Negli Stati Uniti, Secret Wars è ormai consegnato alla storia del fumetto. Il ciclo che ha sconvolto e ricostruito la struttura cosmologica dell’Universo Marvel, con tutte le conseguenze del caso in termini narrativi, viene commentata e analizzata sotto ogni punto di vista. Tom Brevoort, una delle figure di spicco dell’editing Marvel, racconta a Newsarama i dietro le quinte dell’operazione scaturita dalla penna di Jonathan Hickman.

Come sappiamo, l’idea di un ciclo di storie epocale che portasse il titolo ben noto ai fan di Secret Wars era nella mente del suo autore da lungo tempo, da prima del suo ciclo di storie su Fantastic Four. Ma i particolari della vicenda non sono mai stati chiari e definiti fino alla decisione di impegnarsi a tutti gli effetti nella realizzazione da parte della Casa delle Idee.

 

2. Secret Wars #1, di Jonathan Hickman ed Esad Ribic - MarvelJonathan si dedicò ai suoi Fantastici Quattro, poi a S.H.I.E.L.D. e a un certo numero di altri progetti. Solo quando gli proponemmo di prendere in mano gli Avengers dopo Brian Michael Bendis, lui ci disse: “Potremmo dar vita alla mia idea su Secret Wars. Faremo Secret Wars“. New Avengers avrebbe rappresentato la storia sugli Illuminati, dato il via a tutto e la serie principale sui Vendicatori avrebbe mostrato il lato oscuro e quello più luminoso della vicenda. A quel punto, il progetto era diventato reale e abbiamo iniziato a costruire gli eventi che avete visto.

Inizialmente ci sono stati pochi cambiamenti. Per esempio, avendo appena ucciso il Professor X durante AvX, non potevamo averlo tra i protagonisti come inizialmente immaginato. Ecco perché ci siamo affrettati a costruire il nuovo status di Bestia, in un paio di numeri di New Avengers. Ma, parlando in generale, la storia c’era già tutta, se non nei particolari. Nessuno, certo, poteva immaginare che Thor sarebbe stato una donna, ai tempi.

Gli eventi erano stati progettati per poter includere tranquillamente questo genere di cambiamenti. L’invecchiamento di Steve Rogers e Sam Wilson nei panni di Capitan America non erano previsti, ma siamo stati in grado di incorporare la cosa in modo del tutto naturale. Il che rappresenta una delle caratteristiche che rendono meravigliosa la progettazione dell’evento e il lavoro di Jonathan, che ha messo in piedi tutto questo davvero in fretta.

 

Brevoort, che ha diretto di persona la realizzazione di Secret Wars, ha dovuto avere a che fare anche con i ritardi nel lavoro e con l’aggiunta di un albo non previsto alla storia principale, il numero #9 che ha consegnato a i lettori la conclusione.

 

Secret Wars #9, copertina di Alex RossIn casi come questi, bisogna soppesare la situazione a ogni singolo passo e cercare di capire quale sia l’equilibrio tra i tempi e la qualità, tra i vantaggi a breve e lungo termine. Certamente, ogni volta che una serie subisce ritardi, in particolare se molto interessante per i lettori, la gente è delusa. Dai venditori, che non vedono i soldi entrare nelle casse, ai fan che non ottengono quel che era stato promesso. Ed è del tutto comprensibile.

L’altro lato della medaglia è che, se decidi di continuare comunque la pubblicazione, di affrettare i tempi di un progetto solo per restare nei tempi, rischi di alterare o addirittura minare la qualità del tuo prodotto. Il che, a volte, è strettamente necessario, ma quasi sempre va a detrimento del futuro a lungo termine del tuo lavoro.

Dato che Secret Wars ha ottenuto una reazione così grande sin dall’inizio e nella sua parte centrale, la gente alla Marvel era più incline a tener duro, a schivare colpi e accuse e dare il tempo a Jonathan ed Esad di finire la storia esattamente come volevano che fosse. Abbiamo deciso di privilegiare una prospettiva a lungo temine in modo che il fumetto fosse migliore e avesse una vita più lunga in termini di appeal.

 

Il paragone è con Civil War, che soffrì non meno ritardi e, grazie alla pazienza della dirigenza Marvel, è finito col diventare il più grande successo di vendite per quanto riguarda le edizioni antologiche e le riedizioni digitali della casa editrice, dimostrando una longevità che forse non avrebbe avuto altrimenti.

 

Del resto, quando c’è un ritardo, il malcontento dei fan deriva dal fatto che vogliono leggere altro di una storia che apprezzano. Non vogliono semplicemente un volumetto con scritto sopra Secret Wars, ma vogliono Secret Wars, vogliono l’esperienza di lettura che era stata loro promessa e vedere quella storia continuare a raccontare qualcosa di bello. La vogliono subito perché sono impazienti, e questo grazie alla sua qualità.

 

La scelta, secondo Brevoort, è stata quindi quella di tutelare quella qualità, pur sapendo che ci sarebbero state polemiche. Una decisione che difende con passione e che trova sia la più intelligente sotto ogni punto di vista. I mezzi per finire la storia tre mesi prima ci sarebbero anche stati, ma sarebbe stata una specie di truffa nei confronti del lettore, un trucco che, alla lunga, non avrebbero digerito né dimenticato. Mentre i ritardi, si scordano con l’andar del tempo:

 

Sono abbastanza vecchio da ricordare il ritardo che ci fu tra i numeri #2 e #3 de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e i due mesi che precedettero il numero #4. Ma chi altri ne ha memoria? Nessuno. Eppure tutti abbiamo letto quel fumetto e continua a essere acquistato in volume sin dal 1986. Quel ritardo è evaporato e non conta più nulla per nessuno. Non voglio dire che Secret Wars sia un capolavoro letterario al livello dei migliori prodotti che il fumetto ha da offrire. Questa è una valutazione che spetta ad altri. Ma non avrebbe mai potuto essere se stesso se non avessimo deciso di resistere ai ritardi.

 

 

 

Fonte: Newsarama