivo per il cui si mangia cornetto caldo e caffelatte al mattino.

Nessuno.

Ma lo fanno tutti.

Ciao Tinoshi! Benvenuto su Verticalisti. Quando hai iniziato a produrre le tue strip?

Ciao a te e grazie per avermi contattato! Le mie strip nascono molto tempo fa, nel 2002 circa. Ho cominciato a disegnarle sui banchi dell’università, come passatempo. Solo nel 2007 ho deciso di creare un sito internet e pubblicarle: all’epoca ho anche prodotto una piccola raccolta artigianale da portare a Torino Comics. Di quella raccolta non ho neppure più una copia, avendo perso anche la mia…

Qual è stata la tua formazione? Hai degli autori di riferimento?

Essendo completamente autodidatta non credo di poter parlare di formazione in senso stretto… Di sicuro ho sempre amato il formato striscia e fin da piccolo quando leggevo fumetti mi soffermavo sui dettagli del disegno e provavo a ricopiare (con risultati facili da immaginare). Non mi stancherei mai di leggere Silver, Bonvi, Totaro così come adoro Schulz, Quino e ovviamente Watterson, il mio preferito in assoluto. L’amore adolescenziale per i manga ha senza dubbio contribuito allo stile delle mie strisce: sono un fan dell’Akira Toriyama di Dottor Slump e ho sempre adorato quel tipo di humor. Senza aver mai cercato di imitare lo stile di nessuno, è indubbiamente la lettura di questi artisti che ha alimentato la mia voglia di disegnare strisce.

Come nasce l’idea per una vignetta o una “pillola”?

TinoshiA dire la verità non saprei nemmeno io: a volte le idee mi vengono di getto, altre volte invece le strisce nascono dopo un lungo lavoro di riflessione e scalpello. Ho però alcuni riti che seguo, grazie ai quali facilito la nascita di idee. Vado a correre, per esempio. Quando corro mi estraneo totalmente dal ciò che mi circonda e divento astronauta, pilota di robot, vinco la coppa del mondo come ala sinistra del Giappone e salvo il mondo (a volte il mondo lo distruggo, ma dovrei smetterla di andare a correre alle 6 di mattina di lunedì). Quando torno a casa, butto le idee su carta, e le lascio lì a macerare. Se dopo un mesetto mi sembrano ancora buone, allora comincio a lavorare di scalpello. Altrimenti le lascio fermentare ancora un po’. Ce ne sono di quelle che hanno impiegato anni prima di diventare strisce; se non dovessi diventare multimiliardario con i fumetti penso avrei un futuro nella produzione di whisky o parmigiano. Più o meno il principio è lo stesso.

La produzione ha una scadenza precisa oppure segui l’ispirazione? Come scegli i temi su cui incentrarti?

Ora come ora non ho vincoli se non quelli che impongo a me stesso. Sia chiaro, per me disegnare è sinonimo di benessere e, se lo faccio, lo faccio soprattutto per me. Ma conoscendomi, a volte, dopo un’intera giornata di lavoro è dura stare svegli di notte come i supereroi e la pigrizia prende il sopravvento. Mi sono imposto quindi un numero minimo di strisce settimanali, a giorni precisi. Non importa il numero, basta non perdere il ritmo e la mano. I temi su cui incentrarmi non vengono scelti quasi mai basandomi su quel che accade nel mondo; spesso dipende dal mood del momento e di solito seguo lo scorrere delle stagioni. Quando è inverno fuori, lo è anche nelle mie strisce, quando è estate i miei personaggi vanno in spiaggia, se fa la mezza stagione si vestono a cipolla che non si sa mai, e così via…

Che tipo di promozione hai utilizzato per le tue opere? Cartacea, digitale o entrambe?

TinoshiDirei entrambe: riconosco la necessità di fare promozione via web e di quanto la modernità abbia bisogno di vendere migliaia di Kindle, ma personalmente sono ancora legato alla produzione cartacea e per il momento credo ancora che avere un bel prodotto tra le mani sia più piacevole di un file su di un iPad. Il formato striscia, a mio avviso, presuppone un pubblico che ti segue e che poi (si spera) comprerà una tua raccolta cartacea quando sarà disponibile. Da questo punto di vista i social sono indispensabili e sopperiscono alla mancanza di piattaforme “tradizionali” che, almeno in Italia, permettano alle strisce di raggiungere un numero elevato di lettori. Personalmente, preferisco spendere 20 Euro in una copia cartacea che 2 Euro per una copia digitale, ma son gusti…

Traduci le tue vignette anche in inglese: quando hai iniziato e perché? Qualcuno nel mondo anglofono ha mostrato interesse?

