In occasione dell’uscita ormai imminente del film Deadpool, Wade Wilson è l’assoluto protagonista dell’edizione di questa settimana di Axel-In-Charge, la consueta intervista di Comic Book Resources in cui Axel Alonso dà conto ai fan degli eventi più interessanti appena accaduti o prossimi in casa Marvel. Ma, per parlare del Mercenario Chiacchierone, l’Editor-In-Chief ha voluto un aiuto del tutto particolare: quello dello sceneggiatore Gerry Duggan.

 

Deadpool - poster di Rob LiefeldDuggan – Vedere il marketing assolutamente invasivo per il film, trovarsi con il faccione di Deadpool sugli autobus, per strada, in televisione, è stata un’esperienza assolutamente surreale. Mi ricordo la prima sera in cui ho visto appiccicare uno dei poster che ci sono nelle nostre città in questi giorni. Pensavo fosse uno scherzo.

Alonso – Concordo. Ero editor del personaggio, l’ho ereditato agli esordi, quando condivideva la serie con Cable. I fan erano fedelissimi, ma le vendite non erano granché. Quando Daniel Way e Paco Medina lo hanno traghettatto alla sua serie in solitaria, allora il personaggio è esploso. Era ultraviolenta, brillante, diversa da ogni altra pubblicata all’epoca.

Duggan – Devo ringraziare Dan e Paco per aver consegnato a me e Brian Posehn un personaggio già affermato con i fan. Non solo abbiamo ereditato il personaggio, ma un successo stabile, che ci ha dato la possibilità di ragionare a lungo termine. Sedevamo sulle spalle di grandi autori e dei creatori che ci avevano preceduto e avevano reso grande Deadpool.

 

Duggan ha già visto il film. Alla proiezione ha avuto la sensazione che il passo per il personaggio sia ulteriore, che ancora una volta Deadpool abbia cambiato pelle e raggiunto sempre nuovi lettori. Inoltre, l’esperienza di essere riconosciuto dai fan è una novità che l’autore non nega di aver apprezzato.

 

Alonso – La qualità di Wade è quella di essere un tizio qualunque pieno di pessimi difetti e amato per i suoi difetti più di qualunque altro personaggio, amato per ciò che lo rende meno eroico degli altri. Un po’ come Bob Odenkirk in Better Call Saul.

Duggan – Credo che questa sia in effetti la miglior definizione possibile. Quando parliamo delle sue nemesi, la principale è proprio lui. Se stesso. Il divertimento è assistere ai suoi sforzi di fare quel che è giusto. Ecco cosa ce lo fa amare. Ogni autore che si sussegue sulle sue storie approfondisce la sua personalità. Dai tempi di Rob Liefeld e Fabian Nicieza, in tanti lo abbiamo avuto sotto mano e tutti noi abbiamo aggiunto un pezzettino. Spero, un giorno, di potermi guardare indietro e di poter dire di aver fatto del bene a Wade quanto lui ne ha fatto a me.

C’è pathos nel suo personaggio, ti dà la possibilità di gettarti completamente nelle sue storie. Credo che a volte i nuovi lettori di Deadpool siano un po’ a disagio per le rotture della quarta parete, ma che si abituino in fretta. Credo che i pazzi conoscano il segreto della conoscenza, a volte. Non dico che Wade sia come Re Lear, il pazzo shakespeariano, ma ci sono alcuni commenti che ti sputa in faccia che trovo rivelatori. Non tutti i personaggi ti concedono questa possibilità e, per me, è un divertimento notevole.

Alonso – Tra gli autori di Deadpool si crea sempre uno strano spirito di gruppo, c’è meno rivalità, meno competizione e più rispetto che in altri casi. Probabilmente perché ci vuole una quantità di senso dell’umorismo tale per azzeccare il personaggio che la cosa diventa naturale. E ha ragione Gerry: ognuno ha lasciato il segno sul corpo di Wade.

Deadpool #42A tal proposito, entrambi gli intervistati sembrano concordi nell’indicare Cullen Bunn come uno dei principali responsabili dell’attuale identità di personaggio del Mercenario Chiacchierone. Un’importanza che Duggan trova confermata nel numero di albi di Bunn che gli viene chiesto di firmare alle convention. Cosa che fa molto volentieri.

Duggan – Dal punto di vista creativo, Deadpool è un personaggio talmente flessibile da permetterti di fare qualunque cosa. Se ci pensate, una delle cose più divertenti che abbiamo fatto con i suoi crossover era mostrare il fatto che nessuno degli eroi volesse mai averci a che fare. Tutti quelli che si trovavano costretti a collaborare con lui erano disperati, non volevano essere visti accanto a lui, il che ci dava il destro per un sacco di situazioni comiche.

Oggi, Deadpool è un vendicatore. Chi diavolo l’avrebbe mai immaginato agli inizi? Eppure sono convinto che se lo sia meritato, come la considerazione che ha di lui Steve Rogers, che lo vede come un soldato migliore quando ha un ruolo di comando. Ovviamente, a volte, più alto è il piedistallo su cui stai, più lunga è la caduta. L’attuale status di Deadpool è molto divertente per noi autori, ma il meglio deve ancora venire.

Alonso – Deadpool, una volta, trovava pochissimo spazio, aveva una serie ridottissima. Oggi non puoi evitarlo. E non fa che crescere nei numeri mese dopo mese. Un po’ Bugs Bunny, un po’ Punitore, permette agli sceneggiatori di rompere la quarta parete come nessun altro. Per lunghissimo tempo, Deadpool è stata la nostra unica occasione per mescolare dramma e comicità ed il suo successo è fortemente responsabile di quello che oggi ottengono serie come Howard the Duck e Unbeatable Squirrel Girl.

 

 

Fonte: Comic Book Resources