I presupposti che almeno un Robin Hood sia realmente esistito nella realtà, tra il 1100 e il 1200, sono piuttosto fondati e supportati da indagini di eminenti studiosi. Numerosi sono inoltre i ricercatori che sostengono l’omosessualità dell’eroe di Sherwood, rifacendosi alle prime ballate che cantano le sue gesta, quelle risalenti al XIV e al XV secolo. In esse vi compaiono già alcuni protagonisti dell‘Allegra Brigata del bosco, come Little John e Will Scarlet, ma non Fra Tuck, il menestrello Alan-a-Dale e soprattutto Lady Marian. Queste figure sarebbero state aggiunte ai racconti, solo in un secondo tempo, quando nacque la leggenda del ladro paladino dei poveri.

Seguendo le suggestive ipotesi che vi abbiamo brevemente riassunto, Robert Rodi e Jackie Lewis, porteranno sugli scaffali americani il 1º di giugno, la serie intitolata: Merry Men. Sara pubblicata da Oni Press e vedrà nel team creativo anche la colorista Marissa Louise. Aderendo dunque ad autorevoli tesi, il fumetto coglierà con intelligenza l’opportunità di illustrare le vicende di un mito universale, ora anche campione delle libertà sessuali.

Vi lasciamo con il messaggio promozionale e le due copertine del numero #1, di Lewis e di Ed Luce.

XIII secolo, Inghilterra. Robert Godwinson, ex amante di Re Riccardo, vive con la sua brigata di Allegri Compagni nella Foresta di Sherwood, lontano dallo sguardo vigile del Principe Giovanni, che ha bandito l’omosessualità. Benché isolati, gli uomini vivono in pace, almeno fino a quando uno sconosciuto avvicina il loro accampamento, chiedendo aiuto per una città vicina, assediata dallo Sceriffo di Nottingham. Robert, conosciuto col soprannome di Robin, è riluttante a concedere il proprio soccorso ma al contempo impaziente di sbarazzarsi del misterioso straniero… e mettere in azione il suo formidabile arco e le sue infallibili frecce. Eccovi Robin Hood come non lo avete mai conosciuto prima, basato su un’ipotesi accademica riguardante cosa si nasconda realmente dietro la leggenda del fuorilegge.

 

 

Fonti: Bleeding Cool | History