Vivo negli Stati Uniti dal 2006, e diversi amici mi chiedevano di tradurre le strisce. Ho pensato quindi che sarebbe stata una buona idea tradurle in inglese per loro in primis, ma anche come modo per poter arrivare, tramite i social, un po’ in tutto il mondo. Credo di aver iniziato ufficialmente nel 2011, ma onestamente non penso che l’inglese mi abbia aiutato più di tanto nella diffusione dei miei fumetti: l’Italia continua a essere il paese in cui circolano di più. Devo anche essere sincero e dire che non ho mai davvero spinto più di tanto nel mondo anglofono, avendo concentrato le mie energie nel Bel Paese. In generale credevo che tradurre le strisce sarebbe stato un compito abbastanza semplice, ma mi sono reso conto di quanto la traduzione di per sé sia solo un aspetto “secondario” quando si tratta di arrivare al cuore dei lettori. Posso tradurre “moka”, “cappuccino”, “chinotto” ma non posso tradurre il brontolio della caffettiera o il gusto del vero cappuccino, se non sai già di cosa sto parlando. Roberto Baggio non è così famoso negli Stati Uniti, e la “root beer” non è il chinotto, senza contare che a me fa schifo, la root beer. Insomma, lo sai meglio di me, se tradurre fosse cosi facile basterebbe Google Translate. E non basterà mai, Google Translate.

Come hai conosciuto Verticalismi? Hai lavorato con altri editori prima di approdare su questa piattaforma?

TinoshiHo conosciuto Verticalismi da lettore: i contenuti e il formato semplicemente ma perfettamente adattato allo scrolling del web sono davvero azzeccati. Ho proposto la mia striscia qualche tempo fa e con grande piacere son stato accettato. Se si parla di piattaforme web ho anche una mia pagina su webcomics.it, che poi sarebbe Shockdom. Ho anche pubblicato una raccolta autoprodotta l’anno scorso, edita da Phasar Comics, sia in digitale che su carta… ma a parte questo non ho avuto molte altre esperienze.

Attualmente lavori in America: hai notato delle differenze sostanziali nell’approccio al fumetto rispetto all’Italia, in particolare nei confronti degli esordienti?

Ti rispondo limitandomi al mondo delle strip, che è quello che conosco più da vicino. Devo dire che a mio avviso ormai tutto il mondo è paese e da questo punto di vista, soprattutto per il genere strip, il web la fa da padrone in Italia come in USA. Hai il vantaggio di poter arrivare a moltissime persone a costo zero, mentre gli editori hanno la possibilità di scegliere a costo zero e pubblicare, con abbastanza sicurezza, solo chi venderà.

Io però trovo che sia un metodo che a lungo andare rischia di impoverire fumettisti, lettori ed editori: basarsi solo sul numero di like sembra pagare sul breve periodo, ma si finisce per perdere da un lato la capacità e la voglia dell’editore di scoprire nuovi talenti sconosciuti ed investire su di essi, dall’altro la voglia di un autore giovane di spingersi al di là della battuta facile acchiappa-like sull’odiare il mondo il lunedì mattina alle sei. O forse vorrei tanto che continuassero a uscire altri Sturmtruppen o nuove avventure di Snoopy, ed è ora di smetterla di vivere nel passato…

TinoshiNegli USA continuano a pubblicare le strisce su praticamente tutti i quotidiani, locali e nazionali. Questa è una tradizione meravigliosa che sin da piccolo speravo potesse essere importata. Invece hanno importato Jersey Shore.

Devo comunque dire che non vedo nuovi autori nella pagina dei comics: solo i “soliti” mostri sacri, che pubblicano e ripubblicano all’infinito. Dal punto di vista dei giovani, temo che anche da quelle parti, come detto in precedenza, la strada iniziale sia quella del web.

Che progetti hai per il futuro?

Diventare astronauta, pilota di robot, vincere la coppa del mondo come ala sinistra del Giappone, e salvare il mondo. O distruggerlo, un lunedì mattina alle sei. Corse a parte, vorrei cimentarmi in una storia a più ampio respiro, dal momento che non tutto può essere costretto in quattro vignette. Si tratta di un progetto molto più complesso e ancora decisamente abbozzato, ma voglio trovare il coraggio di renderlo reale, prima o poi. A parte questo, ho un altro progetto in mente, ed è ora di metterlo su carta. Si tratta sempre di una striscia, più classica come formato e come struttura e un po’ diversa dal mio solito. Sto cominciando a lavorarci, spero a breve di poterla pubblicare. Cominciando dal web, ovviamente!

 

Tinoshi