Da qualche tempo è terminato in Italia, nell’edizione Panini, il ciclo di storie di Matt Fraction, David Aja e Annie Wu su Occhio di Falco. E noi di BadComics.it andiamo a recuperare una simpatica chicca che ci siamo tenuti via per un anno intero, o poco più. Si tratta di un’intervista di Newsarama alla disegnatrice di origini asiatiche in cui si commenta il finale di Hawkeye e l’ispirazione, proveniente nientemeno che dal cinema di Edgar Wright. Come ha fatto il regista di Shaun of the Dead e Scott Pilgrim vs. The World ad illuminare la giovane artista? Difficile dirlo. Anche perché, tra le influenze, la Wu cita pure Stanley Kubrick e Nicolas Winding Refn.

 

Hawkeye #20, coertina di David AjaHo adorato lo sviluppo di Kate come personaggio. Qualcosa di lei mi ha sempre parlato, in ogni numero. Creativamente, per me, partecipare a questa serie è stata una sfida entusiasmante, perché Matt è dannatamente bravo e non ha paura di sperimentare, come si è visto nella frantumazione della cronologia del numero #20. In più, alternarsi a David Aja ti rende iper-consapevole di te stessa. Voglio dire, basta un’occhiata al suo lavoro e a quello di altri spettacolari artisti ospiti per capire che c’è bisogno di impegnarsi per esserne all’altezza.

Credo che il cinema e la recitazione siano una grande ispirazione per il mio lavoro sia alivello conscio che non. Solo recentemente mi sono accorta di aver regolarmente preso in prestito da Edgar Wright alcune soluzioni, come le sue entrate in scena di oggetti portati a mano dentro le inquadrature e i primi piani. Sono una grande fan della sua abitudine a premiare e gratificare quei fan che tornano indietro a spulciare i suoi film. Spero che la gente possa rileggere la serie tutta d’un fiato, ora che è finita, e trovare quei riferimenti non immediati nei dettagli, nelle inquadrature e negli sfondi.

Specialmente fra Kate e HHH, ho inserito un sacco di vignette a specchio per rappresentare la simmetria delle loro esperienze in California. Come se un misto di ispirazioni da Stanley Kubrick, Nicolas Winding Refn e Alejandro Jodotowsky mi fosse tuonato nel cervello nei momenti più importanti di questo ciclo di storie.

Accanto alle influenze cinematografiche, mi ossessiona il modo in cui è possibile manipolare il senso del tempo delle persone nei comics. Non necessariamente la rappresentazione del passare del tempo in se, quanto più il modo in cui esso ha effetto sul lettore. Come si riproduce la sensazione di un certo tipo di montaggio o di una scena in slow-motion rimanendo chiari nella pagina e senza occupare troppo spazio? La maggior soddisfazione, per me, è quando qualcuno mi dice che la mia regia della pagina gli ha dato i brividi, o ha creato tensione.

 

 

Fonte: Newsarama