Una breve intervista a Kelly Sue DeConnick è apparsa sul sito del quotidiano britannico The Guardian, come parte di un articolo più ampio che presenta gli autori protagonisti dell’innovazione del fumetto occidentale di questi ultimi anni. La DeConnick, come spesso succede, è indicata come la capofila delle donne autrici che hanno colto di sorpresa e conquistato il comicdom. Ecco cos’ha dichiarato l’autrice di Bitch Planet e Pretty Deadly.

 

Kelly Sue DeConnickSono cresciuta nelle basi militari dell’aviazione statunitense in Germania e in Giappone, dove non si vedeva molta televisione americana. I fumetti erano una componente importante della cultura di quelle basi. Le persone attratte dalla carriera nell’esercito sono spesso attratte anche dalle storie che parlando di eroismo. Quindi leggevo un sacco di comics, comprati con la mia paghetta, e gli albi di Wonder Woman che mamma mi regalava quando facevo delle commissioni. Non mi balenava per la testa che potesse diventare un lavoro.

Quanto ero l’autrice di Captain Marvel ho avuto la fortuna di essere parte di un’ondata culturale. Non ero la sola che volesse portare una donna sotto i riflettori di una storia importante e quel che io e altri abbiamo fatto ha avuto risonanza nel pubblico. Mio marito, Matt Fraction, è solito dire che la serie aveva solo ventimila lettori, ma diciannovemila di loro si sono tatuati i personaggi addosso. In più, il personaggio di Carol Danvers è un pilota di caccia, come mio padre. Sentivo una forte connessione con lei.

Negli anni Quaranta e Cinquanta, non mancavano i fumetti dedicati alle donne, titoli che vendevano 500.000 copie al mese, come My Date o Lover’s Lane. Si tende a dimenticarlo. Negli anni Ottanta, i comics sono stati trattati come una sorta di canale preferenziale per vendere giocattoli ai ragazzini e le femmine se ne sono allontanate. Difficilmente hai voglia di leggere storie in cui si insulta sistematicamente il tuo sesso. Quindi non credo che quel che sta succedendo in questi anni sia qualcosa di nuovo. Stiamo solo tornando là dove era giusto rimanere.

Le continue domande su questo argomento un po’ mi annoiano e un po’ no. Se il problema delle donne nei fumetti fosse risolto del tutto, avremmo smesso di parlarne. Inoltre non è questo l’unico settore dell’intrattenimento che abbia difficoltà con la parità sessuale. Ma se non altro da noi se ne parla, giusto? Tuttavia, mi incattivisco quando la gente chiede come si faccia a scrivere buoni personaggi femminili, perché nella domanda è insito il difetto, il tragico pregiudizio. Di solito rispondo: “Fate finta che siano persone normali”.

 

 

Fonte: The Guardian